Di Antonio Sica
Si parla di spopolamento oggi a Sala Consilina, nel convegno organizzato dall’Osservatorio Europeo del Paesaggio. Anche se di questo tema spesso ci si dimentica, l’argomento è purtroppo di strettissima attualità nel nostro contesto territoriale. In realtà lo spopolamento lo viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle: e per darcene una immediata percezione, ci viene incontro Cono Cimino. I suoi versi e l’immagine associata confermano la sua sensibilità non comune, capace di mettere insieme poesia, nostalgia e denuncia.
Mi sono fermato
sotto quel balcone,
per guardare i giuochi del sole,
che illudeva con l’ultimo barbàglio
l’attesa di una vita smarrita,
oltre le lastre, sospesa,
come quella pentola ,
tremula all'appiglio, inquieta dondola.
Mi sono fermato
ad ascoltare una canzone
di silenzi , di ricordi, di parole
scritte ai margini di un foglio
nel diario della vita
da una mano desiderosa,
che cingeva l'ombra di una bambola.
Mi sono fermato
Per sentire la tua voce
sulle pietre ingiallite
ma non c’era più la luce
tra le lastre sbiadite.
Mi son fermato
poiché ricordavo un vocio vivace,
ma forse ho sognato.
Ora qui è desolata pace!
CONO CIMINO

Struggente, racconta bene chi è partito, come me, 60 anni fa per l’altrove
Grande sensibilità e profonda maestria
Ricordi indelebili, giovinezza, lasciata, per lidi stranieri.
Tutto ritorna alla mente e nel cuore. E’ la vita che ci ha portato lontano, però il ricordo è sempre presente.