Di Geppino Giuseppe D’Amico
Il Rotary Club Vallo della Lucania-Cilento, presieduto da Giuseppe Ametrano, ha inteso ricordare il fondatore dell’Ospedale di Vallo della Lucania, Don Luca Petraglia, nel 75° della scomparsacon un convegno sul tema “Da un Atto di “Charitas” a Presidio di Eccellenza – La Storia dell’Ospedale San Luca”.
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La storia dell’Ospedale di Vallo della Lucania è nata presso il Santuario del Sacro Monte di Novi Velia. A scrivere la prima pagina di questa lunga storia fu, agli inizi del ‘900, il canonico don Luca Petraglia. Ma chi era don Luca? Nato a Piaggine il 18 dicembre del 1869, ordinato sacerdote era rimasto a Vallo della Lucania dove gli veniva affidata la responsabilità del Santuario del Sacro Monte di cui fu rettore per mezzo secolo, dal 1898 al 1947, anno della scomparsa. È nel lontano 1910 che don Luca pensa per la prima volta di costruire un ospedale per i poveri del circondario in quanto in tutta la zona costiera da Salerno a Sapri non esisteva alcun ospedale. Per divulgare il suo progetto nel 1911 don Luca fonda un giornale a cui dà un nome semplice ma significativo: Charitas. Nel primo numero troviamo lo schizzo di un disegno di straordinario valore, opera di Domenico Morelli, uno dei più importanti pittori napoletani del tempo. Nell’editoriale di presentazione don Luca scrive: “Un’ardimentosa idea da anni mi riscalda il cuore e la mente… L’ho sempre vagheggiata come un sogno lontano… L’impresa, lo so, è ardua, ma non del tutto irrealizzabile, poiché per le largizioni di alcune persone generose, fin da ora dispongo di una somma considerevole”.
E che don Luca fosse dotato di una forte carica comunicativa lo si evince dalla lettura degli slogan pubblicati sul giornale che finanziava con le offerte e con la pubblicità: “Tutti sentono la mancanza di un ospedale nel nostro Circondario, tutti debbono cooperarsi per raggiungere lo scopo. Cittadini della Lucania, non dormite: pensate che l’ospedale che dovrà sorgere un giorno potrà esser utile a tutti! Se si vuole che presto sorga il nostro ospedale concorra ciascuno con quello che gli è possibile, fosse anche con la parola. Strano che mentre gli uomini si occupano a formare financo società per la protezione degli animali, non si curino poi gran fatto di soccorrere i loro simili”. Dal vescovo di Capaccio, mons. Paolo Iacuzio, l’11 febbraio del 1911 don Luca riceve una lettera di incoraggiamento così come dall’arcivescovo di Benevento, mons. Benedetto dei Conti Bonazzi; dal vescovo di Bergamo, mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi; dal prof. Nicola Di Lorenzo ed altri. Inoltre, Don Luca può beneficiare di un lascito testamentario del cav. Raffaele Passarelli di Vallo della Lucania il quale, morto nel 1900, aveva destinato “a scopo di pubblica beneficenza l’annua rendita di lire centosettanta”. Il figlio, Gaetano Passarelli, fu scrupoloso esecutore della volontà paterna: nel giugno del 1911 la rendita era di 4.600 lire! Con le prime somme disponibili, nel gennaio del 1913 don Luca investe 7.000 lire per acquistare un terreno di circa 1.000 metri quadrati, sito in Via Nazionale. Notevole la cerimonia della posa della prima pietra. I lavori, però, a causa degli eventi bellici del 1915-18 proseguono con una certa lentezza. Don Luca, però, non abbandona l’idea originaria, ritorna alla carica nel 1919 e scrive: “L’ospedale ci vuole: lo reclamano la civiltà, la giustizia, il cuore. Io lo sento e il cuore è profeta”.

Il momento difficile continua anche perché, almeno all’inizio, il Fascismo non favorisce la nuova Opera. Anzi, don Luca inizia un duro contenzioso con i responsabili del Fascio di Vallo, fermamente decisi ad impedire la realizzazione dell’opera. Solo nel 1928 riesce a spuntarla e dà inizio ai lavori per la realizzazione del primo edificio che chiama Il Samaritano. La struttura viene completata solo nel 1938, anche se ancora priva dei pavimenti, degli infissi e di tutto l’arredamento. Nel 1939 don Luca fonda un nuovo giornale, Il Samaritano che prende il posto del Charitas. “Lucani – scrive – mostrate come sempre di avere un cuore nobile e liberale che farà onore a voi e ai vostri paesi. Aiutatemi. Vorrei che per il 1940-41 potessimo già ospitare i primi poveri”.
Nel 1940 viene sanato il dissidio con l’Amministrazione Comunale di Vallo: il 21 dicembre il podestà, cav. Raffaele Passarelli, nipote del primo benefattore dell’erigendo ospedale, adotta un atto deliberativo con il quale, in considerazione degli scopi che don Luca si prefigge, delibera:
-esternare al Rev. canonico Luca Petraglia, per la solerte opera che va compiendo per dotare questo comune di un civico ospedale, i più vivi ringraziamenti ed i sensi di gratitudine dell’intera cittadinanza;
-assegnare, infine, un contributo di lire trentamila per accelerare il compimento dell’opera, da corrispondersi nella misura di annue lire cinquemila per anni sei.
(Testi di Geppino D’Amico)
Anche stavolta, però, i lavori procedono a rilento e rischiano di fermarsi del tutto quando, l’8 giugno del 1947, sul Monte Sacro don Luca Petraglia si spegne dopo una breve malattia. Prima di morire, però, aveva già deciso di donare l’ospedale al vescovo con l’obbligo di accogliere gratuitamente gli ammalati poveri dei paesi dove si estende il culto della Madonna del Sacro Monte. Un mese dopo la scomparsa di don Luca, il 7 luglio del 1947, il capitolo cattedrale si riunisce per esaminare il testamento olografo sottoscritto dal canonico; ne prende atto e nomina l’Arcidiacono don Alfredo Pinto a componente del Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale San Luca. Don Alfredo Pinto si mette subito al lavoro e nel 1950 ottiene un importantissimo risultato: l’Ospedale per i poveri San Luca di Vallo della Lucania viene eretto in Ente Morale con Decreto del 13 marzo 1950, n. 707, firmato dal presidente della Repubblica, Luigi Einaudi. Il patrimonio viene valutato in venti milioni di lire. I poveri saranno curati gratuitamente, gli altri dovranno pagare una retta. Dopo la morte del fondatore e l’erezione in Ente Morale l’Opera è diretta da un Consiglio di Amministrazione formato da rappresentanti del Capitolo Cattedrale, della Provincia di Salerno, del comune di Vallo e della famiglia del fondatore. La nuova struttura, che potrà ospitare cento ammalati, non è ancora completa: si sono spesi molti milioni ma per fare funzionare l’Opera ne occorrono altri quattordici. La morte di don Alfredo Pinto, avvenuta il 2 luglio 1955, interrompe anche questa seconda attività in favore dell’ospedale che riprende allorquando il Capitolo Cattedrale designa un altro sacerdote, il canonico don Pietro Guglielmotti. Grazie alla sua opera intelligente e appassionata, favorita anche dal mutare dei tempi, l’ospedale decolla. Mons. Guglielmotti pone le basi per il futuro sviluppo del presidio. Il D-Day arriva il 20 dicembre del 1956. Con mons. Guglielmotti ci sono tutti: il vescovo Biagio D’Agostino, il prefetto di Salerno, i sindaci di Vallo e dei paesi limitrofi. Finalmente il sogno inseguito per anni da don Luca e dalla popolazione del circondario si avvera: il 9 giugno 1962 diventa “Ospedale di 3^ categoria” e, nel 1968, “Ospedale Generale di Zona.

Nel 1981 entra a far parte della Unità Sanitaria Locale n. 59. Con l’entrata in vigore della Legge Regionale n. 2 del 1994 il “San Luca” viene individuato quale Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA) di secondo livello per cui passa all’Azienda Sanitaria Locale SA/3, diretta dal Direttore Generale dott. Ennio Logatto. Con l’ultima riforma attuata dalla Regione Campania le ASL Salerno 1 (Nocera Inferiore) e SA 3 vengono soppresse per cui l’Ospedale San Luca confluisce nella ASL unica della provincia di Salerno con sede nella città capoluogo.