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Con-Tatto – 80 anni fa Salerno fu Capitale d’Italia: 5 mesi decisivi per la futura Repubblica Italiana

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Sono trascorsi 80 anni dall’11 febbraio 1944 quando Salerno divenne sede del Governo e Residenza Reale rimanendovi fino al 15 luglio successivo. Fu un periodo denso di avvenimenti per la città e per l’intera provincia che fino a giugno dell’anno precedente non erano state direttamente investite dagli eventi bellici. Solo nell’agosto ’43 la città fu bombardata sei volte. Il 2 settembre una nave alleata aprì il fuoco su Agropoli per saggiare la validità della difesa della cittadina cilentana ma l’operazione fu di breve durata a causa della vivace reazione. La decisione di trasferire la sede del Governo da Brindisi a Salerno fu preceduta da alcuni importanti avvenimenti.

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L’avvenimento più importante si verificò il 9 settembre, il giorno dopo l’annuncio dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati firmato in Sicilia, a Cassibile: sulle coste salernitane ci fu un massiccio sbarco alleato, passato alla storia come “Operation Avalanche”, considerata l’operazione anfibia più imponente dopo lo sbarco di Overlord, in Normandia. Vi presero parte circa 200.000 soldati dell’esercito alleato. Due giorni dopo lo sbarco il colonnello americano Thomas Aloysius Lane, nominato governatore di Salerno, dopo aver preso possesso del palazzo di città si reca a rendere omaggio all’Arcivescovo Nicola Monterisi, tra le poche autorità ancora presenti in città, dopo il massiccio sfollamento. Il prelato raccomanda all’ufficiale la città e afferma: “Siete il rappresentante di nazioni civili presso una nazione civile. Date ordini precisi perché siano rispettate le donne, le proprietà private e gli edifici del culto”. Il colonnello dopo aver assicurato il rispetto di questi principi dice: “Il debrando sconfisse l’imperatore tedesco. Ora aiuterà anche noi a scacciare da Salerno e dall’Italia l’oppressore tedesco”.

Lo sbarco fu accolto con entusiasmo, con la speranza che potesse significare la fine della guerra. Invece, non fu subito così e il prezzo pagato da Salerno e dalla sua provincia fu molto alto: 400 morti e migliaia di feriti. Anche i danni materiali furono enormi: 15.000 vani distrutti, oltre 100 ponti danneggiati, un quinto dei fabbricati industriali perduto. Alimentazione, alloggi e trasporti i punti di maggiore sofferenza. Le truppe tedesche si difesero con determinazione e furono più volte sul punto di respingere l’assalto portato dal mare. Ci vollero dieci giorni di duri combattimenti per costringere le truppe tedesche a ripiegare a nord del fiume Volturno, rendendo possibile l’ingresso degli Alleati a Napoli, vero obiettivo dello sbarco. Napoli che, va ricordato, era riuscita a liberarsi da sola con le famose “quattro giornate”, tra il 27 e il 30 settembre del ‘43. 

Come si giunse alla scelta di Salerno a sede del Governo? La scelta fu conseguenza della situazione venuta a crearsi con i tedeschi che, scacciati da Napoli, resistettero a Cassino per diversi mesi, impedendo quindi agli alleati di proseguire verso Roma che sarà liberata il 5 giugno del ‘44. Il 27 aprile 1944 nel Salone dei Marmi di Palazzo di Città si riunisce il primo Consiglio dei Ministri del governo di unità nazionale. Della compagine governativa fecero parte anche due salernitani: Giovanni Cuomo all’Educazione Nazionale e Raffaele Guariglia agli Esteri. Queste le sedi utilizzate dal Governo a Salerno: Palazzo di città: sede della presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli Interni e del Ministero dell’Educazione Nazionale; Salone dei Marmi: sede delle riunioni del Consiglio dei Ministri;  Ufficio del Sindaco: Ufficio del Presidente del Consiglio dei Ministri; Sala della Giunta: Ministero dell’Educazione Nazionale, poi Pubblica Istruzione; Palazzo delle Poste: Sottosegretariato Poste e Telegrafi; Palazzo Natella: sede del Ministero dell’Agricoltura e Foreste, del Ministero dei Lavori Pubblici e degli uffici di collegamento dei Ministeri della Guerra e della Marina; Palazzo Barone: Ministero degli Esteri.

Il Re andò ad abitare a Raito, a villa Guariglia. Salerno ospitò i due governi guidati da Badoglio e quello di Ivanoe Bonomi. Tra il secondo governo Badoglio e quello Bonomi si verificò quella che è passata alla storia come la “svolta di Salerno”, definizione scaturita a seguito un compromesso tra cattolici, comunisti, liberali e monarchici per governare la nuova Italia. Un ruolo decisivo fu svoto dal leader comunista Palmiro Togliatti, rientrato da Mosca dove aveva vissuto durante il ventennio fascista. Il segretario del PCI convinse gli altri partiti che nelle more della librazione dell’intera penisola era necessaria l’unità di tutti i partiti antifascisti rinviando la questione istituzionale a dopo la liberazione. Fino ad allora i partiti si erano rifiutati di collaborare con la monarchia, ritenuta collusa con il regime, ma Togliatti capì che l’unità contro il fascismo dovesse avere precedenza assoluta rispetto a ogni altra esigenza.

Durante il periodo di “Salerno Capitale”, il ministro dell’istruzione, il salernitano Giovanni Cuomo, riuscì a far istituire il Magistero, riportando gli studi universitari nella Città, nonostante la ferma opposizione dell’Università di Napoli. Con la liberazione di Roma Vittorio Emanuele III affida la Luogotenenza del Regno al figlio Umberto e a Badoglio succede, come Presidente del Consiglio dei Ministri, Ivanoe Bonomi, che continua a riunire il suo governo a Salerno fino ad agosto, quando normalizzatasi la situazione a Roma il Governo torna nella sua sede naturale. Un dato appare in tutta evidenza: Salerno ha svolto il ruolo di Capitale per poco più di cinque mesi, ma in quel breve periodo, peraltro convulso e di alta drammaticità, prese forma un governo che fu il primo supporto del nuovo Stato italiano, l’inizio della storia della rinascita italiana come popolo, come democrazia, come governo. Grazie alla “spinta” di uomini come De Gasperi, Togliatti, Gronchi e Saragat fu deciso che dopo la completa liberazione del territorio nazionale le forme istituzionali sarebbero state scelte dal popolo italiano con conseguente elezione a suffragio universale di un’Assemblea Costituente per deliberare la nuova Costituzione dello Stato.

La svolta di Salerno determina un salto qualitativo: è qui che inizia la ristrutturazione amministrativa del Paese. A Salerno si apriva quel processo istituzionale che portò, due anni dopo, alla Repubblica e, quindi, alla elaborazione della Costituzione, fondamento e presidio delle nostre libertà e della vita civile della nuova Italia. Anche se da allora sono trascorsi 80 anni è bene ricordare gli avvenimenti di quegli anni terribili. Tucidite ci ha spiegato nel V secolo avanti Cristo che “la storia si ripete”; quindi, è sbagliato ignorarla perché non è possibile la costruzione del presente e la progettazione di un futuro ignorando le radici: il lavoro sulla memoria non è mai vano. Sulla memoria si fondano il nostro presente ed il nostro futuro.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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