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Di Pari Passo – L’Apartheid di genere è un Crimine contro l’Umanità!

Di Rosa Mega

A distanza di una settimana dalla “Giornata internazionale dei diritti delle donne”, sono doverose alcune considerazioni di fondo che, dopo le tante parole pronunciate l’8 marzo, appaiono utili a non distogliere l’attenzione da ciò che sta investendo l’universo femminile nel contesto mondiale, in questo complesso momento storico. Lo spunto è dato dal messaggio del Segretario Generale ONU Guterres che, proprio in occasione dell’otto marzo, ha sottolineato come: Le donne ancora oggi in diversi paesi affrontano l’emarginazione, l’ingiustizia e la discriminazione. La persistente epidemia di violenza che si abbatte su di esse disonora l’umanità”. Queste parole rispecchiano una realtà dalla quale emerge come il processo di emancipazione femminile per abbattere stereotipi di genere sia costantemente sotto attacco. Purtroppo, è in corso una feroce reazione contro i diritti delle donne. Ci sono diversi paesi nel mondo dove è in atto un “Apartheid di Genere”: le autorità politiche “de facto” governano con una discriminazione sistematica con l’intenzione di sottoporre le donne e le ragazze a dominio totale.

Come non ricordare infatti il grido di dolore e la richiesta di sostegno delle sorelle afghane e iraniane costrette a vivere una sotto-esistenza subordinata a uomini che sono i loro guardiani e aguzzini? In questi posti per l’universo femminile il proibizionismo è un velo che ricopre la vita. Volti che diventano invisibili, ma occhi che non rinunciano a gridare la propria resistenza a giorni segnati da soprusi e abusi. Ciò che dovrebbe essere la quotidianità scontata è divenuto un incubo: negate passeggiate libere, negata la possibilità di studiare, di contribuire a smistare gli aiuti umanitari come sta accadendo in Afghanistan. Negata la bellezza di potersi fermare a guardare un tramonto, una vetrina specchiandosi nel suo riflesso e magari accarezzando l’idea di come potrebbe essere bello indossare un abito esposto. Donne private completamente della loro identità, della speranza, della DIGNITÀ con tutti quei gesti, quelle scelte, quelle abitudini e sogni che dovrebbero essere normali e scontati e che invece sono un miraggio.

Il Premio Nobel per la Pace Naerges Mohammadi, rinchiusa tuttora nel carcere di Evin in Iran e onorata lo scorso 6 marzo con una targa al “Giardino dei giusti di tutto il mondo” di Milano, ha chiesto di affrontare il problema dell’Apartheid di Genere inserendolo fra i crimini contro l’umanità. Un appello il suo sostenuto fra gli altri da Hillary Clinton, dal giudice sudafricano Richard Goldstone, dai tre premi Nobel Shirin Ebadi, Malala Yousafzai e Nadia Murad.

La vita delle donne in questi paesi a forte trazione sessista è scandita da una negata libertà, da continue violenze fisiche e psicologiche, con statistiche che pongono in evidenza una preoccupante tendenza al rialzo nel numero delle spose bambine: si stima che ogni anno nel mondo più di 14 milioni di bambine vengono date in sposa e 70mila perdono la vita partorendo. Paesi in cui non esiste parità fra i cittadini e la vita di un uomo vale quanto quella di due donne. Situazioni queste da tenere presente nell’arco di un intero anno, delle quali bisogna discutere, per portarle all’attenzione dell’opinione pubblica.

Perché davvero la misura della libertà in ogni società è la libertà delle donne e, questa, non esiste solo l’otto marzo!

ROSA MEGA

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