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Intervista a Padre Jean-Louis Ska – Nicola Russo per Vallo Più

Di don Nicola Russo

Padre Jean-Louis Ska

 – Professore, cominciamo dal papillon. Di una cosa sono sicuro: l’uso della cravatta a farfalla, trattandosi di padre Ska, non risponde a un gusto… egocentrico o mondano. C’è senz’altro un significato, in linea con la serietà di chi lo porta. Me ne vuole parlare?

Non vi sono ragioni speciali, solo il ricordo di un vecchio amico che portava sempre una farfalla piuttosto che una cravatta. Inoltre, la farfalla è semplice da trasportare. Ultima cosa: dopo tanti anni, sono diventato un discepolo di papa Celestino I (380 – 432) che disse: i sacerdoti non devono distinguersi dal vestito, bensì dalla sapienza e dalla virtù.

– Nella vita di ogni uomo ci sono ore difficili, insidiate dalla noia, dalla tristezza, dalla solitudine. La lettura della Scrittura in queste ore è un grande aiuto. Nei momenti “delicati” a quali pagine bibliche ricorre volentieri?

La lettura della Scrittura è uno dei modi di superare i momenti di “accidia” per usare il vocabolario dei maestri di vita spirituale. Vi sono diversi mezzi, come cambiare ambiente, come fare una bella passeggiata, oppure passare un momento con cari amici. Per quanto riguarda la Scrittura, ciascuno ha le sue preferenze. Qualche consiglio: la vocazione di Mosè con tutte le obiezioni; il Salmo 77, una meditazione di una persona scoraggiata che trova consolazione nel ricordo della storia della salvezza, in particolare l’esodo; il Salmo 103, un inno alla misericordia, l’immensa misericordia di Dio; il Salmo 139, meditazione sulla misteriosa presenza – onnipresenza – di Dio nella vita di ciascuna creatura; ricordo anche Esodo 14,1-31, ove il popolo d’Israele riesce a superare le sue paure; nelle lettere di Paolo, ci sarebbe da leggere 2Corinzi 12,7-10 oppure Filippesi 3,8-16. Nel vangelo, ho una certa inclinazione per il capitolo 11 di Giovanni, forse perché il racconto della risurrezione di Lazzaro appare in un momento cruciale nel romanzo di Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo. Mi rileggo anche ogni tanto la parabola del grano che cresce da solo in Marco 4,26-29. Ecco qualche spunto di riflessione.

 – La sera del 7 novembre 1628 don Abbondio, quando ebbe l’incontro con i “bravi”, se ne stava tornando a casa (“bel bello”), leggendo il Breviario. Ma la lettura dei Salmi, fatta ogni giorno, non lo cambiava. Lettura fatta certo per dovere, senza intima partecipazione: è il rischio che corre ogni credente. “Leggere bene – Lei ha detto in alcune occasioni – significa leggere lentamente”. Vuole dirmi qualcosa a proposito della lettura fatta bene, in particolare della Scrittura?

Leggere bene e attentamente significa, penso, leggere con domande chiare in testa. Mi è stato chiesto di dare un breve corso sui Salmi tempo fa e mi sono reso conto che, dietro a ciascun salmo c’è una situazione umana particolare. Qual è la situazione del salmista che lo invita a rivolgersi verso Dio, verso il cielo? Perché non si rivolge verso altre persone? Quali sono i sentimenti che animano la sua preghiera? E come sono “purificati” dalla preghiera? Sui Salmi, esiste un testo meraviglioso: la lettera di Atanasio a Marcellino. Si trova anche facilmente su internet. Quando si legge un testo, la domanda essenziale è semplice: perché è stato scritto? Qual è il motivo, ciò che ha mosso una persona a mettere per iscritto tale testo?

 – Oltre la Bibbia, quali libri legge volentieri nel tempo libero?

Un libro che mi è piaciuto molto quando ero giovane è Il diario di un curato di campagna di George Bernanos. Ho letto anche con piacere i grandi autori russi: Dostoevskij, Tolstoij, Turgenev, Cechov, Gogol, senza dimenticare Boris Pasternak (Il dottor Zivago). Negli ultimi tempi ho scoperto la letteratura giapponese. Raccomando vivamente Le memorie di un gatto della scrittrice Iro Arikawa. Delizioso e commovente. Altri romanzi giapponesi che mi sono piaciuti particolarmente: di Akira Mizubayashi, Anima spezzata, soprattutto se ti piace la musica; di Ogawa Ito, La cartoleria Subaki. I romanzi giapponesi sono delicatissimi e si scopre anche un mondo molto diverso dal nostro. In italiano ho letto una bella serie di romanzi scritti da Andrea Camilleri. Raccomando soprattutto Il ladro di merendine. Fra i gialli, ho letto più di un libro scritto dai fratelli Carofiglio, o quelli di Maurizio De Giovanni. Un giallo permette ogni tanto di cambiare le idee. Conan Doyle e Agatha Christie sono dei classici, e sempre piacevoli. Altrimenti, ho trovato molto bello il romanzo Otto montagne di Paolo Cognetti.

 – Rimanere fedeli a Cristo: ovvero superare lo scandalo della “via stretta” che il discepolo deve affrontare quotidianamente sulle orme del Maestro. Consigli a un quarantenne/cinquantenne su questo punto.

Si parla spesso della “difficile quarantena”. È un momento speciale nella vita perché inizia la “seconda meta”. Un giovane di venti o trent’anni non ci pensa molto. Ha tanti anni davanti a sé. A partire da quarant’anni, si inizia a fare un primo bilancio, a chiedersi qual è il significato della vita, a chiedersi: che cosa ho fatto? Oppure: ho fatto bene? È il momento di approfondire le sue motivazioni. Inoltre, penso che verso i quaranta o cinquant’anni, uno inizia a pensare a quello che lascia o lascerà dietro di sé. È importante aprire gli occhi, vedere chi sta dietro e quello che si può fare per chi segue… Che cosa faccio per la futura generazione? Per il mondo di domani?

Grazie di cuore, Padre.

NICOLA RUSSO

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1 comment

  1. Il personaggio è interessante e l’intervistatore è una rivelazione. Entrambi sacerdoti, ma con serio retroterra culturale e una forte vocazione a capire dove sta andando il nostro tempo.

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