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Genova-Campagna-Polla per ritrovare tracce dello zio Eugenio Werndorfer, prima confinato e poi tra le tante vittime di Auschwitz

Di Geppino Giuseppe D’Amico

In provincia di Salerno per visitare i luoghi in cui lo zio Eugenio Werndorfer fu inviato in soggiorno obbligato durante il Fascismo. Si può sintetizzare così la vicenda della signora Aurelia Werndorfer venuta da Genova a Campagna ed a Polla dove ha incontrato, rispettivamente, i responsabili del Museo della Memoria e della Pace, Centro Studi “Giovanni Palatucci”, ed il sindaco di Polla.

Eugenio Werndorfer, di origini ungheresi, figlio di Guglielmo Werndorfer e Elena Scherzenberg, era nato a Fiume il 27 novembre 1893. Inviato in soggiorno obbligato prima a Campagna, dove rimase circa due anni, e poi a Polla, dove giunse nell’ottobre del 1942 con una lettera di accompagnamento senza firma ma attribuibile a mons. Giuseppe Maria Palatucci da consegnare all’arciprete di Polla, don Raffaele Baorto perché lo aiutasse “a trovare un stanza ove possa anche ricevere da mangiare a prezzo conveniente”. A Polla rimase fino al febbraio dell’anno successivo quando fu trasferito prima nelle Marche per poi essere rimpatriato a Fiume dove il 20 febbraio 1944 fu arrestato, detenuto prima nel campo della risiera di San Sabba per poi essere deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non sopravvisse alla Shoah e non si conosce la data della scomparsa.

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Tutto è nato da una iniziativa della scuola media di Montesano-Tardiano quando la docente Arianna Marchesano, con l’approvazione della dirigente scolastica Antonietta Cantillo e la collaborazione del prof. Massimo Caggianese, alla vigilia della Giornata della Memoria ha coinvolto gli alunni in una ricerca su Ebrei e politici avversi al Fascismo internati nel Vallo di Diano. Analizzando il sito di Anna Pizzuti che ha realizzato e pubblicato una straordinaria ricerca sull’argomento, in cui sono inseriti i nomi e le vicende degli Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico, la docente si è resa conto  di quanto il fenomeno dell’internamento libero fosse diffuso nei paesi del  Vallo di Diano ed ha pensato di focalizzare l’attenzione su questo filone  d’indagine, in modo da far capire ai ragazzi come le leggi razziali, la segregazione, l’antisemitismo non fossero realtà lontane nello spazio e nel tempo, ma vicine alla nostra storia locale e ai nostri luoghi.   Ha predisposto una webquest e i ragazzi hanno lavorato sulle fonti storiche, di diversa tipologia, molte delle quali ricavate dalla rete. Ha contattato Anna Pizzuti che mi ha dato dei suggerimenti e anche Miguel Sorimani che ha messo a disposizione le fonti dell’archivio comunale di Padula. I ragazzi hanno fatto dei ppt di sintesi e, ovviamente guidati, hanno ricostruito la vicenda di Adolfo Zippel, anchìegli prima destinato a Campagna e poi nel campo della Certosa di Padula.

  Lo stesso hanno fatto anche per Eugenio Werndorfer, che Anna Pizzuti segnala come deportato. Facendo una rapida ricerca in rete, la docente si è imbattuta nella storia di Aurelia Werndorfer, figlia di un fratello di Eugenio, che ad ottobre del 2022 era riuscita simbolicamente a “riportare a casa” i suoi familiari, facendo porre le pietre di inciampo davanti la loro casa a Fiume. “Ho contattato il comune di Fiume /Rijeka -afferma Arianna Marchesano- e la mia mail è stata girata alla prof.ssa Brunini che era in contatto con Aurelia. Dopo qualche giorno sono stata contattata da Aurelia ed è iniziato il nostro scambio di mail e informazioni. Ho deciso poi di coinvolgere i ragazzi e i miei colleghi in un lavoro comune da presentare per il contest “MonTeatro”, organizzato dalla nostra scuola. Tutti sono stati fondamentali e importanti, soprattutto i ragazzi che hanno messo a disposizione il loro impegno e il loro entusiasmo e si sono davvero immedesimati nelle storie che avevano contribuito a riscoprire.  A inizi di aprile Aurelia, che vive a Genova, mi ha informato della sua decisione di venire nel salernitano insieme al marito, dottor Carlo Arzani, per conoscere altri luoghi legati allo zio Jenno (questo il nome ungherese di Eugenio). A Campagna ha potuto contare sulla collaborazione di Marcello Naimoli e Michele Aiello.

A Polla, grazie alla collaborazione del collega Massimo Caggianese, del sindaco Massimo Loviso, dell’assessora Rossella Isoldi, di Domenico Priore, del parroco don Luigi Terranova ha potuto avere le informazioni che cercava. La sua emozione nel vedere le pagine relative allo zio era palpabile e incontenibile. Nell’articolo che Aurelia ha pubblicato per “La Voce di Fiume” parla di una “mitzvah“, una buona azione/missione che ha portato a termine attraverso la posa delle pietre d’inciampo. Noi tutti abbiamo contribuito, nel nostro piccolo, a far sì che anche altri tasselli della storia di Eugenio, uomo schivo e silenzioso, venissero a galla. È stata, in fondo, anche per noi una “mitzvah” che ci ha arricchito vicendevolmente di emozioni e sensazioni indimenticabili.

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1 comment

  1. Congratulazioni a tutte le persone che si sono adoperate per approfondire questo argomento e mantenere viva la memoria dei miei cari. Claudia Werndorfer. (grazie di cuore).

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