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Collocata a Cropani l’opera “Manes nostri”, a perenne memoria della strage dei migranti di Cutro: è stata realizzata a Teggiano, presso il polo artistico del Pomponio Leto

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Uno spazio e un’opera per non dimenticare. Lo spazio è quello antistante il mare di Cutro, in Calabria, dove nella notte tra il 25 e il 26 febbraio un caicco con circa 180 migranti si inabissò provocando centinaia di morti.

L’opera “Manes nostri”

L’opera è stata realizzata con i resti del caicco messi insieme dall’associazione calabrese Rangers del Mediterraneo nei giorni successivi al 25 febbraio 2023. Un’ancora e tante mani protese a cercare la salvezza sul labile confine tra la vita e la morte. Rimanda inequivocabilmente alla strage dei migranti di Cutro l’opera d’arte collocata venerdì 28 luglio presso il teatro all’aperto di Cropani marina.

La creazione artistica ha come nome “Manes nostri” ed è stata realizzata presso il Liceo Artistico di Teggiano dai professori Antonietta Guarino, Oriana Vertucci, Gennaro Ricco e Germano Torresi, con il contributo dell’architetto Giuseppe Capellupo e la collaborazione degli alunni. Dedicare uno spazio per non dimenticare, per non lasciare cadere.

Uno spazio come monito affinché non succeda mai più. L’opera, consegnata alla presenza del primo cittadino Raffaele Mercurio, verrà inaugurata nel mese di settembre alla presenza di studenti e autorità civile e religiose.

Il naufragio di Cutro è avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023 quando un caicco partito dalla Turchia e carico -secondo le testimonianze- di almeno 180 migranti. Il natante si arenò su una secca a poche decine di metri dalla costa di Steccato di Cutro, nei pressi della foce del fiume Tacina.

L’impatto con la secca espose l’imbarcazione già in difficoltà di navigazione alla violenza delle onde del mare tra forza 4 e forza 5, che rovesciarono e distrussero il natante.

A soccorrere per primi i naufraghi furono due pescatori del luogo, che sentirono il frastuono del disastro e le grida di chi era in difficoltà e allertarono i carabinieri e altra gente del luogo per correre in aiuto.

Nel buio più completo e al gelo della notte, i volontari e i carabinieri salvarono chi era ancora vivo, cominciando a estrarre dall’acqua numerosi corpi senza vita spinti verso la riva dalla violenza delle onde.

Alle prime ore dell’alba il bilancio appariva già drammatico: il caicco sbriciolato veniva trasportato dalla risacca e decine erano già i corpi distesi sulla sabbia e coperti da sudari bianchi.

Intanto, era scattata una imponente macchina di ricerca e salvataggio di altri eventuali superstiti, oltre agli 81 già recuperati, ma il mare molto mosso continuava a restituire di ora in ora cadaveri di uomini, donne e bambini. Sulla vicenda sta indagando la Magistratura e proprio di recente sono state raccolte importanti testimonianze rese da alcuni superstiti.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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