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Con-Tatto – Schifani inventa il “Federalismo Eolico” pro-Sicilia, Calabria e Basilicata aderiscono: sull’energia il meridione sfida il Governo

Di Geppino Giuseppe D’Amico

La Sicilia è pronta a far scoppiare i nuovi Vespri; non contro gli Angioini come avvenne nel 1282 ma contro il Governo e con l’appoggio delle regioni Calabria e Basilicata. Stavolta si tratta di vespri eolici per difendere l’utilizzazione dei fondi derivanti dall’energia prodotta dalle fonti rinnovabili. In pratica, se l’autonomia differenziata vagheggiata dal ministro Calderoli mira a potenziare l’economia delle Regioni del Nord è giusto che i fondi derivanti dall’energia eolica restino al Sud. Dal Federalismo fiscale al Federalismo eolico.

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L’alfiere della singolare tenzone eolica in atto è il Governatore della Sicilia, Renato Schifani, ex presidente forzaitalico del Senato, il quale ha detto alt a nuove autorizzazioni per produrre energia eolica in Sicilia senza compensazioni. Schifani non è solo avendo trovato validi alleati nei colleghi governatori della Calabria e della Basilicata, tutti di centrodestra: l’energia ricavata dall’uso dei pannelli solari deve restare nella regione che la produce. Le norme attuali prevedono, invece, che solo un misero 3% di energia prodotta da fonti rinnovabili sia concessa ai Comuni dove sono sistemati gli impianti. Nessun ristoro per le Regioni.

“La Sicilia -questo lo Schifani pensiero- come altre regioni del Mezzogiorno, riceve moltissime richieste per la realizzazione di impianti fotovoltaici. Questo perché, considerata la collocazione geografica favorevole, è il Mezzogiorno a produrre risultati significativi per fotovoltaico ed eolico. Questa energia, però, va al Nord e viene venduta a terzi,mentre il Sud paga un prezzo di devastazione dei terreni agricoli e non ottiene che una piccola quota per i comuni”. La richiesta di Schifani è molto semplice: “Una quota di questa energia deve rimanere in Sicilia per abbattere la bolletta dei siciliani”. Alla battaglia di Schifani si è subito aggregato Roberto Occhiuto, presidente della Calabria (anche lui di Fratelli d’Italia). Anche per Occhiuto va modificata la norma che regola le royalties degli impianti fotovoltaici. “Occorre intervenire affinché anche le Regioni abbiano un vantaggio per gli investimenti green”. E poiché, di solito, non c’è due senza tre, a Schifani e Occhiuzzo si è accodato il collega della Basilicata Vito Bardi, sempre di centrodestra, il quale parla di “verità scomoda. Le rinnovabili non creano posti di lavoro e al momento non lasciano benefici sul territorio. Bisogna cambiare”.

In sintesi, va bene ospitare impianti di energia rinnovabile ma il costo va risarcito. La proposta è una sorta di federalismo eolico-energetico: se i presidenti settentrionali che chiedono il federalismo fiscale vogliono che il gettito prodotto al Nord resti al Nord, qui si chiede che l’energia prodotta nelle regioni meridionali soddisfi prima il fabbisogno del Mezzogiorno. Da “Prima il Nord” di Salvini siamo arrivati a “Prima il Sud” di Schifani, il quale afferma: “Non è possibile che i nostri campi diventino interminabili distese di pannelli fotovoltaici a causa di speculatori che puntano sulla disperazione delle gente per fare incetta di terre a basso costo”. La stampa del Nord ha accusato Schifani di voler fare del sovranismo energetico in salsa siciliana.

Dal ministero dell’Ambiente, guidato da Gilberto Pichetto Fratin, ricevute le richieste d i Schifani, hanno comunicato che “la valutazione va fatta sull’interesse nazionale e non con la contrattazione singola”. Da parte sua il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ricorda a Schifani che “i pannelli solari sono una grande scommessa per la Sicilia dove Enel sta realizzando il più grande stabilimento d’Europa”. Di benefici per il Sud, però, nessuno dei due ministri parla.  Chi, invece, si è guardato bene dal prendere una posizione qualsiasi è il ministro Roberto Calderoli, il campione dell’autonomia differenziata, forse perché in questo periodo ha ben altro a cui pensare: il suo progetto, infatti, continua a non piacere e ogni giorno aumenta il numero di coloro i quali ne chiedono non la rimodulazione ma il ritiro perché non emendabile.

Ma chi sono i protagonisti della vicenda: Pichetto Fratin è piemontese; Calderoli è lumbard; Urso è nato a Padova da genitori siciliani, ha vissuto a Catania, si è laureato a Roma ma è stato eletto in Parlamento prima nel Lazio e poi nel Veneto. Sembra di essere tornati indietro di secoli quando i sovrani erano soliti ricordare ai sudditi: “Quello che è mio è mio; quello che è tuo è pure mio”.

Tornando al progetto di legge tanto caro a Calderoli c’è da dire che il fronte della protesta si allarga sempre di più e il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, non è più solo in questa battaglia. Se da un lato ha destato sorpresa la posizione favorevole a Calderoli espressa da Bardi e Occhiuto, dall’altro lato non va dimenticato che sindaci di grandi città e di paesi medio-piccoli hanno voluto inviare al Governo centrale e all’intero Paese un preciso segnale per ricordare che “l’Italia si regge perché i Comuni rappresentano le comunità, erogano i servizi di prossimità per cui, qualsiasi riforma si voglia fare, non si può non partire dai Comuni.  Dimenticare i Comuni significa dimenticare i cittadini”. Non a caso, al termine della recente assemblea dei sindaci del Centro-Sud a Napoli, presenti centinaia di primi cittadini di ogni colore politico per l’iniziativa “Uniti e uguali” organizzata dalla rete dei sindaci di Recovery Sud, è stato consegnato al prefetto un documento per chiedere il ritiro del disegno di legge Calderoli.

Anci Campania e poi Anci Sardegna, Sicilia, Calabria e Basilicata hanno preso posizione contro l’autonomia. È un dato di grande rilievo poiché in Conferenza delle Regioni i presidenti delle ultime quattro hanno dovuto dire “obbedisco” e uniformarsi alle indicazioni del governo di centrodestra. A proposito di Centro-Destra: di grande rilievo è l’opinione espressa da Marcello Pera, costituzionalista di chiara fama, senatore di Fratelli d’Italia e già presidente del Senato, il quale sul tema dell’Autonomia ha lanciato un allarme ai suoi compagni di partito: “Potrebbe creare scompensi e va discussa in Parlamento”. Nettamente contrario al disegno Calderoli anche il presidente di Svimez, Adriano Giannola, il quale attacca il regionalismo in salsa leghista proposto dal ministro: “Il declino dell’Italia è legato alla marginalizzazione del Mezzogiorno in una specie di ghetto”.

Senza il Sud l’Italia non va da nessuna parte. Piaccia o no al Ministro Calderoli.

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