Al di qua e al di là del confine campano-lucano ci si divide per la sua utilità. Ma il traforo necessario per un nuovo collegamento veloce Val d’Agri – Vallo di Diano non dà adito a dubbi tra i geologi e gli ambientalisti. Per i quali l’opera rappresenta un rischio concreto per le preziose falde acquifere dei Monti della Maddalena.
Si tratta di un’area da sempre contesa da interessi contrastanti. Da un lato l’esigenza di conservazione, sancita dalle numerose tutele previste dall’Ue, dallo Stato e dalle Regioni: zone Sic, Zps, parchi regionali e nazionali. Dall’altra l’interesse dei privati che vanno dalle pale eoliche ai pozzi petroliferi.
Da metà anni ’90 ad oggi la mobilitazione dei territori ha ripetutamente respinto gli assalti delle industrie estrattive. Le problematiche poste dal traforo sono in tutto e per tutto simili a quelle dei pozzi: un’incidenza tutt’altro che benefica sul grande patrimonio acquifero delle montagne.
Sul punto si esprime con fermezza Silvana Pagliuca, ricercatrice ambientale CNR.
I Monti della Maddalena devono essere considerati “santuari dell’acqua potabile“, di importanza strategica nazionale, anche in considerazione del cambiamento climatico in atto da alcuni anni in maniera molto sensibile
SILVANA PAGLIUCA, ricercatrice ambientale CNR
La ricercatrice fa riferimento alla mozione di Franco Ortolani, professore di Geologia scomparso da poco, di cui è vedova, presentata 3 anni in veste di senatore M5S. “È diventata DDL ORTOLANI con il mio impegno al Senato e ora ho riproposto l’adesione con firme per inviarle al Governo… sarà dura ma io ci credo. Il mio invito è di continuare a firmare la petizione per accelerare l’approvazione in Parlamento del DDL ORTOLANI, fermo in commissione ambiente da circa 3 anni“.
Ma del tunnel in definitiva che ne pensa? “Il traforo di collegamento tra il Vallo di Diano e la Val d’Agri serve solo ai petrolieri!“.