Di Giuseppe Geppino D’Amico

La Festa della Repubblica a Teggiano è stata celebrata anche quest’anno con una cerimonia intensa e ricca di significato, che ha unito memoria storica, identità nazionale e coinvolgimento civico. “Una giornata che ci ricorda il valore della democrazia, della libertà e della partecipazione civica. È un momento per riflettere sul significato profondo della nostra Costituzione, che rappresenta il fondamento della nostra convivenza civile” – ha dichiarato il sindaco Michele Di Candia, ricordando come “il 2 giugno 1946, con un referendum storico, gli italiani scelsero la Repubblica. Fu un momento di rinascita e di affermazione dei valori di libertà e democrazia. Per la prima volta, il diritto di voto fu esteso anche alle donne, segnando un passo decisivo verso l’uguaglianza”.

Durante la cerimonia, ai giovani che hanno raggiunto la maggiore età è stata donata una copia della Costituzione Italiana, in un gesto simbolico di grande significato civico.
Un altro momento particolarmente emozionante è stata la scopertura del busto dedicato a Giovanni Matina, medico teggianese e figura di spicco del Risorgimento italiano.
“Un gesto -ha sottolineato ancora il sindaco- che ci ricorda l’importanza di onorare coloro che hanno contribuito alla costruzione della nostra identità nazionale” .
Nel corso dell’iniziativa sono intervenuti, tra gli altri, Padre Antonio De Luca, Vescovo della diocesi; il consigliere regionale Corrado Matera; l’on. Enzo Mattina, discendente dell’eroe teggianese; il prof. Carmine Pinto, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Salerno, oltre ad assessori e consiglieri comunali.
In apertura della manifestazione, è stata deposta una corona di alloro dinanzi al monumento che ricorda gli Eroi delle Guerre Mondiali in Piazza Mons. Valentino Viglione, in un omaggio sentito che idealmente collega Teggiano alla cerimonia nazionale dell’Altare della Patria.
Giovanni Matina, il coraggio garibaldino che nasce a Diano

Giovanni Matina fu protagonista delle vicende che portarono all’Unità d’Italia, non solo per essere stato uno dei Mille, ma per l’intensa attività cospirativa condotta negli anni precedenti.
Arrestato dalla polizia borbonica nel 1857 alla vigilia della spedizione di Carlo Pisacane, fu incarcerato fino all’ottobre 1859. Dopo l’esilio a Genova, rientrò clandestinamente a Napoli per riorganizzare il Comitato dell’Ordine.
Nuovamente arrestato, fu detenuto a Castel dell’Ovo, ma dopo la liberazione si recò direttamente da Garibaldi, che nel frattempo stava risalendo la Penisola. A Salerno, lo stesso Garibaldi lo nominò Prodittatore con pieni poteri.

Di lui Lorenzo Curzio scrisse: “Giovanni Matina da Diano in Principato Citra, uomo di svegliato ingegno e caldo patriota, è stato il direttore in capo della cospirazione salernitana nel fine di migliorare le sorti della patria, precise dopo il suo ritorno da Genova nel 1859”.
Non meno eloquente il giudizio di Antonio Alfieri d’Evandro: “Matina era proprio nato a capitanare una rivoluzione. Taglia alta nella persona, membra maschie e piene di vigore, negre barba e chioma, folte sopracciglia, sguardo tra il fiero e il benevolo, parea la parola, animo indomato, audacissimo”.
Il 27 agosto 1860, insieme a Lorenzo Curzio e altri patrioti, proclamò decaduto il Governo Borbonico, instaurando quello di Casa Savoia. La rivolta si diffuse rapidamente nel Cilento, nel Vallo di Diano, nelle zone di Campagna e Buccino. Il 30 agosto, Matina entrò a Sala Consilina, sede del distretto, imponendo le dimissioni al sottintendente e assumendo la guida del Governo Prodittatoriale, affiancato da Luigi Fabrizi e Antonio Alfieri d’Evandro.

In pochi giorni, oltre diecimila uomini confluirono nel Vallo di Diano. Le truppe furono dislocate in punti strategici come la Certosa di Padula, Campestrino, lo Scorzo di Sicignano, Postiglione e Buccino. Il comando militare fu stabilito ad Auletta. Quelle forze, commentò poi il Fabrizi, “permisero al Generale Garibaldi di portarsi in Napoli il giorno 7 settembre: quantunque staccato dalle proprie forze vincitrici in Calabria”.
Dopo l’Unità d’Italia, Giovanni Matina fu eletto nel primo Parlamento nazionale.
La memoria che resta
Nel Vallo di Diano, la memoria di Giovanni Matina è ancora viva: una via, una piazzetta e il Circolo Sociale portano il suo nome. Nel palazzo municipale di Teggiano è custodito un quadro del 1864, realizzato dal pittore napoletano Marco De Gregorio, che lo ritrae in camicia rossa. Il suo profilo è stato ricostruito nel libro di Michelangelo Cimino, “Giovanni Matina. Breve biografia di un cospiratore salernitano”, pubblicato da Galzerano Editore nel 2002. Anche le città di Salerno e Napoli ne custodiscono la memoria: a Salerno con una via a lui dedicata, e a Napoli con un busto collocato nel cimitero di Poggioreale, vicino alla cappella di Matilde Serao.