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Presentato ad Aversa da mons. De Luca il Rapporto Caritas: “In Campania una famiglia su due è a rischio povertà”

di Giuseppe D’Amico

Non accenna ad arrestarsi la crescita della povertà in Campania. Il dato emerge in modo impietoso dalla lettura del Dossier regionale della Caritas presentato ad Aversa, presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università “Luigi Vanvitelli”, alla vigilia della Giornata Mondiale dei Poveri istituita da papa Francesco, che si celebra domenica 19 novembre.

Rapporto-Caritas-Campania
Rapporto Caritas Campania

Il fenomeno va collegato al generale aumento del costo della vita e alla sospensione del Reddito di cittadinanza: in regione c’erano il 24 per cento dei percettori. I dati del dossier sono stati forniti dalle sedi di diciannove diocesi del territorio, tra le quali Salerno-Campagna-Acerno, Amalfi-Cava de’ Tirreni, Nocera Inferiore-Sarno e Teggiano-Policastro. 

Ad illustrare il dossier, coordinato dal sociologo Ciro Grassini, è stato mons, Antonio De Luca, Vescovo della Diocesi di Teggiano- Policastro e delegato regionale per i Migranti, il quale ha sostenuto che “il Dossier non intende mostrare soltanto statistiche o numeri, ma piuttosto vuole far emergere il volto e le storie delle persone che si rivolgono quotidianamente alle Caritas in cerca di aiuto».

Il report coinvolge 19 diocesi nella raccolta dei dati nei Centri di Ascolto. Purtroppo, ancora una volta ci troviamo a testimoniare nuove forme di povertà che si sommano a quelle già raccontate in precedenza». Diversi gli argomenti trattati.

Le vittime delle guerre.  Mons. De Luca si riferisce “alle popolazioni che vivono in luoghi di guerra, che fuggono dalle loro case nella speranza di un futuro migliore per loro e, soprattutto, per i loro figli, ma con il desiderio forte nel cuore di poter ritornare alla propria terra. Senza dimenticare le tante parti del mondo in cui milioni di persone sono private ogni giorno di un’esistenza dignitosa e di un futuro sereno, quest’anno raccontiamo in particolare l’accoglienza offerta alle donne ed ai bambini fuggiti dagli orrori della guerra in Ucraina”.

L’impegno della Chiesa è di continuare «ad offrire la nostra accoglienza ed il nostro sostegno a chiunque viva tali tragedie, senza mai tralasciare qualsiasi tentativo affinché possa affermarsi la pace e la giustizia sociale ovunque nel mondo».

Il lavoro che manca. Tra le piaghe ancora aperte c’è quella del lavoro: “un lavoro che non solo manca, con tassi di occupazione da anni sempre tra i più bassi in Italia, ma che vede tante ingiustizie sociali perpetrarsi di continuo. Da una retribuzione non commisurata al lavoro svolto per cui sempre più spesso si deve parlare di lavoro povero, alla precarietà, al lavoro nero, alle tante vittime di incidenti sul lavoro a causa del mancato rispetto delle norme di sicurezza. Per non parlare infine delle enormi differenze retributive e di possibilità di impiego che vedono le donne fortemente discriminate rispetto agli uomini”.

Giovani che emigrano. C’è poi la fuga dei cervelli: “i giovani della Campania, soprattutto coloro che hanno un livello di istruzione medio-alto, rispondono andando via in cerca di un futuro migliore. In crescita anche il numero dei NEET, i giovani dai 15 ai 34 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. Così la popolazione della Campania ogni anno continua a diminuire”.

Ai Centri ascolto si rivolgono sia italiani che stranieri. Al primo posto dell’elenco delle richieste dei poveri ai Centri di Ascolto della Caritas figura il cibo: pacchi viveri, empori solidali e sussidi per l’acquisto di alimenti”, anche per neonati nel caso dei migranti, poi ancora interventi di carattere sanitario, visite mediche, in particolare, sostegno per pagare l’affitto della casa e le bollette.

Le richieste dei migranti riguardano anche la distribuzione del vestiario e l’uso di servizi per igiene personale, come bagni e docce. 

Il profilo principale delle persone in difficoltà vede una donna italiana (età media 47,6 anni) che vive in famiglia, sposata, disoccupata e con licenza media inferiore. Nel 2022 si è registrato un grandissimo aumento delle donne ucraine in fuga dalla guerra, che hanno fatto crescere i numeri assoluti e quelli relativi alle presenze straniere. Si tratta di una delle nuove forme di povertà.

Nel 2022 le persone che si sono rivolte ai Centri di ascolto della Caritas sono state 11.099 rispetto alle 8.666 dell’anno precedente. A preoccupare ulteriormente è l’incremento che si registra anche nel primo semestre 2023: rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è del 32,6 per cento.

Un’ulteriore preoccupazione emerge da fatto che rispetto alle altre regioni italiane, la Campania presenta l’incremento maggiore rispetto al dato nazionale che è pressoché stabile.

A giudizio dei sociologi che hanno elaborato i dati e li hanno illustrati alla stampa il fenomeno andrebbe collegato con il generale aumento del costo della vita e con la diminuzione dei nuclei familiari percettori del reddito di cittadinanza: ad agosto 2023 non hanno usufruito del contributo statale rispetto al mese precedente sono 36.950, mentre in Italia sono stati 154.765, con una percentuale del 23,9 per cento rispetto al dato nazionale.

Nel dossier, che nasce dall’incrocio dei dati della Caritas con quelli dell’Istat, emerge che “la Campania è una delle regioni maggiormente colpite dalla povertà economica, educativa e sanitaria”.

Le ultime statistiche ci dicono che, rispetto al 2021, il Sud Italia nel 2022 ha subito un incremento di tali disagi del 15%, raggiungendo il 40,6% delle famiglie a rischio povertà ed esclusione sociale. E quel che è ancora peggio è che laCampania è “la prima regione in Italia per numero di analfabeti e persone con un basso titolo di studio”.

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Le prospettive future presentano ulteriori preoccupazioni se confrontate con la situazione in cui versano gli altri Paesi dell’Europa. Dal report annuale diffuso da Eurostat sulle condizioni di vita emerge che in Europa la Campania e la Calabria sono tra le prime quattro regioni con una quota più alta di persone a rischio povertà ed esclusione sociale.

Nel 2022, in Campania si registrava il secondo dato più alto in Europa -dopo il Sud-Est della Romania- con il 46,2%, contro una media europea del 21,6 per cento.

Particolare rilievo assume la situazione lavorativa che è assolutamente precaria. Dal 2020 al 2022 vi è stata una crescita del tasso di occupazione in tutte le aree geografiche del Paese (Italia 60,1%), ma le differenze di base restano.

La Campania con il 43,4% presenta valori ancor più bassi rispetto alla media del Mezzogiorno, con un’incidenza inferiore del 3,3%. Campania, Calabria e Sicilia raffigurano un mercato del lavoro con enormi difficoltà ed estremamente lontano dall’andamento del resto della nazione.

Il tasso di occupazione esaminato in base al genere dimostra una palese disparità tra maschi e femmine in ogni area geografica del Paese, e ancora una volta la situazione peggiore si riscontra nel Mezzogiorno. Se ci si confronta con il dato europeo in cui il tasso di occupazione maschile nell’Ue si attesta all’80,0% nel 2022, e quello femminile è del 69,3%, con un conseguente divario occupazionale di genere di 10,7 punti percentuali, la situazione italiana di per sé appare molto critica. In Italia il tasso di occupazione maschile è pari al 69,2% mentre quello femminile è al 51,1%con una differenza di 18,1 punti.

Ancora una volta la situazione diviene peggiorese il dato viene riferito alla sola Campania, dove il tasso di occupazione maschile è al 56,5%, mentre quello femminile al 30,6%, con una differenza di genere pari a 25,9 punti percentuali.

Presente all’incontro di Aversa anche mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e delegato regionale per la Carità, il quale ha spiegato che “la Caritas, non si pone l’obiettivo di mostrare statistiche o numeri, ma piuttosto vuole far emergere il volto e le storie delle persone che si rivolgono quotidianamente agli sportelli della Campania in cerca di aiuto”.

Con lui anche l’assessore regionale Lucia Fortini, il delegato regionale Caritas Carmine Schiavone e il coordinatore del dossier Ciro Grassini.

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