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Con-Tatto – Autonomia Differenziata, una “gelida manina” al Senato gela Calderoli: pubblicate le pecche della Riforma, pioggia di critiche

Di Geppino Giuseppe D’Amico

“Che gelida manina, se la lasci riscaldar”. La manina a cui facciamo riferimento non è quella gelida tratta da “La boheme” di Giacomo Puccini” cantata da Luciano Pavarotti. Quella di oggi è una manina molto calda; frequenta gli uffici ben riscaldati del Senato e ha tirato un brutto scherzo a Roberto Calderoli, il padre del disegno di disegno di legge sull’autonomia differenziata che già prima non piaceva a tutti. Ora più tempo passa più aumenta il dissenso al punto che le voci di dentro di Palazzo Madama parlano di un Calderoli letteralmente “inferocito”.

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Che il disegno di legge sull’autonomia differenziata partorito dalla mente del ministro Roberto Calderoli non piacesse a tutti era cosa ben nota, ma più il passa il tempo più cresce il dissenso non solo tra i politici ma anche in altri settori delicati e importanti della vita del nostro Paese. I primi a protestare erano stati i presidenti delle regioni meridionali guidate da esponenti di Centrosinistra, in primis il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Poi sono scesi in campo i sindacati. L’ultimo schiaffo viene da Milano, la regione in cui vive e viene eletto Calderoli. Alla vigilia dell’inizio dell’esame del Disegno di Legge in Commissione Affari Costituzionali del Senato una manina ha fatto uscire dall’ufficio tecnico un documento in cui venivano evidenziate una serie di pecche della riforma Calderoli.

Non mancano tra gli osservatori politici coloro i quali ritengono che la pubblicazione del documento possa essere considerata un modo elegante per dire a Calderoli di fermarsi perché così non va bene. Del resto, nessuno ha dimenticato la legge elettorale dello stesso Calderoli che, dopo l’approvazione, egli stesso definì una “porcata”. E oggi l’Italia ha bisogno di tutto tranne che di una nuova “porcata”. Le voci di dentro parlano di un Calderoli che ha puntato il dito contro “la burocrazia parlamentare, colpevole di essersi arroccata”. Quanto accaduto non è di poco conto perché alimenta il sospetto della Lega circa le vere intenzioni degli alleati sul progetto di autonomia che, se non approvata, avrebbe conseguenze anche per la riforma in salsa presidenzialista auspicata da Fratelli d’Italia. Il Carroccio ha sempre parlato di contestualità tra i due progetti: se cade uno, cade anche l’altro. Comunque, i rilievi contenuti nel documento uscito dai cassetti dell’ufficio tecnico del Senato preoccupano non poco i sostenitori del progetto perché sono di natura tecnica. Gli esperti del Senato, in sintesi, temono un aumento degli oneri “a carico della finanza pubblica” e, di conseguenza, delle difficoltà per le Regioni più povere.

Sulla vicenda registriamo l’intervento dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano: “l’autonomia porterebbe un forte aggravio di costi per lo Stato”. Parliamo di una Università di Milano, non di Ragusa, la più a sud d’Italia dal punto di vista geografico.

Altrettanto negativo il giudizio dell’Agenzia di Rating Standard &Poor’s che ha rilevato il rischio di aumento dei divari territoriali tra le regioni in caso di approvazione del disegno di legge di autonomia differenziata.

Sul tema lo Svimez (Istituto per lo Sviluppo del Mezzogiorno) ha messo nero su bianco con una memoria ufficiale inviata al Parlamento per evidenziare un altro dato allarmante: l’assenza di una copertura finanziaria per garantire livelli adeguati di servizi in tutte le regioni.  Naturalmente, l’opinione di prestigiose agenzie che si occupano di economia ha ridato fiato alle trombe di quanti del progetto Calderoli non vogliono nemmeno sentir parlare. 

Con queste premesse le proteste sono destinate ad aumentare. Ultima in ordine di tempo è quella di CGIL, Cisl e UIL che hanno portato in piazza a Napoli migliaia di lavoratori e pensionati: 300 pullman, di cui la metà dalle varie province della Campania, e gli altri da Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia e Calabria, e di due treni speciali da Roma per il Lazio. Una delegazione dalla Sicilia è arrivata con un volo speciale mentre la Sardegna è stata collegata in video.

La mobilitazione di Napoli ha chiuso i tre appuntamenti interregionali (gli altri due si sono tenuti il 6 e il 13 maggio scorsi a Bologna e Milano per il Centro e il Nord Italia). Oggi, secondo i dati ufficiali del Ministero dell’Economia, le regioni del Nord hanno elevate entrate dalle tasse. La Lombardia, per esempio, ha entrate per 70 miliardi di euro derivanti da Iva, Irpef e Ires. Se passa il principio che il 90 per cento di queste risorse rimangono nelle regioni da cui derivano, si rischia di allargare ancora di più le disuguaglianze con il Sud del Paese. La Campania ha appena 18 miliardi di euro di entrate fiscali mentre Emilia-Romagna e Veneto ne hanno 30.

I Sindacati campani si dicono preoccupati “perché si rischia, ad esempio, di depotenziare la sanità pubblica che, nella nostra regione, costringe già centinaia di cittadini all’emigrazione verso il Nord per ottenere le cure necessarie, evitando le lunghissime liste d’attese, pur avendo nelle strutture professionalità e specialità d’eccellenza”. In base a quanto si legge nella bozza del Centro Studi del Senato “effetti onerosi potranno concretizzarsi al momento della determinazione dei relativi Livelli Essenziali delle Prestazioni (i famosi Lep) concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale» è scritto nella bozza”. I rilievi sono, data la fonte, molto tecnici anche se tutt’altro che puramente formali e questo ha scatenato le proteste dei partiti di opposizione. Il capogruppo al Senato del Pd, Francesco Boccia, trova nella bozza riscontro alle sue critiche al testo governativo: “È un disegno di legge che spacca l’Italia e che contrasteremo in Parlamento con tutti gli strumenti possibili” assicura Boccia.

Duro anche l’ex presidente della Camera, Roberto Fico (M5S): “L’Autonomia targata Calderoli rischia di aumentare le diseguaglianze economiche fra le regioni. Lo dice un organo indipendente come il Servizio studi del Senato. Questa riforma è un pericolo per l’unità del Paese, un danno per l’intera comunità e uno strumento che creerà solamente problemi alle regioni del Sud”.

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