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Con-Tatto – Itinerari Culturali, la “Strada Regia delle Calabrie” non si ferma a Salerno: la storia passa dal Vallo di Diano

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Se nel 1935 per Carlo Levi “Cristo si era fermato ad Eboli”, nel terzo millennio per Italia.it, sito di rilievo internazionale finanziato dall’Unione Europea (New GenerationEU) con il patrocinio del Ministero del Turismo, dell’ENIT, di Italiadomani, il turismo culturale in Campania parte da Napoli e si ferma a Salerno. È quanto emerge dalla lettura di un ampio reportage dal titolo “Strada Regia delle Calabrie: 250 chilometri tra storia, borghi e paesaggi autentici”.

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Questo l’incipit integrale del reportage di Italia.it: “La Strada Regia delle Calabrie sorge sui resti dell’antica “Capua-Regium”, una delle più lunghe vie costruite dai Romani in Italia, ma anche la meno conosciuta! Una strada percorsa per secoli da eserciti, condottieri e dagli illustri viaggiatori del Grand Tour settecentesco, fino a quando, nel 1962, venne costruita seguendo le sue tracce la prima autostrada meridionale: la Salerno-Reggio Calabria.  Oggi l’antica via è diventata un itinerario di turismo culturale, percorribile in 14 giornate da Napoli a Castrovillari, dove ogni tappa coincide con i paesi in cui sorgevano le antiche stazioni di posta, luoghi di sosta e di ristoro in cui si effettuava il cambio dei cavalli.  In questa sezione dell’itinerario approfondiamo iprimi 3 giorni della tratta, da San Giorgio a Cremano (NA) a Salerno, attraverso il “Miglio d’Oro” e il patrimonio archeologico della Regione.  Un itinerario sorprendente, che attraversa territori e borghi autentici, facendone conoscere le bellezze, la storia, le antichissime tradizioni di ospitalità e accoglienza”. I centri proposti nell’itinerario della Campania sono i seguenti: Pietrarsa e San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Pompei, Scafati, Angri Sant’Egidio, del Monte Albino,  Pagani, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Cava de’ Tirreni, Vietri sul Mare, Salerno.

Indubbiamente è un ottimo reportage ma ci sia consentita qualche osservazione partendo dal titolo: “Strada Regia delle Calabrie: 250 chilometri tra storia, borghi e paesaggi autentici” sui resti dell’antica Capua-Regium costruita dai Romani. Era logico, quindi, far partire l’itinerario da Capua ma sarebbe stato ancor più logico coprire tutta la Campania e allungare l’itinerario fino alla parte meridionale della provincia. Invece i redattori di Italia.it, per motivi che ignoriamo, si sono fermati a Salerno. Eppure, da Eboli in giù non mancano antiche stazioni di sosta utilizzate in passato per il cambio dei cavalli.

Ma c’è di più: parlando della Capua-Regio di epoca romana il più importante documento storico si trova nel Vallo di Diano. Si tratta dell’Elogium, detto anche Lapis Pollae, documento lapideo di grande rilievo attestante la romanizzazione del luogo. L’Epigrafe, datata 153 a.C., ricorda la costruzione della via da Reggio a Capua e del Forum, opera del console Tito Annio Lusco. Attualmente l’epigrafe è collocata dinanzi alla “Taverna del Passo” anticamente utilizzata come stazione di sosta e per il cambio dei cavalli. Nell’Elogium il console rivendica la paternità ed il merito della costruzione della storica via e indica le distanze tra i vari paesi sia verso Nord che verso sud; nella seconda parte si vanta di avere, in qualità di Pretore in Sicilia, ripreso e restituito ai proprietari Italici 917 schiavi fuggitivi e di avere distribuito l’ager publicus ai contadini togliendolo ai pastori. Infine, ricorda che in questo luogo aveva eretto un foro ed un tempio pubblici.

Alcune curiosità: l’Elogium ci dice che da Polla a Nocera le miglia sono 51; fino a Capua 84; verso sud, fino a Cosenza 123; fino a Reggio 236. In totale, da Capua a Reggio le miglia sono 321. Fin dalla sua realizzazione la via Annia è stata un’arteria molto importante. Fu attraversata da Spartaco nel I secolo a.C. durante la rivolta contro Roma e 15 anni dopo da Marco Tullio Cicerone (l’uomo più celebre dell’età romana) che, costretto a fuggire da Roma, si stava dirigendo in Calabria. 

A nord del Vallo di Diano non vanno ignorati due importanti epitaffi realizzati nei territori di Eboli e Serre.  L’epitaffio di Eboli ricordala costruzione della strada che doveva giungere fino ad Atella, nella Valle di Vitalba in Lucania. In pratica, segna l’inizio della “Via del Grano”, appellativo attribuito all’antico Regio Cammino di Matera, che collegava con la Basilicata il Principato Citeriore e l’Ulteriore, le attuali province di Salerno e di Avellino. Sull’epitaffio si può leggere che “Regnando Ferdinando IV, provvidentissimo Re delle Sicilie, da questo luogo fino ad Atella dei Lucani, per circa 47 miglia, fu costruita questa strada rotabile nell’anno 1797.”

Il secondo epitaffio è situato nei pressi del ponte del Fiume Sele, a poca distanza dalla stazione ferroviaria di Persano, sulla vecchia strada denominata Salita di Ponte Sele in territorio di Serre. L’Epitaffio ricorda l’inaugurazione nel 1779 della strada “nova” e l’annuncio della costruzione della nuova strada rotabile fino a Reggio Calabria.

Lungo la strada presa in esame da Italia.it non mancano località che meriterebbero di entrare negli itinerari turistici proposti: a Persano, a parte la Casina Reale borbonica che attualmente ospita alcune caserme militari, c’è l’oasi del WWF; ad Auletta c’è il castello del marchese Scanderbech; a Sala Consilina, zona di notevole valore archeologico, c’è uno straordinario Antiquarium; a Padula ricordiamo il Battistero di San Giovanni in Fonte, realizzato per volere di Papa Marcello nel IV secolo, unico al mondo costruito su una sorgente per cui consentiva il battesimo dei cristiani in acqua corrente come avveniva nel fiume Giordano, dove fu battezzato Gesù.  A poca distanza dal Battistero c’è la Certosa di San Lorenzo costruita  da Tommaso Sanseverino nel Trecento.

Un fatto è certo: per il Vallo di Diano sono passati tutti. Ricordiamo San Francesco di Paola nel 1483, in occasione del suo viaggio in Francia per incontrare il re Luigi XVI, gravemente ammalato, e dove il frate morì nel 1507; nel 1535 Carlo V di ritorno da Tunisi, fu ospitato in Certosa dove fu preparata la leggendaria frittata dalle mille uova. E ancora in epoca successiva scrittori come Francois Lenormant; teste coronate come Ferdinando IV di Borbone e Giuseppe Bonaparte in occasione del loro viaggio in Calabria; Carlo Pisacane nel 1857 e Giuseppe Garibaldi nel 1860; nel 1888 il cenobio certosino ospitò il ministro Ruggero Bonghi che dichiarò la Certosa monumento nazionale.

Oggi il monumentale complesso cartusiano fa parte del patrimonio UNESCO da salvaguardare ed è sempre lì, disponibile ad accogliere altri ospiti illustri, nonostante i grandi problemi che sta vivendo per carenza di personale e per una poco ottimale manutenzione. In particolare, attende la visita del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, campano di Napoli, che in passato è stato in Certosa come giornalista. Ora è atteso come ministro e poiché ha di recente ha annunciato che intende rimanere alla guida del ministero per dieci anni la speranza e che in Certosa torni in tempi brevi.

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