Torna anche il 3 agosto l’iniziativa del Ministero della Cultura che ogni prima domenica del mese spalanca gratuitamente le porte di musei, parchi archeologici, ville e giardini statali. Un’occasione imperdibile per riscoprire le bellezze del nostro patrimonio artistico e culturale. Tra le meraviglie visitabili, spicca la Certosa di San Lorenzo a Padula, il più imponente complesso monastico del Sud Italia e uno dei più affascinanti d’Europa.

Fondata nel 1306 per volontà di Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore del Vallo di Diano, la Certosa ha attraversato i secoli trasformandosi e ampliandosi, fino a raggiungere le dimensioni attuali. Tra le sue mura si respira un’atmosfera senza tempo, dove il silenzio dei chiostri racconta storie di fede, arte e vita monastica. Il portone della chiesa, datato 1374, e le volte a crociera testimoniano l’impianto medievale originario, ma è soprattutto tra Cinquecento e Settecento che la Certosa vive un periodo di grande trasformazione.

Dopo il Concilio di Trento, nuovi stucchi dorati — opera del converso Francesco Cataldi — arricchiscono gli interni della chiesa, mentre affreschi e adattamenti funzionali danno nuova vita a molti ambienti. Ma il destino della Certosa cambia radicalmente nel 1807, quando i monaci certosini abbandonano Padula durante il decennio francese del Regno di Napoli. Le ricche suppellettili e l’intero patrimonio librario vengono dispersi, e il complesso cade in uno stato di abbandono.

Solo nel 1882 arriva la dichiarazione di monumento nazionale, e nel 1982 iniziano i lavori di restauro. Da allora, la Certosa ha lentamente riconquistato la sua bellezza originaria, affermandosi come simbolo di arte e memoria collettiva.
Attraversando la grande corte esterna, dove un tempo si svolgevano le attività produttive, ci si imbatte in pietre che raccontano secoli. Il portico dorico cinquecentesco, arricchito in epoca barocca da statue e pinnacoli, introduce al chiostro della Foresteria, con la sua elegante fontana centrale e la torre dell’orologio che svetta tra affreschi seicenteschi.
La chiesa, a navata unica con cinque cappelle laterali, custodisce un altare maggiore in scagliola e madreperla attribuito a G. D. Vinaccia. La decorazione settecentesca si sovrappone all’originaria architettura trecentesca, in un armonioso dialogo tra epoche. A fianco, la Sala del Capitolo e la Cappella del Tesoro, vera “cassaforte” per gli arredi sacri, conservano stucchi di rara eleganza.
La cucina, un tempo refettorio adattato, è uno degli ambienti più suggestivi: tavoli in pietra, una cappa monumentale e affreschi ancora visibili sulla volta a botte restituiscono l’immagine di una quotidianità sobria ma organizzata. Il refettorio dei conversi e il chiostro dei procuratori, con il portico al piano terra e il corridoio finestrato al piano superiore, completano il quadro di una vita monastica tanto rigorosa quanto ingegnosa.
Imperdibile la Biblioteca, che conserva ancora il pavimento maiolicato e una scala elicoidale in pietra di rara bellezza, progettata per accompagnare con dolcezza i visitatori fino all’antisala. Il chiostro grande, con i suoi quasi 15.000 metri quadrati, è tra i più vasti d’Europa. Al centro, una fontana seicentesca in pietra celebra l’armonia dell’acqua e della pietra. Lo scenografico scalone ellittico a doppia rampa, illuminato da sette grandi finestre, collega i due livelli del chiostro ed è l’ultima opera realizzata prima delle soppressioni francesi.
Oggi la Certosa è anche luogo d’arte contemporanea. In alcune celle monacali è allestita la collezione nata dalla rassegna internazionale “Le Opere e i Giorni”, curata da Achille Bonito Oliva tra il 2002 e il 2004. Opere ispirate ai temi del Verbo, del Precetto e della Vanitas danno nuova voce agli spazi antichi, in un connubio tra storia e presente.