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L’ultima pizza di Dolo: “Chiudo Strapizzami, il Vallo non è un paese per giovani”

By Antonio Sica

GUARDA IL VIDEO CON DOLO DE LIO CHE INTONA IL “SILENZIO” E L’INTERVISTA:

Dolo, sicuramente il tuo post lascia l’amaro in bocca a tante persone. Quindi immaginiamo quelli che sono i tuoi sentimenti in questo momento. Hai deciso di chiudere “Strapizzami”, dopo quanto tempo?

Sono dodici anni. Ero appena ventenne quando ho aperto, e quindi si… è stata una scelta dolorosa ma molto ponderata

Hai vinto premi, hai valorizzato i prodotti locali. In questi anni sei stato alla ribalta nazionale e anche internazionale per alcuni concorsi ai quali hai partecipato. Eppure, non è bastato: perché secondo te?

Un po’ per il momento storico che stiamo vivendo, che ha messo in difficoltà tante attività. Ma penso c’entri molto anche questo posto un po’ “depresso” che è il nostro territorio. Anche perché la mia offerta è sempre stata un po’ particolare, e forse Strapizzami era troppo alternativa come proposta. Magari altrove sarebbe andata diversamente. Ho voluto credere nel territorio, ci ho provato ma è andata così. Sono ancora giovane, ho poco più di 30 anni. Voglio provare a vedere se quello che ho fatto nel Vallo di Diano altrove potrà andare meglio.

Torniamo un attimo indietro nel tempo. Come hai cominciato?

Io nasco in una famiglia tranquilla, con mio padre conosciutissimo postino di Sala Consilina e mamma casalinga. Quando ero bambino, parliamo degli anni ’90, ancora c’erano quelle “vecchierelle” che nei vicoli del centro storico che facevano il pane e si passavano “u criscito” e il lievito madre. Questa cosa mi ha sempre colpito, anche perché sono un tipo molto curioso e fantasioso, ho sempre avuto voglia di ricercare, di vedere e di capire. E quindi sono stati questi “i biscotti del mio crescere”, per poi innamorarmi di questo mestiere.

In questi dodici anni qual è stata la tua più grande soddisfazione?

Beh, oltre a vincere il Mondiale di Pizza Piccante e poi partecipare al Mondiale “Pizza Talent Show”, la cosa che mi ha reso più orgoglioso è stato portare alla ribalta una pizza con il “broccolo salese”, farla conoscere a persone che non conoscevano neanche l’esistenza di Sala Consilina e del Vallo di Diano. L’ho chiamata “L’ Antica”, era fatta con grani locali, con la focaccia, con i broccoli e il pecorino sopra: una pizza territoriale.

Eri molto conosciuto, le persone venivano da Strapizzami e sapevano cosa aspettarsi.

Sono andato avanti appunto per questo, perché probabilmente questa scelta di chiudere dovevo prenderla un pochettino prima. Però c’era questo rapporto con i clienti e con le persone, e volevo provarci fino alla fine, perché sono un guerriero e non mollo mai di un metro. Ma un buon generale deve anche capire quando ritirarsi da una battaglia per non perdere la guerra. Ed è quello che sto facendo.

C’è stato Covid, poi c’è stata la guerra: una serie di catastrofi tutte di seguito. Che è successo in questi mesi?

È successo che, come tanti altri, ho utilizzato ogni risparmio per sopperire a quelle che erano le spese, purtroppo onerose, e i mancati guadagni che purtroppo nel periodo del Covid ci sono stati. Dopo il Covid è arrivata la guerra, con gli aumenti dei prezzi e con le bollette alle stelle, ed è stato troppo per il mio modo di fare la pizza. I prodotti di nicchia che utilizzo sono aumentati in un modo vertiginoso. Come fai a spiegare al cliente un aumento così alto, anche su una pizza da quattro, cinque, sei euro? Così all’improvviso, dalla mattina alla sera? Ho capito che non è più la pizza che voglio fare io, perché per me la pizza deve essere per tutti, la pizza è un elemento che unisce. Ho sempre fatto una pizza rispettosa dell’ambiente e del territorio, ma soprattutto adatta a tutti i ceti sociali.

Sei stato deluso? Ti aspettavi un aiuto da qualcuno, qualcosa in più? Perché comunque hai investito tantissimo.

Sì, sono rimasto molto deluso. Questo paese -ma un po’ tutto il Vallo di Diano- non è più un posto per i giovani. Vedo tanti giovani che scappano: io ci ho provato, ho fatto il possibile, ho avuto grandi soddisfazioni, però il problema è proprio questo: le istituzioni non le senti vicine. Eppure, dovrebbero stare vicino soprattutto alle persone che vogliono far cresce il territorio, perché se cresce il territorio gira tutta la ruota e i giovani tornano e restano. Il Vallo di Diano potrebbe diventare un bel posto in cui vivere, ma se tutti scappano diventa una landa desolata. Ed è quello che sta succedendo, perché manca questa accortezza, la voglia di credere nei giovani. A un certo punto li si dimentica.

Se i giovani che vogliono investire nel territorio sono abbandonati a sé stessi, non c’è praticamente speranza. Sarebbe importante quando si è in difficoltà sentirsi dire “guarda che ci siamo e ti siamo vicini”.

Purtroppo, è questo che manca. Prima e dopo la mia decisione non ho sentito nessuno delle Istituzioni chiedere “Dolo, come va?”. Oppure “ma che sta succedendo?”. Non è che voglia pacche sulla spalla o quant’altro, però sarebbe stato di conforto un cenno, per farti capire che dopo tutti questi anni conti qualcosa. Comunque quello che è successo a me è successo anche ad altre persone, con altre attività. Allora a questo punto è stato bello, ma arrivederci.

Insomma, ti sei sentito solo.

Sì, è stato quello il vero problema. Non è solo la bolletta di per sé, è tutto l’insieme. Io sono una persona allegrissima, chi mi conosce lo sa. Ogni giorno cerco di spendere un sorriso. Ma ora mi alzo sapendo che, anche se si apre la saracinesca, c’è qualcosa che non va, c’è un imprevisto dietro l’angolo. Non sto sereno, non riesco a essere me stesso. Questa cosa mi fa star male. E in assoluta solitudine. Allora dico: “Ma perché devo continuare una guerra che è già persa in partenza?”.

Oggi Strapizzami è chiuso.

Dopo dodici anni, è il primo giorno che purtroppo è chiuso. Ho visto crescere tanti ragazzini e diventare dei “pezzi di ragazzi”. Giocavo con loro in piazzetta, ho fatto un sacco di cose: per me rimarrà sempre il ricordo più bello di questi anni. Poi Sant’Antonio è un pezzo del mio cuore: come ho scritto anche nel post, il mio cuore sarà sempre qui a Sant’Antonio.

Che cosa farai adesso?

Magari canterò. E troverò forza nella mia seconda passione, la musica. Cercherò di non pensarci, però comunque immagino che inevitabilmente ci penserò.

Come vuoi salutare tuoi clienti, molti dei quali ti hanno già espresso la loro vicinanza? Le istituzioni forse no, ma la comunità ti è vicina.

Oggi si chiude un capitolo, magari in futuro se ne potrà aprire un altro. Voglio citare Venditti: “Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano”. Un pezzo di cuore sarà sempre qui, ma per il momento voglio cambiare aria. Lo faccio anche per riposarmi mentalmente, poi chissà, un giorno… non si può mai dire. Saluto con affetto tutti i miei clienti, tutte le persone che mi vogliono bene, che mi stanno vicino. E dico che comunque non si può mai sapere, un giorno magari tornerò.

È un arrivederci, allora?

Spero possa essere un arrivederci, se cambieranno le condizioni.

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1 comment

  1. È veramente sconfortante vedere molti ns ragazzi essere” costretti” a lasciare il proprio territorio….per non soccombere materialmente e spiritualmente! Sentire Dolo,ragazzo solare ,lavoratore,intelligente ,gioviale….chiudere la propria attività e sentirsi abbandonato, in un momento particolarmente difficile da tutte “le persone che contano” e dalle autorità
    locali,fa veramente male al cuore!

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