di Giovanni Bracco
Auguri con un canto d’amore per la mia terra, un sonetto che è anche un invito ad aprirsi alle sorprese della vita e a provarci, sempre.
La piena del Tanàgro fa paura
poi che tanto ha piovuto e dal Sirino
al Vallo di Diano avanza scura
verso la diga in capo a Campestrino.
Il ponte antico segna la misura,
fra le arcate, del flusso in cammino,
qua e là i lampioni gettano un’impura
esca dorata attorno all’ex mulino.
E quando tutto sembra andare a vuoto
senza lasciare impronte, senza nuocere,
travolto dall’inganno del già noto,
ecco il paesaggio amico, la sua voce
potente, come un monito remoto,
che mi scuote, dolcissima e feroce.
Roma, 31 dicembre 2022
(La foto d’autore è di Mariano Cozza)
Giovanni, bella la tua poesia. Forse mi sbaglio, ma io la leggo anche come un avvertimento per la scarsa cura dei corsi d’acqua del nostro Vallo e per la disinvoltura con cui si autorizza l’urbanizzazione intensiva lungo la statale 19 delle Calabrie, mentre i centri storici si svuotano sempre più e decadono inesorabilmente, in assenza di un progetto o almeno un’idea di riutilizzo
Grazie per questa lettura aggiuntiva che conferma la forza evocatrice della poesia, aperta a ulteriori significati e suggestioni.