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Regione Campania, via libera al terzo mandato di De Luca ma le incognite -nonostante il cornetto portafortuna- restano tante

Per Benedetto Croce, filosofo abruzzese-napoletano, “la superstizione è qualcosa che non esiste ma di cui bisogna tenere conto”. Deve esserne convinto anche Vincenzo De Luca (filosofo e politico lucano-salernitano e presidente della Regione Campania) se nella riunione del Consiglio di ieri, al momento dell’inizio della votazione, durante l’intervento del consigliere Tommaso Pellegrino (“Vincenzo De Luca sarà il nostro candidato alle prossime regionali”) della legge per il terzo mandato, ha tirato fuori, mettendolo bene in vista, un cornetto rosso portafortuna che, come è noto, specialmente a Napoli ha una notevole funzione apotropaica: l’esito del voto a volte presenta sorprese per cui è meglio prendere le dovute precauzioni! L’idea ha funzionato perché l’Assemblea ha approvato la norma con notevole scarto. Hanno votato a favore i consiglieri di maggioranza (compresi sette degli otto consiglieri del PD, con l’eccezione di Bruna Fiola che si è astenuta), l’ex candidata dei cinque Stelle, Valeria Ciarambino (“È giusto che si prosegua il lavoro e De Luca chieda il voto agli elettori”), e Gennaro Cinque del gruppo di opposizione “Caldoro Presidente”. Hanno espresso voto contrario i consiglieri del Centrodestra e dei cinque Stelle. Per Stefano Caldoro, quattro anni fa presidente uscente e sconfitto da De Luca, quella approvata ieri “è una legge ad personam”; Per niente d’accordo i Deluchiani di stretta osservanza: “È un voto contra personam”, cioè contro De Luca e basta.

Al termine della seduta non sono mancate prese di posizione soprattutto da parte di vari esponenti politici. In particolare, da Roma, dove era impegnato in Parlamento, il Viceministro agli Esteri, Edmondo Cirielli (FdI, uno dei possibili candidati per il Centrodestra alle regionali dell’anno prossimo insieme al Forzista Fulvio Martusciello, al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e all’imprenditore Antonio D’Amato) ha rilasciato una breve dichiarazione: “Penso che giuridicamente (la legge) non abbia un fondamento valido e credo che il governo impugnerà la norma”. Sempre da Roma ma da sponda opposta è arrivata l’opinione di Igor Taruffi, responsabile organizzazione nella segreteria nazionale del Pd: “Prendiamo atto del voto del Consiglio regionale della Campania che di fatto apre alla possibilità di un terzo mandato per l’attuale presidente della Regione. Deve però essere chiaro che il voto espresso oggi non sposta di un millimetro la posizione del Pd nazionale sul limite dei due mandati per le cariche monocratiche. Al di là del voto di oggi, quindi, Vincenzo De Luca non sarà il candidato presidente sostenuto dal Pd alle prossime elezioni regionali”. È evidente che, se come sembra, il PD continuerà nell’ostracismo verso De Luca dovrà trovare un candidato spendibile che, almeno finora, all’orizzonte non c’è. E cosa succederà ora che i consiglieri regionali del PD hanno disatteso le precise indicazioni provenienti dalla capitale? Prima della votazione, commentando con i giornalisti presenti prima di entrare in aula il capogruppo Mario Casillo ha sostenuto che “non si può buttare a mare il lavoro fatto in questi nove anni. Ho scritto anche alla segretaria: il cardine della coalizione sia il PD e il lavoro fatto dal nostro presidente. Spero possiamo governare insieme, con tutto il PD e De Luca per i prossimi cinque anni”.

Poco dopo, intervenendo in aula per la dichiarazione di voto, Casillo ha così motivato il voto favorevole del gruppo PD: “Noi avremmo preferito che la norma fosse approvata più in là. Ma abbiamo anche chiesto che la norma vada di pari passo con la discussione nella coalizione di chi sarà il candidato”. Quindi, ha ricordato che il documento approvato dalla maggioranza prevede che il candidato del centrosinistra sarà scelto successivamente: “L’ho detto anche a Schlein: il cardine della coalizione è il Pd e i due mandati di De Luca che è un iscritto al nostro partito. C’è spazio per la politica ora”.

Di fronte al rinnovato “niet” proveniente da Roma, De Luca accetterà di farsi da parte? I consiglieri più vicini a lui ammettono che è difficile. De resto, il documento non ha alcuna validità formale per cui De Luca potrà tranquillamente non tenerne conto e andare avanti con chi ci sta. Un dato è certo: al momento del voto non ci sono state sorprese rispetto alle previsioni della vigilia. Le motivazioni del voto favorevole espresso dai sette (su otto) consiglieri Dem è stato spiegato dal capogruppo Mario Casillo: “Il problema è politico, quindi approveremo questa norma. Il nostro è un voto tecnico, poi c’è la politica. Per l’opinione pubblica, però, stiamo dando il via alla terza candidatura di De Luca. Noi avremmo preferito per questo che la norma fosse approvata più in là. Ma abbiamo anche chiesto che la norma vada di pari passo con la discussione nella coalizione di chi sarà il candidato”. Lo stesso Casillo ha esibito il documento approvato in precedenza di consiglieri di maggioranza nel quale si legge che il candidato del Centrosinistra sarà scelto in seguito. È un documento del quale De Luca potrà anche non tenere conto. Ora la parola passa alla politica e, in particolare al PD che avrà pochi mesi a disposizione per sciogliere il nodo che si è creato da tempo e che vede la Schlein ferma nel dire no al terzo mandato di De Luca.

È fuor di dubbio che quanto accaduto impone al PD di fare un’attenta riflessione. E mentre la Schlein conferma la linea dura c’è anche chi auspica una ricomposizione. È il caso della parlamentare Debora Serracchiani: “Speriamo che si ricomponga. C’è tempo e modo di recuperare; non ci possiamo permettere di consegnare alla Destra la Campania. Noi, come PD, siamo contrari in generale ma ci sono tutti i tempi, i modi e i luoghi per recuperare questa situazione”. Ci sarà qualcuno disposto a fare un passo indietro? Al momento la cosa appare complicata anche perché la polemica tra la Schlein e De Luca risale alla votazione per la segreteria quando Vincenzo De Luca appoggiò il collega governatore Stefano Bonaccini. Che la Schlein se la sia legata al dito? Fatto sta che all’indomani delle elezioni politiche del settembre 2022, Piero De Luca (primogenito del Governatore, rieletto alla Camera, non fu confermato vicecapogruppo del PD.

Comunque, in attesa di capire cosa succederà nel PD prima delle regionali del 2025, nei prossimi giorni la Schlein troverà sulla scrivania un’altra grana proveniente dalla Campania: nell’aprile del 2023 la neosegretaria sciolse gli organismi del partito in Campania e, in particolare, in provincia di Caserta (dove ci sarebbe stato un tesseramento gonfiato). Nominò commissari due parlamentari: Antonio Misiani per la Campania (nei giorni scorsi l’incarico è stato prorogato per altri quattro mesi) e Susanna Camusso per la provincia di Caserta. Dalla città della Reggia chiedono con insistenza alla Camusso la certificazione del tesseramento nel 2023 per celebrare il congresso provinciale e sciogliere il commissariamento. Stessa richiesta è stata avanzata anche da Gennaro Oliviero, presidente del Consiglio Regionale e fedelissimo di De Luca.

E De Luca? Ieri non ha rilasciato dichiarazioni e, a quanto e dato sapere, avrebbe chiesto ai suoi di fare altrettanto e anche di non applaudire al momento della lettura del risultato del voto: “D’ora in avanti –avrebbe detto ai suoi- non parleremo di candidature e penseremo solo a lavorare per continuare a risolvere i tanti problemi che attendono una soluzione”.

Una grana potrebbe trovarsela sul tavolo anche De Luca: dopo l’approvazione della legge per il “terzo mandato” in consiglio è passata anche la legge elettorale che ha suscitato le proteste dell’ANCI Campania e, in particolare del presidente Carlo Marino, sindaco di Caserta, ma anche dei sindaci dei piccoli paesi.  Il testo legislativo approvato apporta alcune modifiche alla legge elettorale della Regione Campania, la n. 4 del 2009, ovvero: l’eliminazione del limite del 65% del premio di maggioranza; l’introduzione di una soglia di sbarramento al 2,5 per cento per tutte le liste; la riduzione del numero di firme necessarie per la presentazione delle stesse; la sospensione, a decorrere dalla prossima Legislatura, dalla funzione di Consigliere regionale nel caso l’eletto venga nominato Assessore regionale; la ineleggibilità dei Sindaci dei Comuni campani fino a 5000 abitanti, oltre a quella, già prevista per quelli di Comuni con popolazioni superiori, prevedendo l’obbligo, in caso di candidatura alle elezioni regionali, di dimissioni tre mesi prima del termine della Legislatura. Per il presidente ANCI Campania, Carlo Marino, “Con questa legge si impone, in maniera autoritaria e arbitraria, il divieto alla candidatura, sbandierando una ineleggibilità che serve unicamente a garantire le ragioni dei consiglieri uscenti. Anci Campania non esiterà a far valere le proprie istanze anche nelle sedi giudiziarie, ritenendo il veto alla candidatura per tutti i sindaci un vulnus inaccettabile per l’autonomia e l’integrità degli enti locali”. Nuove polemiche? È l’unico dato certo; del resto, la polemica è il sale della politica e difficilmente va in ferie.

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