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Ucraina, anno uno: il reportage fotografico di Romano Maniglia

Ucraina, 2022 - Foto di Romano Maniglia

di Romano Maniglia

Le puntate precedenti del reportage:

Un anno di guerra: i primi giorni nel reportage da Leopoli di Romano Maniglia (parte prima)

Un anno di guerra: i bambini nel reportage da Leopoli di Romano Maniglia (seconda parte)

Ucraina, 2022 – Foto di Romano Maniglia
Ucraina, 2022 – Foto di Romano Maniglia
Ucraina, 2022 – Foto di Romano Maniglia
Ucraina, 2022 – Foto di Romano Maniglia
Ucraina, 2022 – Foto di Romano Maniglia
Ucraina, 2022 – Foto di Romano Maniglia
Ucraina, 2022 – Foto di Romano Maniglia

Romano Antonio Maniglia nasce a Sapri nel 1981 e trascorre l’infanzia a Buonabitacolo (SA). Frequenta il liceo artistico e poi si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Carrara dove si laurea in “Arti Visive” discutendo una tesi in fotogiornalismo.  Negli anni dell’università si appassiona sempre di più alla fotografia che diventa il suo linguaggio artistico prediletto. Dopo la laurea frequenta un corso biennale di fotografia e uno di tecniche grafiche speciali. Successivamente segue a Milano un corso da photo-editor presso il centro “Bauer”.

Negli anni successivi si trasferisce a Roma. Il suo principale interesse diventa il reportage sociale e documentario. Realizza numerosi lavori durante le manifestazioni politiche, studentesche o per i diritti civili svoltesi nella capitale in quegli anni. Inizia una collaborazione con “Il Manifesto”, “L’Espresso”, “Internazionale” e “Left” sui quali pubblica alcuni servizi fotografici. Collabora anche con il fotoreporter Valerio Bispuri partecipando regolarmente al suo gruppo di lavoro nella città di Roma.

Elenco progetti:

  • Nel gennaio 2017, spinto dall’interesse per la condizione dei migranti sulla rotta balcanica, parte per Belgrado e realizza un reportage documentario nel luogo dove sono accampati i migranti in condizioni precarie e disumane. Grazie a questo lavoro dal titolo “Gli invisibili di Belgrado” viene premiato da Uliano Lucas e Gianni Berengo Gardin alla prima edizione del premio Mario Dondero svoltosi a Brescia.
  • A giugno 2017 a seguito di un progetto finanziato da un crowdfunding parte per il Ghana. L’obiettivo è quello di documentare le tragiche condizioni di vita dei lavoratori nella discarica elettronica di Agbogbloshie (Accra) e nel vicino ghetto di Old Fadama. Il reportage, chiamato “The Damned yard”, sarà pubblicato da numerosi quotidiani nazionali cartacei e on-line (Left, Il Manifesto, Vita).
  • Negli anni successivi si dedica costantemente ai problemi dei lavoratori, raccontando le storie di tanti operai costretti a lottare per conservare il posto di lavoro. Nel 2019 realizza un reportage in Argentina, a Buenos Aires, seguendo le vicissitudini degli operai della fabbrica “Canale” che ha da poco interrotto la produzione. Poi, a Napoli, racconta le storie degli operai della Whirpool in un progetto ambizioso ed ancora in fieri che prende il nome di “Working Class Hero”.
  • Ancora un progetto sul lavoro con un taglio antropologico: quello dei pastori del Cilento e Vallo di Diano intitolato “Anime Salve” con lo scopo di far conoscere una professione quasi scomparsa che esprime un genuino contatto con la natura e il territorio.
  • Il progetto “L-Dopa” dal nome della medicina che assumono i malati di Parkinson. Questa storia racconta le difficoltà e i bisogni di chi soffre di questa gravissima malattia neurodegenerativa.
  • Infine, nel marzo 2022 a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina parte per Leopoli: città di frontiera con l’Europa. A Leopoli documenta l’esodo di milioni di persone e bambini in fuga dalla guerra verso l’Europa.
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