Search

Il 10 febbraio è il “Giorno del Ricordo” delle vittime delle Foibe: un’altra tragedia frutto della violenza degli uomini

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Sabato 10 febbraio ricorre in tutta Italia il “Giorno del Ricordo”, in memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. La novità di quest’anno è data dall’approvazione della proposta di legge in materia di tutela e valorizzazione, nelle nuove generazioni, della memoria storica delle vittime delle foibe e delle vicende legate all’esodo giuliano-dalmata. Il testo, già approvato dal Senato con 147 voti favorevoli e 2 astenuti, attende l’approvazione definitiva da parte dei Deputati.

Dopo i tentativi di mantenere il silenzio su quei drammatici giorni, l’atteggiamento inizia a cambiare nel corso degli anni successivi: in particolare, nel 1996 due esponenti di primo piano della politica, Gianfranco Fini e Luciano Violante, di opposta collocazione politica, “sdoganano” le foibe nel corso di un pubblico dibattito all’università di Trieste. Fu un dibattito non privo di polemiche ma anche di aperture: da lì si sviluppa un confronto che porta il Parlamento, nel 2004, a votare a larghissima maggioranza la legge per l’istituzione della “Giornata del Ricordo” delle vittime delle foibe e dell’esodo, fissata al 10 febbraio. La data non fu scelta a caso ma in ricordo del giorno in cui, 10 febbraio 1947, è stato firmato il trattato di pace che ha assegnato l’Istria alla Jugoslavia.

***

Sergio Mattarella

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha presieduto una commovente cerimonia al Salone dei Corazzieri, al Quirinale, ripercorrendo quel pezzo di storia: “In quelle martoriate ma vivacissime terre di confine, che da secoli ospitavano popoli, lingue, culture, alternando fecondi periodi di convivenza a momenti di contrasto e di scontri, il secolo scorso ha riservato la tragica e peculiare sorte di vedere affiancati, a pochi chilometri di distanza, in una lugubre geografia dell’orrore, due simboli della catastrofe dei totalitarismi, del razzismo e del fanatismo ideologico e nazionalista: la Risiera di San Sabba, campo di concentramento e di sterminio nazista, e la Foiba di Basovizza, uno dei luoghi dove si esercitò la ferocia titina contro la comunità italiana”. Mattarella ha aggiunto: “Quel territorio, intriso di storie e di civiltà, condivise lo stesso tragico destino di molti Paesi dell’Europa centro-orientale, che, dopo la sconfitta del nazifascismo, si videro negate le aspirazioni alla libertà, alla democrazia e all’autodeterminazione dall’instaurazione della dittatura comunista, imposta dall’Unione Sovietica. Milioni di persone, in quei Paesi si videro allora espulse dalla terra che avevano abitato, costrette a mettersi in cammino alla ricerca di una nuova patria”.  Per il nostro Presidente della Repubblica, le Foibe furono una sciagura nazionale alla quale non fu attribuito, per superficialità o calcolo, il giusto rilievo. Per troppo tempo le sofferenze patite dagli Italiani Giuliano-Dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia. Nell’ottica del ricordo, particolare importanza ha assunto l’incontro del 13 luglio del 2020 del presidente Mattarella con il Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, mano nella mano presso la Foiba di Basovizza e poi a Trieste presso il monumento ai Caduti Sloveni. Un incontro di riconciliazione.

Quello delle Foibe è stato un dramma per circa 300.000 italiani costretti a lasciare le proprie case dalla sera alla mattina; una tragedia per 12.000 persone di ogni età (in maggior parte italiani ma anche Croati e Sloveni) legate a gruppi e scaraventate vive o morte in quelle gole chiamate foibe. I più “fortunati” (sic!) deportati in Jugoslavia. Si può sintetizzare così la storia delle Foibe. L’epurazione, disposta da Tito, fu attuata quando la Seconda guerra mondiale era ormai finita. I servizi segreti jugoslavi iniziarono ad arrestare in massa i cittadini italiani, non solo fascisti ma anche civili, militari e membri delle forze dell’ordine italiane.

Per anni alle foibe non è stato attribuito il dovuto rilievo; sono state collocate nell’oblio perché in passato rischiavano di incrinare i rapporti di vicinato con la Jugoslavia di Tito, in epoca più recente perché generano imbarazzo politico. Non sono mancati tentativi di negazionismo. La storia, però, non si cancella e le esperienze dolorose sofferte dalle popolazioni di queste terre non si dimenticano. Nonostante esista e ancora resista una sacca di negazionismo, fortunatamente sempre più ridotta, è opinione diffusa che il “Giorno del Ricordo” non sia nato in opposizione alla “Giornata della Memoria” che si celebra il 27 gennaio: la Shoah indica l’unicità di una tragedia senza paragoni; le Foibe sono un abisso, la voragine dell’inebetimento umano.

Sarebbe bello arrivare ad un’unica giornata celebrativa in memoria delle vittime della Shoah e delle Foibe. Per ora è un sogno. La speranza è che questo sogno possa avverarsi in tempi brevi. Sarebbe il modo migliore per tramandare alle giovani generazioni future il ricordo di due pagine drammatiche della nostra storia che troverà un importante suggello nella designazione congiunta di Nova Gorica Gorizia quali Capitale europea della Cultura 2025.

Alla vigilia della Giornata delle Foibe è intervenuto  con un commento il presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati (Federesuli), Giuseppe De Vergottini: “L’esodo -ha sottolineato- riguarda l’intera nazione, non è una questione di parte, né di destra né di sinistra; la ricorrenza del 10 febbraio serve proprio per ricordare “le violenze fatte dai partigiani titini, le stragi avvenute e le conseguenze del clima di terrore e paura che si era creato, spingendo le popolazioni italiane della zona a spostarsi in altre parti d’Italia e all’estero. Con la legge del 2004, che ha istituito il Giorno del Ricordo, si è superata una fase di lunga di distrazione della memoria. Il primo via libera alla Camera, oggi, sulla legge per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni -ha concluso De Vergottini- offre a chi si vuole occupare di questo argomento maggiori strumenti di conoscenza e viaggi di istruzione”.

Condividi l'articolo:
Write a response

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Close
Magazine quotidiano online
Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
Close