Di Giuseppe Geppino D’Amico

Da Sala Consilina a Buenos Aires. Questo il tragitto dei libri della scrittrice Maria Pia Cappello dedicati allo scultore italo-argentino Alejandro Marmo. I due volumi “La forza del cuore di Alejandro Marmo” (edito da Raus) e “Spirituali metamorfosi di Alejandro Marmo” (edito da SarpiArte) sono stati tradotti in lingua spagnola e approdati a Buenos Aires nella Liberia el Ateneo Gran Splendid (la più grande in Argentina.

Nel 2008, The Guardian l’ha classificata come la seconda libreria più bella del mondo). Uno dei due volumi, “La forza del cuore di Alejandro Marmo”, fu presentato nel maggio del 2023 a Sala Consilina, in occasione della consegna della statua Diego Iluminado che Alejandro Marmo ha donato al Club Napoli di Sala Consilina. Pochi giorni dopo la presentazione a Sala Consilina il volume, pubblicato anche in inglese e spagnolo, fu presentato a Roma nella Sala delle Bandiere della Sede di Rappresenyanza del Parlamento Europeo, con la presenza eccezionale di S.E. Ambasciatore Dott. Roberto Carlés dell’Ambasciata Repubblica Argentina e dello stesso Alejandro Marmo.

Nel libro l’Autrice analizza l’arte di Alejandro Marmo, principalmente caratterizzata da sculture realizzate con oggetti trovati (objec trouvés). Le immagini pittoriche figurative ed astratte, eseguite mediante la percezione dinamica della luce e l’armonia di colori, trasmettono la componente spirituale contemplativa, la fede, la tradizione e la speranza. Metafora di bontà, fratellanza, salvezza, solidarietà, conforto, aiuto e coraggio nel Terzo Millennio. Le sculture e i dipinti sono essenzialmente focalizzati sul visibile, le teorie e i pensieri sono inscindibili dalla partecipazione emotiva e dalla creatività. Tutti temi particolarmente cari a Maria Pia e decisamente attuali in questo difficile periodo di contrasti in tema sociale ed internazionale. Tra le più rinomate pubblicazioni di Maria Pia Cappello troviamo anche l’altro libro dedicato allo scultore italo-argentino, “Spirituali Metamorfosi di Alejandro Marmo”, pure tradotto in spagnolo.
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Nato a Buenos Aires nel 1971 da padre emigrato in Argentina da San Rufo negli anni ’60 e da madre greca di origini armene, Alejandro Marmo,conosce il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, e la sua vita cambia. Il giovane scultore condivide il concetto del Papa di “cultura dello scarto”. Il Santo Padre si oppone con determinazione a quella barbarie che butta via anziani, malati e, in generale, chi “non serve” più; l’artista utilizza per le sue opere d’arte oggetti e materiali che la gente scarta, come ha imparato a fare sin da giovane lavorando nella ferramenta del padre. “Ho portato all’arcivescovo un progetto e a lui è piaciuto. -ricorda lo scultore– “Mi ha subito sostenuto accompagnandomi nei quartieri periferici, di solito esclusi dall’arte, per costruire un dialogo. Perché l’arte è questo: la cultura dell’incontro”. Col tempo, l’Arcivescovo e l’artista, oggi molto quotato e con opere esposte in tutto il mondo, iniziano a frequentarsi e quando Bergoglio diventa Papa non dimentica lo scultore argentino che va a trovarlo spesso nella residenza di Santa Marta. “Non mi sento speciale per questo, è lui che è speciale”, afferma Marmo che poi aggiunge: “Non sono suo amico; sarei un irresponsabile a dire una cosa del genere: Lui è il mio pastore. Prima di conoscerlo ero già credente, ma la sua vicinanza mi ha regalato una fede profonda”.

Marmo non ha dimenticato una delle prime frasi pronunciate da Bergoglio nel corso del primo incontro: “Tu hai un dono di Dio, abbine cura e non venderti”. Seguono altri incontri, sempre nell’ufficio della Curia di Buenos Aires, una sorta di dialogo permanente, un vincolo basato sulla riflessione intorno a evangelizzazione, arte e fede. E, soprattutto, sul modo in cui queste possano contribuire a migliorare la società, annullare le disuguaglianze e unire le persone. Più il rapporto tra i due si rafforza, meno sono necessarie le parole. Che, pure, Bergoglio non lesina così come non fa mancare il suo appoggio e la sua presenza: nell’aprile 2011 il cardinale visita la fabbrica in cui Marmo sta realizzando con scarti industriali il Cristo operaio dei lavoratori per la cappella Cristo Obrero y San Blás nel barrio di Villa Soldati, uno dei più poveri di Buenos Aires. In quell’occasione Bergoglio, prima di benedire la scultura, ringrazia gli operai e li incoraggia ad andare avanti nonostante le difficoltà della vita.


Quando il cardinal Bergoglio diventa papa Francesco, lo scultore si reca in Vaticano, a Santa Marta, e gli parla di un progetto che ha in mente e che vuole condividere con lui: “La simbologia della Chiesa che guarda al Sud”. Un Sud che ha una doppia valenza: geografica, perché Bergoglio è il primo papa venuto dal Sud del mondo; simbolica, perché, fin dal primo momento, è apparso chiaro che la sua Chiesa guarda a chi sta in basso, ai poveri e agli scartati. Ridà visibilità agli invisibili, esattamente come Marmo restituisce energia ai materiali di rifiuto, trasformandoli in opera d’arte.
Di questo progetto fanno parte le due sculture che Marmo ha realizzato a Castel Gandolfo e che si trovano oggi nei Giardini Vaticani: il Cristo operaio e la Vergine di Luján: il ferro scartato dalle Ville Pontificie, nelle mani dell’artista si è trasformato in bellezza. Le due opere sono state inserite nel volume pubblicato da Mondadori, “La mia idea di arte”, curato da Tiziana Lupi, in cui Papa Francesco commenta 11 capolavori tra i quali la Cappella Sistina e la Deposizione di Caravaggio. Alejandro Marmo è presente anche nel Vallo di Diano. Prima di donare il Diego Iluminado al Club Napoli di Sala Consilina aveva donato due esemplari dell’opera denominata “Abrazo”, donate rispettivamente al Comune di San Rufo (il paese dal quale era partito il padre) e all’Ospedale “Luigi Curto” di Polla, fondato nel 1905 da un altro emigrato in Argentina. La stessa opera è stata collocata nell’ospedale degli Incurabili a Napoli e all’ingresso dell’Aeroporto di Roma. Il disegno è stato utilizzato per la copertina del libro che Papa Bergoglio ha dedicato all’arte.