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“Ovunque andrò”: Piera Carlomagno racconta a Polla la saga della famiglia Di Salvia

Di Angela Freda

Una sparizione, forse un omicidio, un terremoto che divide un paese e una famiglia, tre luoghi “speciali”: questo e tanto altro è possibile scoprire nell’ultimo libro della scrittrice salernitana Piera Carlomagno. “Ovunque andrò”, questo il titolo dell’ultima fatica letteraria della Carlomagno, edito da Solferino, presentata ieri a Polla nell’ambito della rassegna culturale “Incontri in biblioteca”. Nella biblioteca comunale “prof. Vincenzo Curcio”, alla presenza, tra gli altri, del Sindaco Loviso e del consigliere Corleto, la scrittrice ha presentato il libro dialogandone con la professoressa Paola D’Angelo, autrice anche di una dettagliata recensione.

Nelle pagine di “Ovunque andrò”, il lettore viene immerso in una saga familiare che attraversa un secolo e luoghi a cui l’autrice è particolarmente legata: Napoli, la Lucania e Pechino. Piera Carlomagno infatti ha origini lucane, ha studiato e vissuto a Napoli per molti anni e qui, nella città di Partenope, ha studiato il cinese, appassionandosi a tutto ciò che la civiltà asiatica rappresenta. “Il libro è un memoir, – spiega la D’Angelo, –  un genere letterario che inserisce all’interno di una storia di pura invenzione, molti elementi autobiografici, non in base alla loro verità storica, ma all’emozione con cui sono stati vissuti”. Il racconto, infatti, prende il via da una sparizione avvolta dal mistero; un delitto o presunto tale, che porta Tania C., protagonista e voce narrante della storia, ad attendere una sentenza. Una struttura complessa che si svolge su più piani narrativi che si intersecano nel tempo, così come spiegato da Piera Carlomagno che racconta come questo romanzo sia stato iniziato e poi sospeso nel corso degli anni, ritornandovi ogni qualvolta sentiva l’esigenza di riversare in lui un pò di sé stessa e delle sue emozioni. Ecco allora che l’autrice scava nelle epoche e nelle anime dei personaggi mantenendo sempre viva l’attenzione al presente e alle realtà attuali. Tutto inizia a Castrappeso, paese immaginario della Lucania, ma che l’autrice svela essere in realtà Fardella, paese della sua nonna materna, dove ha trascorso anni felici della sua infanzia. Nel 1935 un terremoto spacca in due il paese dividendo anche un importante palazzo, molto invidiato e desiderato, dove vive la famiglia Di Salvia, che di fatto viene anch’essa divisa dal terremoto.

Anche in “Ovunque andrò”, così come in tutti i romanzi della Carlomagno, un ruolo fondamentale è affidato alle donne. La voce di Tania C., infatti, è una voce pungente e rabbiosa, sempre solitaria. L’autrice spiega tale scelta con il fatto che la donna sia per sua natura più complessa e abbia una parte oscura prevalente, e confessa che in fondo Tania prende molto proprio da lei. “Come spesso è accaduto per altre sue opere, spiega la D’Angelo, –  anche l’ultimo romanzo di Piera Carlomagno non può essere contenuto in un unico genere, pur rappresentandolo pienamente. In questo caso “Ovunque andrò”, un memoir con striature noir, è una miscela che tiene incollato il lettore alle 285 pagine del racconto, condotto con quell’inconfondibile “stile Carlomagno”, in cui l’ironia garbata e pungente, l’attenzione a problematiche del presente, l’indagine psicologica, l’eleganza stilistica, la capacità di volteggiare con leggerezza e pregnanza tra i più vari registri della lingua italiana, padroneggiando e mescolando anche elementi dialettali con termini manageriali, sono solo alcune delle più evidenti componenti”.

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