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Con-Tatto – Anno scolastico 2024/25, tra tagli e stipendi bassi… “Li mastri ri scola” sempre con “la pèttila ra fora!” (VIDEO)

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Anno di grazia 1883: a Teggiano (ma non solo a Teggiano) li mastri ri scola non se la passavano troppo bene al punto che Gaetano D’Elia, medico e poeta, autore di importanti componimenti (spesso satirici e in rigoroso vernacolo teggianese) commentava così il loro status: 

 “E li mastri ri scola? Povirieddi!
‘Ntutti li santi juorni, ppi cinc’ora,
si frécani purmuni e ciluvreddi
ppi purtà, po’, la pèttila ra fora!”.

(La pèttila ra fora era sinonimo di scarsa agiatezza a causa di stipendi troppo bassi). E oggi? Qual è la situazione della scuola in Campania?

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Un fatto è certo: così come nella seconda metà dell’800 anche oggi è opinione diffusa che gli stipendi dei docenti siano troppo bassi rispetto al lavoro svolto quotidianamente. Prima di parlarne, è il caso di evidenziare altri argomenti non meno importanti quali le cattedre vuote e il dimensionamento scolastico deciso dal Governo di Roma, senza dimenticare quello che potrebbe accadere nelle scuole del Mezzogiorno se dovesse effettivamente entrare in vigore la legge sull’autonomia differenziata scaturita dalla immaginifica mente del ministro leghista Roberto Calderoli, già approvata dal Parlamento, e probabile oggetto di referendum abrogativo: le cattedre sarebbero ancora più vuote. A destare preoccupazione è anche la dispersione scolastica: il fenomeno è in diminuzione ma proprio nei giorni scorsi il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ha lanciato un grido d’allarme in quanto la dispersione scolastica è più alta tra gli alunni in età da baby gang che spesso diventano un serbatoio per la criminalità organizzata.

I problemi della scuola della Campania sono stati evidenziati anche dall’Assessora Regionale alla Scuola, Lucia Fortini, a Sala Consilina il 30 settembre scorso in occasione della recente inaugurazione dell’edificio scolastico della scuola primaria in Località Sant’Antonio. A suo giudizio i numeri non mentono: le disposizioni del Governo nazionale con il decreto interministeriale n. 127 del 30 giugno 2023, finalizzato a ridefinire il numero dei dirigenti scolastici e direttori amministrativi assegnati a ciascuna regione, per il periodo 2024/27 prevedono 107 tagli di autonomia in Campania e 0 in Lombardia. Inoltre, la scuola della Campania non ha ricevuto fondi dal PNRR. Sempre durante l’inaugurazione della scuola primaria a Sala Consilina un altro problema è stato evidenziato dal dirigente dell’Ufficio Scolastico della provincia di Salerno, Mimì Minella, il quale ha affermato che la partenza delle scuole in provincia di Salerno è stata in salita perché all’inizio dell’anno scolastico sono stati affidati 2.900 incarichi; alla data del 30 settembre ne restano ancora 70 cattedre.

Ma c’è un altro problema che non va sottovalutato: in Campania più di otto edifici su dieci non dispongono ancora del certificato di collaudo statico, in nove su dieci manca quello di agibilità.  Migliore è la situazione per la prevenzione incendi, a norma in sei edifici su dieci. Sul fronte manutenzione straordinaria gli edifici in cui si è intervenuti negli ultimi 5 anni sono il 67%; tuttavia non si è riusciti a soddisfare tutte le necessità; inoltre, solo nel 32% degli edifici sono stati effettuate indagini diagnostiche sui solai. Sono i dati sulla sicurezza delle sedi scolastiche diffusi da Legambiente con Ecosistema Scuola, dossier in cui si fa il punto, con dati riferiti al 2022, sullo stato di salute di 341 edifici scolastici in Campania frequentati da una popolazione di oltre 50mila studenti. Gli edifici scolastici in zona sismica 1 sono 20 e tra questi nessuno risulta progettato o adeguato alla normativa tecnica di costruzione antisismica; quelli in zona sismica 2 sono 323; anche qui solo l’8% è progettato o adeguato alla normativa vigente.

Ma torniamo al contratto degli insegnanti. Il contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto il 31 dicembre 2021, è stato rinnovato il 18 gennaio 2024 ma non è stato ancora applicato. All’inizio dell’anno scolastico il ministro della scuola, Giuseppe Valditara, ha ricordato lo stanziamento di 3 miliardi di euro nella scorsa legge di bilancio, destinati al rinnovo del contratto dei docenti che il ministro si augura possa essere stipulato già quest’anno, con un aumento medio di 160 euro per i docenti. Proprio nei giorni scorsi il “Quotidiano della Scuola” ha contestato le cifre del ministro sostenendo che l’aumento reale sarà di 80 euro lordi, ovvero 50 euro netti. Quindi, rispetto a Germania, Francia e Spagna e agli altri Paesi OCSE l’Italia è fanalino di coda.

Ci piace concludere questo intervento con una frase del giurista Piero Calamandrei, tratta dal discorso da lui pronunciato al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale l’11 febbraio 1950 a Roma: “Se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento, della Magistratura e della Corte costituzionale”. Recentemente la frase di Calamandrei è stata così commentata da Guido Trombetti, già Rettore Magnifico dell’Università Federico II di Napoli: “Ma il dato bruto delle retribuzioni riflette il fatto che la scuola sia davvero più importante del Parlamento e della Magistratura? “. La domanda è retorica. E in un mondo dove vieni valutato, fondamentalmente, sulla base di quello che guadagni la scuola sembra davvero una Cenerentola. La cosa non può lasciare indifferenti”.

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