di Giuseppe D’Amico
La notizia della morte di Papa Francesco ha destato profondo cordoglio e grande commozione anche nel Vallo di Diano. Il Vescovo Padre Antonio De Luca e i parroci della Diocesi stavano organizzando il viaggio per il Giubileo previsto per il 30 aprile prossimo.
Di Papa Francesco vogliamo ricordare due notizie che, sia pure indirettamente, interessano il Vallo di Diano. Jorge Mario Bergoglio decise di farsi sacerdote nella chiesa di San José de Flores a Buenos Aires. Era la sua parrocchia di origine, dove ha avuto la sua prima esperienza di vocazione sacerdotale. In questa chiesa, infatti, ha avuto un incontro che lo ha portato a prendere questa decisione importante per la sua vita. Il 21 settembre 1953, in occasione della Giornata dello studente, prima di uscire con gli amici, entra nella chiesa di San José de Flores come “chiamato” da una forza superiore. Lui stesso ha raccontato, molto tempo dopo, che scese dal bus con cui si stava recando a trovare gli amici, entrò in San José, dirigendosi direttamente al primo confessionale sulla sinistra. Fu come una rivelazione e quando terminò di confessarsi ebbe la certezza che doveva farsi sacerdote. Ricordando in seguito la nascita della sua vocazione sacerdotale scriverà: “Mi accadde qualcosa di raro, lo stupore di un incontro. Mi resi conto che mi stavano aspettando. Questa è l’esperienza religiosa: lo stupore di incontrare qualcuno che ti stava aspettando. Da quel momento per me Dio divenne colui che ti precede. Uno lo sta cercando, Lui ti cerca per primo”. Anche da cardinale aveva continuato a frequentare la Chiesa di San Josè e negli ultimi anni, prima di trasferirsi a Roma, vi ha celebrato l’Eucaristia in occasione della domenica delle Palme.
ALEJANDRO MARMO con PAPA FRANCESCO
La Chiesa dedicata a San José era stata ricostruita da un sacerdote di Padula, don Feliciano De Vita, emigrato in Argentina nel febbraio 1867 e, dopo poco tempo, tra la sorpresa generale, era già in grado di tenere la prima predica in lingua spagnola dedicando un panegirico alla Vergine della Misericordia. Il 26 aprile del 1878 la sua abnegazione ed il suo zelo per la gloria di Dio e la cura delle anime furono nuovamente premiati con il trasferimento alla parrocchia di San José de Flores dove, in breve tempo, posò la prima pietra per la costruzione di un grandioso tempio che lascerà come ricordo imperituro ai suoi fedeli e che senza alcun dubbio immortalerà il suo nome. Infatti, con la sua vasta dottrina e con la forza della sua notevole personalità Monsignor De Vita non tardò ad ispirare la simpatia della popolazione tanto da riuscire ad indurre tutti, anche i protestanti, a profondere notevoli somme per l’erezione del nuovo tempio. Nella nuova parrocchia non mancò di curare la carità istituendo, tra l’altro, anche l’associazione delle dame di San Vincenzo de’ Paoli. Per la sua poliedrica attività Don Feliciano fu elogiato dal Sommo Pontefice e complimentato di un calice. Inoltre, fu insignito dei titoli di Canonico Onorario di Buenos Aires, Cappellano d’onore dell’insigne Basilica Lauretana, commensale e familiare perpetuo di Sua Santità ed avvocato pontificio del Circolo di San Pietro.

A Papa Bergoglio ha dedicato due opere in ferro battuto (Il Cristo obreros e la Madonna di Lujan) lo scultore argentino Alejandro Marmo, figlio di un emigrato da San Rufo negli anni ’60 del secolo scorso. Marmo lo aveva conosciuto quando Jorge Mario Bergoglio era ancora l’illuminato Arcivescovo di Buenos Aires che visitava spesso le periferie. E si erano trovati subito in una sintonia di visione e di fede, iniziando un rapporto di amicizia che quando Bergoglio è stato eletto Papa ha portato Alejandro Marmo a realizzare per il Santo Padre due opere esposte nei giardini del Vaticano, la “Vergine di Lujan” e il “Cristo Operaio”.Le due sculture sono state realizzate in collaborazione con un gruppo di ragazzi “difficili”, emarginati, arrivati dall’Argentina per realizzare questo progetto. Da sempre, infatti, l’artista guarda con attenzione ai ragazzi delle periferie argentine ed ai ragazzi “esclusi” per i quali sta portando avanti diversi progetti, anche con il sostegno di Papa Francesco.
Di origine italiana, nato in una modesta famiglia di immigrati (il padre originario di San Rufo, la madre greca di origini armene), come moltissimi di quelli che hanno costruito l’Argentina attuale, tra gli attrezzi da fabbro del padre e la macchina da cucire della madre, Alejandro ha sviluppato il suo talento improntato sulla fatica e il sacrificio.
La materia prima delle due opere d’arte è costituita dai materiali di scarto che lo scultore ha raccolto nelle fattorie del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo. Questo perché Marmo ha fatto degli scarti del mondo la sua materia prima artistica e sociale: pezzi di metallo, lattine usate, lucchetti, catene, pezzi di biciclette arrugginiti, ingranaggi, ferramenta. Tutto ciò che il mondo abbandona all’incuria, lui trasforma in opera d’arte, dando vita a imponenti sculture, che sembrano pulsare di vita.
Grazie Geppino per queste meravigliose note storiche, grazie perché tu Geppino ci fai sentire partecipi di un passato ed un presente che di cui possiamo andare orgogliosi !