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“Gerri” è su Netflix: parla il regista Giuseppe Bonito, originario di Sala Consilina

Da Sala Consilina a Netflix passando per Rai 1: èil percorso di Giuseppe Bonito, regista originario del Vallo di Diano, che con la serie “Gerri” ha conquistato già il pubblico televisivo nazionale, e che da domani si prepara al debutto sulla nota piattaforma streaming globale. La serie, tratta dai romanzi di Giorgia Lepore, dopo l’ottima accoglienza su Rai 1, è disponibile su Netflix da oggi. Ricordiamo che tra i protagonisti della serie c’è anche Cristina Cappelli, talentuosa attrice originaria anche lei di Sala Consilina. In una lunga intervista rilasciata a Giulia Prosperetti per QN – Il Quotidiano Nazionale, Giuseppe Bonito racconta retroscena, scelte artistiche e prospettive future di questo progetto che ha saputo unire temi delicati, attualità e qualità narrativa. “È una serie in cui ho sempre creduto ma l’uscita è stata più volte rinviata e temevo che la sua collocazione a maggio fosse penalizzante per gli ascolti. Questa accoglienza parte del pubblico è stata una grande e piacevolissima sorpresa”, spiega Giuseppe Bonito. Tra gli elementi vincenti, il regista sottolinea soprattutto il cast. La scelta di affidare il ruolo da protagonista a Giulio Beranek, volto non ancora popolare per il pubblico Rai, si è rivelata azzeccata. Accanto a lui, il resto del cast ha contribuito al risultato. Fondamentale anche la solidità della scrittura, legata ai romanzi da cui la serie è tratta, e l’ambientazione suggestiva.

Giuseppe Bonito, regista di Sala Consilina, sul set di GERRI

Sul discusso finale e la possibilità di una seconda stagione, il regista chiarisce: “Quando abbiamo girato ci siamo lasciati una porta aperta ma senza nessuna certezza che ci sarebbe stata una seconda stagione. Nonostante il successo, e anche se se ne comincia a parlare, ancora non abbiamo la certezza che si faccia. Però, visti i risultati, adesso abbiamo qualche motivo di fiducia in più. È una possibilità, ma prima di attivare una scrittura aspettiamo una conferma”. Un altro aspetto approfondito da Bonito riguarda i romanzi di Giorgia Lepore: “Quando abbiamo girato Gerri -spiega il regista salese- i romanzi erano solo tre e la serie, per ragioni di format, doveva avere quattro episodi: quindi ne abbiamo inserito uno, il secondo, inedito. Quando l’ha visto Giorgia ha detto «avrei potuto benissimo scriverlo io» e la cosa mi ha fatto molto piacere”.

Sul rapporto personale con l’attore protagonista, Giulio Beranek, il regista rivela: “Giulio per me è una sorta di fratello minore, ci conosciamo da una vita. Più di 15 anni fa, quando facevo l’aiuto regista, l’ho scoperto io per un film che si chiamava ‘Marpiccolo’. Essendo figlio di una famiglia di giostrai viene da una dimensione che certo non è quella di Rom, ma ha la stessa natura nomade, è cresciuto in un camper, in roulotte. Facevo fatica a immaginare un attore che potesse interpretare un poliziotto di origine rom, lui ha un vissuto che gli conferiva una credibilità in più. Ha fatto ben sei provini ma non abbiamo avuto dubbi sul fatto che fosse lui quello giusto”.

Anche l’affrontare un tema come lo stigma verso la comunità rom non ha trovato ostacoli nella produzione: “Quando è stata prodotta lo scenario politico non era quello odierno. Certo, dopo i molteplici rinvii che ha subito la serie, qualche domanda ce la siamo fatta. Ma penso di poter affermare che il problema fosse quello, penso più a logiche di palinsesto. Per il resto è una serie che abbiamo girato in grande sinergia con Rai Fiction”, chiarisce Bonito.

Un aspetto peculiare riguarda infine l’ambientazione. Anche se i romanzi sono ambientati a Bari, la produzione ha scelto altre location pugliesi, ed il motivo lo svela lo stesso regista: “Abbiamo scelto di ambientare la serie nella provincia ‘Bat’ (Barletta-Andria-Trani) perché volevamo una Puglia più inedita. Una Puglia leggermente diversa da quella estiva e mediterranea che siamo abituati a vedere. Avendo girato nei mesi tardo-invernali e primaverili la serie ha questa ambientazione molto ventosa, a tratti malinconica, affascinante, che si sposa bene con la temperatura dei personaggi. Non conoscevo quei territori e devo dire che per me da regista, avere uno sguardo vergine sui posti, è una condizione ideale”.

Infine, uno sguardo al futuro: “Sto lavorando a due film per il cinema ma, per scaramanzia, non ne parlo finché non parte il primo ciak. Nella televisione mi sono trovato molto bene e spero di ritornarci quanto prima”, conclude Bonito.

(Fonte: intervista di Giulia ProsperettiQN – Il Quotidiano Nazionale, 16 giugno 2025)

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