Di Giuseppe Geppino D’Amico
Nei giorni scorsi ValloPiù ha pubblicato un ampio servizio relativo al convegno sulle Aree interne che si è tenuto a Roma, presso la sede del CNEL. L’iniziativa ha riunito amministratori locali, rappresentanti istituzionali e del mondo associativo e accademico, con l’obiettivo di definire nuove strategie di sviluppo e di rilancio dei territori interni, per dare una risposta ai processi di desertificazione e innescare un percorso non di abbandono, ma di ricostruzione. Per il Vallo di Diano è intervenuta la presidente del GAL, Angela D’Alto. Torniamo ad occuparcene perché quanto emerso dal convegno va in direzione opposta rispetto ad alcune proposte contenute nel “Piano strategico nazionale per le aree interne” (Psnai), contestate dai Vescovi italiani.
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Per il Piano Strategico nazionale per le aree interne “la popolazione può crescere solo in alcune grandi città e in specifiche località particolarmente attrattive”. In particolare, non è condivisibile l’Obiettivo 4 della Strategia nazionale, che parla di “accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”. In difesa dei piccoli centri del Sud si è levata alta la voce dei Vescovi, che al termine di un incontro tenuto a Benevento hanno approvato un documento di condanna del piano, partendo dalla convinzione che “in questi luoghi in cui la vita rischia di finire, essa può invece assumere una qualità superiore”. Per i Vescovi è necessario “ribaltare la definizione delle aree interne, passando da un’esclusiva visione quantitativa dello spazio e del tempo – in cui è ancora il concetto di lontananza centro-periferia a creare subalternità – a una narrazione che lasci emergere una visione qualitativa delle storie, della cultura e della vita di certi luoghi”.
La Giornata di studio del CNEL, basata su un documento dal titolo “Osservazione e Proposte. Rigenerazione e ripopolamento delle aree territoriali marginali”, ha ribadito l’importanza di una visione unitaria per le aree interne, puntando su semplificazione amministrativa, coesione territoriale e valorizzazione del capitale umano. Nel documento è stato inserito anche il dossier di Eutalia, “La politica nazionale per le aree interne (SNAI): analisi dello stato dell’arte e indicazioni di policy”.
Per Eutalia, “la Strategia Nazionale per le Aree Interne rappresenta un tassello fondamentale per lo sviluppo equo e sostenibile del Paese, ma il quadro emerso evidenzia criticità strutturali che necessitano di interventi urgenti e mirati. Per garantire il successo della nuova fase di programmazione, è necessario adottare un approccio pragmatico e innovativo, che metta al centro la semplificazione burocratica, il rafforzamento delle capacità amministrative e una gestione più integrata e trasparente delle risorse finanziarie. Solo in questo modo sarà possibile trasformare la SNAI in un vero motore di crescita per le aree interne, invertendo le tendenze di declino demografico ed economico e garantendo ai cittadini di questi territori pari opportunità di sviluppo e accesso ai servizi rispetto al resto del Paese. Questo richiede coraggio politico, visione strategica e una gestione più efficace, affinché le aree interne non restino solo un obiettivo sulla carta, ma diventino protagoniste del rilancio economico e sociale dell’Italia”. Coraggio e visione strategica si richiedono anche alle amministrazioni locali.
La tutela dei centri storici dei piccoli paesi interessa da vicino il Vallo di Diano e va posta in una problematica più ampia che ruota da anni intorno alla necessità di conciliare la salvaguardia del patrimonio antico con le tendenze urbanistiche moderne. Ai centri storici bisogna garantire innanzitutto la rivitalizzazione, affinché rimangano centri pulsanti di vita. Non si deve consentire che ai nuclei storici abitati siano sottratte attività e presenze che li avevano animati e caratterizzati, trasferendo altrove servizi, botteghe e uffici. Chi vive nei centri storici non deve sentirsi emarginato, privato di quelle forme di vita e di quei vantaggi che possano trattenerlo nei luoghi dove sono le radici storiche della sua esistenza. Quando dal centro storico si sposta la sede del Municipio, della Caserma dei Carabinieri (nei piccoli centri autentico baluardo contro l’illegalità), delle Scuole o della Banca, significa invitare gli abitanti a spostarsi anch’essi. Occorre, invece, garantire a chi resta quella dignità di vita e quei vantaggi legati alla moderna civiltà.
I centri storici del Vallo di Diano consentono questa operazione conservativa, pur nell’ambito dell’apertura verso il moderno.
Gli strumenti ci sono: la Comunità Montana del Vallo di Diano è stata individuata come Area Pilota della Regione Campania, esempio per altre zone d’Italia. In epoca più recente il Comune di Sanza, nel cui territorio si trova il Monte Cervato (la vetta più alta della Campania), è destinatario di un cospicuo finanziamento PNRR come “albergo diffuso” nell’ambito del progetto pilota “Sanza, il borgo dell’accoglienza”.
Importanti iniziative di tutela dei centri storici ci sono state già in passato:
- Teggiano ha mantenuto il suo nucleo storico quasi intatto, rendendolo funzionale e immune da contaminazioni e alterazioni. Le Chiese e i monumenti vivono in un’atmosfera storica che unisce presente e passato.
- A Polla, il terremoto del 1980 ha offerto l’occasione di intervenire nel comparto denominato Serrone, con un restauro che ha preservato la tipologia strutturale originaria. La vecchia Casa Comunale (ex convento di Clarisse) è stata restaurata e destinata nuovamente a ospitare gli uffici municipali.
- Sempre a Polla, l’ex Convento dei Cappuccini è stato ristrutturato e adibito ad attività sociali e culturali.
- Ad Atena Lucana, nel vecchio Municipio chiuso da tempo, è stato allestito il Museo Archeologico istituito nell’ambito degli Itinerari turistico-culturali.
- A Caggiano, la recente apertura dei due musei di arte moderna realizzati dalla Fondazione Morra di Napoli dimostra che antico e moderno possono coesistere.
Da questi esempi emerge la consapevolezza che, se si vuole salvaguardare l’antico, bisogna farlo camminare al passo con i tempi. In un presente difficile per tutti, è il futuro che dovrà guidarci, ma è il passato che dovrà ispirarci. È opportuno, quindi, che i due momenti possano camminare insieme.


