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Premio Internazionale “Joe Petrosino”, tra i premiati il 23 settembre il Procuratore Capo di Lagonegro Gianfranco Donadio

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Resi noti a Padula i nomi delle personalità che saranno insignite del Premio Internazionale “Joe Petrosino”. La XX edizione del premio si svolgerà sabato 23 settembre (inizio ore 9,00) a Padula presso la Certosa di San Lorenzo.

Saranno premiati il Procuratore Capo presso il Tribunale di Lagonegro, Gianfranco Donadio; il testimone di Giustizia, Bruno Piazzese; la giornalista Marilena Natale e l’Unità cinofila di Salerno della Guardia di Finanza.

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Gianfranco Donadio tra i premiati del Premio Internazionale Joe Petrosino

Gianfranco Donadio, 67 anni, originario di Chiaromonte, in Basilicata, è alla guida della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lagonegro dal settembre del 2018 in sostituzione del collega Vittorio Russo.

È un magistrato con alle spalle una intensa carriera iniziata a Lamezia Terme. In seguito è stato Sostituto Procuratore della Repubblica a Salerno e al Tribunale dei Minori.

Prima di approdare alla guida della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lagonegro, Gianfranco Donadio ha fatto parte del Gruppo di lavoro istituito con “Decreto legislativo recante il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione ai sensi dell’art. 1 della legge 13.8.2010, n.136”. Inoltre, ha fatto parte della Commissione Parlamentare che ha indagato sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e degli uomini della scorta.

Quale Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia il magistrato lucano ha, quindi, maturato un’esperienza importante nella lotta alla mafia. Da sempre disponibile ad incontrare i giovani studenti per parlare di legalità e criminalità organizzata.

Da quando è a Lagonegro ha partecipato a diversi convegni anche nel Vallo di Diano sia per ricordare la figura dell’avvocato Giorgio Ambrosoli sia per parlare del magistrato salernitano Nicola Giacumbi, ucciso dalle Br a Salerno nel marzo del 1980, al quale il Rotary Club Sala Consilina-Vallo di Diano dedica da oltre 40 un premio riservato ai figli degli operatori delle forze dell’ordine.

Bruno Piazzese, testimone di Giustizia, titolare di un Pub nell’Isola di Ortigia, nell’estate del 2000 subisce le prime minacce di estorsione atte ad imporre l’installazione di macchinette del videopoker.

Nel 2002 il suo locale subisce un primo attentato incendiario per ritorsione senza grandi conseguenze, ma pochi giorni dopo, ne avviene un secondo con cui vengono appiccate le fiamme al locale.

Nel 2003 il locale è nuovamente distrutto dalle fiamme e successivamente ricostruito. L’anno successivo il locale subisce l’ultimo attentato incendiario, che fortunatamente procura solo lievi danni.

Il pub verrà nuovamente riaperto, ma Piazzese è costretto a vivere scortato. Bruno Piazzese quindi viene nominato presidente delle associazioni antiracket della provincia di Siracusa. La sua vicenda ha ispirato il film del regista Alberto Coletta “Oltre la Paura, Bruno contro la Mafia”.

Marilena Natale è una giornalista casertana, di Aversa, impegnata nella lotta contro la corruzione politica camorrista, si occupa della cronaca di tutta la Campania.

Per anni penna della “Gazzetta di Caserta”, ora è reporter per una tv regionale, la PiùNews. Più che una giornalista, Marilena Natale è una cronista di strada. 

Da anni si batte per dare una vita migliore ai bambini della sua terra. Con l’associazione «La Terra dei Cuori», costituita per aiutare coloro che soffrono a causa di gravi malattie, ne ha già aiutati tanti. A causa delle minacce ricevute dal capo del clan dei Casalesi Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, captate dagli inquirenti mentre era in cella al 41bis, dal 2017 è costretta a vivere sotto scorta.  

Con i suoi articoli ha contribuito a sollecitare le istituzioni all’avvio di indagini che, in alcuni casi, hanno portato al commissariamento di enti locali.

Lo scorso anno la giornalista ha festeggiato i suoi 50 anni stappando una bottiglia di champagne in un bene confiscato alla camorra, proprio al boss del clan: un gesto di grande valore simbolico, a Casal di Principe, in quella che fu l’abitazione di Schiavone e che ora invece accoglie una scuola che ospita bimbi affetti da autismo.

Attestati di benemerenza saranno consegnati a Graziella Accetta, madre di Claudio Domino, vittima di mafia; Maria Teresa Lamberti, giornalista Rai e Antonio Mennuti, Commissario Capo di Pubblica Sicurezza di Potenza.

Il programma della manifestazione, coordinata da Margherita Siani, prevede gli interventi del sindaco di Padula, Michela Cimino, del Presidente dell’Associazione “Joe Petrosino”, Pasquale Chirichella, e del pronipote di Joe -presidente onorario dell’Associazione Internazionale “Joe Petrosino”, Nino Melito Petrosino.

***

Giuseppe Michele Pasquale Petrosino nasce a Padula il 30 agosto 1860 e all’età di 13 anni emigra negli Stati Uniti con il padre Prospero (che esercitava il mestiere di sarto), la madre, due sorelle e tre fratelli.

Dopo avere fatto i mestieri più umili, nel 1883 Giuseppe indossa, primo italiano ad avere tale privilegio, la divisa di agente della polizia di New York.

Promosso detective, passa al servizio investigativo e nel 1895 il presidente Rooswelt in persona lo nomina sergente. Nel 1905, con la promozione a tenente, gli viene affidato il comando dell’Italian Branh e, successivamente, dell’Italian Legion, un gruppo di agenti italiani a suo giudizio indispensabili per combattere la Mano Nera (questo il nome con il quale veniva chiamata allora la mafia d’oltreoceano).

Il suo merito maggiore è quello di avere intuito che per sconfiggere la mafia è necessario recidere i legami tra la criminalità americana e quella italiana.

A questa intuizione, però, sono in pochi a dare credito per cui nel 1909 decide di venire da solo in Italia per indagare in Sicilia. A Roma viene ricevuto dal presidente del consiglio Giovanni Giolitti che gli regala anche un orologio d’oro.

Prima di portarsi in Sicilia decide in gran segreto di fare una breve tappa a Padula, il paese natale che certamente non aveva dimenticato; nonostante la notizia del suo arrivo dovesse rimanere segreta, Joe trova ad attenderlo circa duemila persone.

Il 28 febbraio arriva a Palermo dove inizia subito il suo lavoro investigativo che, purtroppo, terminerà il 12 marzo successivo allorquando quattro colpi di pistola esplosi in piazza Marina, a Palermo, pongono fine all’esistenza del coraggioso poliziotto. Aveva 49 anni.

Dopo lunghe indagini vengono arrestati quindici mafiosi che, però, saranno clamorosamente assolti al termine del processo. Le cronache dell’epoca parlano di funerali imponenti sia in Italia che negli Stati Uniti dove una folla eccezionale (si parlò di trecentomila persone) volle rendere l’estremo omaggio al grande detective.

All’evento la stampa americana diede lo stesso risalto riservato alla morte del presidente Mc Kinley. Anche negli Stati Uniti il ricordo di Petrosino è particolarmente vivo tanto che, nel 1985, in occasione del 125° anniversario della nascita, il Governatore dello Stato di New York, Mario Cuomo, proclamava il 19 ottobre (giorno in cui il famoso detective aveva indossato la divisa di agente) Petrosino Day.

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Premio Internazionale Joe Petrosino

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