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Con-Tatto – Roscigno vecchia, il dramma delle frane ha radici antiche: “Un paese che continuamente cammina” (VIDEO)

Di Giuseppe Geppino D’Amico

La visita di un antico maniero è sempre fonte di sorprese. È il caso del Castello Giuliani di Roccadaspide che ho visitato di recente. Fu costruito intorno al 1245, ai tempi di Federico II. Nel corso della visita il proprietario, Ettore Giuliani, discendente da nobile famiglia, oltre ad illustrare la storia del castello e del casato ha mostrando diversi cimeli di grande valore storico. A richiamare la mia attenzione un gruppo di foto scattate tra il 1901 e il 1909 che testimoniano la vicenda del vecchio borgo di Roscigno, definito già nell’agosto del 1884 “Un paese che continuamente cammina”.

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Pur conoscendo la storia e le vicende di Roscigno Vecchia, le foto custodite nel castello di Roccadaspide mi hanno indotto a chiedere al proprietario come mai quelle foto fossero lì. L’illustre ospite ha spiegato che un suo antenato, Gaetano Giuliani, Deputato del Regno d’Italia per quattro legislature, si era molto impegnato per favorire la ricostruzione del borgo, abbandonato perché a rischio frane.  Una ricerca negli atti parlamentari ha consentito di rinvenire alcune notizie interessanti. In particolare, il 7 luglio del 1902, a Racconigi (in provincia di Cuneo) dove si trovava in quel periodo, il Re Vittorio Emanuele III firmava e promulgava la legge 301, in tutto 5 articoli recanti “Provvedimenti pei Comuni di Roscigno, Colliano e Aliano”. Particolarmente interessanti i primi due articoli: “1) È accordata, a titolo di concorso, la somma di L. 140,000 al Comune di Roscigno e di L. 17,000 al Comune di Colliano, in provincia di Salerno, per la ricostruzione degli edifici pubblici e delle case dei proprietari meno agiati, rese inabitabili dal pericolo di franamenti; e la somma di L.15,000 al Comune di Aliano, in provincia di Potenza, per l’esecuzione di opere di consolidamento della frana minacciante l’abitato. Le suddette opere dovranno eseguirsi a cura e su progetti del Genio Civile, sentiti i rispettivi Consigli Comunali. Le opere realizzate dalla presente Legge e dalla L.7 luglio 1901, n. 325, sono dichiarate di pubblica utilità”. Con il successivo articolo 2 la stessa legge autorizzava “a concedere prestiti fino alla concorrenza di L. 138,500 al Comune di Roscigno, di L. 15,000 al Comune di Aliano e di L. 62,000 al Comune di Colliano per metterli in grado di provvedere alla completa esecuzione delle predette opere di ricostruzione e di consolidamento. Tali mutui saranno accordati ai tre Comuni per la durata di anni 35, e con l’interesse del 5 per cento”. Sull’argomento l’attenzione dell’on. Giuliani non venne mai meno. Il 16 maggio del 1901 aveva presentato una interrogazione “agli onorevoli ministri dell’Interno, dei Lavori pubblici e del Tesoro circa i provvedimenti per la frana di Roscigno”.  Che il paese fosse a rischio frane lo si sapeva da tempo. Infatti, il 2 agosto 1884 il ministro dei lavori pubblici mandò un ingegnere a vedere in che stato stessero le cose, e quell’ingegnere constatò che il comune di Roscigno si trovava in questa condizione: “L’infiltrazione continua dell’acqua rende il sottosuolo, di natura argilloso, lubrico al punto che l’abitato si sposta, con una perenne successione di ordii e di frane, e questo Comune continuamente cammina”.

In aiuto dell’on. Giuliani si schierò un altro deputato meridionale, Ettore Ciccotti, uomo di grande cultura, lucano ma eletto a Napoli. Queste le sue parole: “Poiché gli abitati sono fatti per star fermi e non per camminare, non è difficile immaginare quale e quanto è il pericolo, quale è la condizione di quella popolazione che, rincasando la sera, non sa se il mattino seguente si ridesterà, o si ridesterà magari nel fiume sottostante. Volete che avvenga là quello che è avvenuto ad Acerenza? Che abbiate un giorno o l’altro a deplorare non solo perdita di averi, non solo franamenti di case, ma anche perdita di vite? Ecco perché io richiamo in tempo il Governo all’adempimento delle sue promesse. Per parità di condizioni, poiché avete avuto occasione d’applicare quella misura ad una parte d’Italia (il riferimento è ai benefici concessi ai comuni della Liguria colpiti da un terremoto nel 1887, N.d.R.) applicatela anche al comune di Roscigno, e questo non sarà altro che l’adempimento di un dovere da parte del Governo. Ma mettetevi di buona voglia, tagliate corto alle formalità, portate subito a termine la cosa”. Come si evince dalle parole dell’on. Ciccotti già allora i parlamentari meridionali lamentavano disparità di trattamento rispetto al Nord.

Da parte sual’on. Giuliani così si espresse: “Sono assai grato all’ onorevole Ciccotti per aver anch’egli portato alla Camera l’eco dolorosa delle tristissime condizioni cagionate da una frana irrefrenabile, al comune di Roscigno, che è fra i ventuno Comuni del Collegio che ho 1′ onore di rappresentare; e per avermi procurata l’occasione di ricordare quanto feci in proposito con interrogazioni e interpellanze, con discussioni sul bilancio dello interno e con penose viae crucis al Ministero dell’Interno ed agli altri due del Tesoro e dei Lavori pubblici. Infatti nella tornata del 9 dicembre 1896 su mia interrogazione venne un primo affidamento”. Affidamento che, evidentemente, non incontrò la soddisfazione di Giuliani, che tornò più volte sull’argomento. 

Il resto della storia è noto: a partire dal 1909 l’esodo è avvenuto per gradi: le singole famiglie si trasferivano solo dopo essere riuscite a costruire una casa nel nuovo abitato, due chilometri più in alto. Il grosso dei trasferimenti avvenne negli anni ’60. Nel 1965 i due borghi contavano circa 1.500 abitanti e c’erano due sezioni elettorali, una nel vecchio borgo e l’altra nel paese nuovo. Nel 1970 le due sezioni furono unificate e sistemate nel nuovo borgo. Oggi, a causa dell’emigrazione, il numero degli abitanti con fissa dimora è sceso a circa 500.

La storia di Roscigno è particolarmente suggestiva a cominciare dal nome che la tradizione fa risalire a “ruisonor”, termine spagnolo che significa “usignolo”. Ma c’è chi pensa al nome latino che ha lo stesso significato: non a caso sul vecchio stemma comunale campeggiava la scritta “Luscinia cantat”. Quindi il nome del paese sarebbe legato proprio al canto degli usignoli che ancora oggi è possibile ascoltare.  Attualmente il vecchio borgo fa parte del Parco del Cilento-Vallo di Diano e Alburni e, quindi, a pieno titolo è Patrimonio UNESCO da salvaguardare. Speriamo sia davvero così!

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