Search

UN VALLO DI STORIE – Andrea Purgatori, Rosario Priore, Il Muro di Gomma e il “Museo per la Memoria di Ustica” a Bologna

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Il 1° febbraio Andrea Purgatori, giornalista scomparso il 19 luglio dello scorso anno, avrebbe compiuto 71 anni. Tra le sue tante inchieste va ricordata quella sulla strage di Ustica che ha visto impegnato per anni quale giudice istruttore il magistrato Rosario Priore, originario di Polla. La città di Bologna ha dedicato a Purgatori diverse iniziative. Quella di maggiore rilievo si è svolta davanti al Museo per la Memoria di Ustica dove è stato inaugurato “Il Muretto di Andrea”. Si tratta di una targa che, tramite QR Code, consente di leggere i suoi articoli sulla strage pubblicati nel corso degli anni dal “Corriere della Sera”. Presenti alla cerimonia i figli del giornalista Edoardo e Vittoria, il Sindaco di Bologna, Matteo Lepore, Fiorenza Sarzanini, vice direttore del Corriere della Sera e Daria Bonfietti, presidente “Associazione Parenti delle Vittime Strage di Ustica”.

Nel pomeriggio, al Cinema Modernissimo è stato proiettato il film “Il muro di gomma” di Marco Risi, del quale Purgatori è stato autore di soggetto e sceneggiatura con Stefano Rulli e Sandro Petraglia, si ispira il giornalista interpretato da Corso Salani, che nella sua instancabile ricerca della verità si scontra con il muro di silenzi e omertà delle istituzioni. Parlando del film Andrea Purgatori diceva: “Il bello del cinema, è che c’è un gusto diverso nel raccontare le cose. Si è in qualche modo più liberi”. Ma soprattutto con i suoi articoli (“un insieme di cronaca e indagine personale”) ha risvegliato l’impegno della società civile.

Anche il Vallo di Diano ha ricordato Andrea Purgatori conferendogli il “Premio Lamberti Sorrentino-Cronisti di guerra”, organizzato nel giugno scorso dal Club Lions di Sala Consilina. Purtroppo, nell’occasione il giornalista non poté essere presente a ritirare il riconoscimento a causa della grave malattia, per cui il premio è stato ritirato dal figlio Edoardo nel corso di un convegno organizzato sempre a Sala Consilina nel dicembre scorso.

Rosario Priore durante un Convegno a Padula

Negli ultimi trent’anni il giudice Rosario Priore ha indagato sui più importanti episodi di terrorismo interno e internazionale, comprese quelle sul sequestro e l’uccisione di Aldo Moro e sull’attentato a Giovanni Paolo II. La strage del Dc-9 di Ustica si verificò il 27 giugno 1980 causando la morte delle 81 persone a bordo: 64 passeggeri adulti, 11 ragazzi tra i due e i dodici anni, due bambini di età inferiore ai 24 mesi e 4 uomini d’equipaggio. Il giudice Priore ha iniziato a seguire la strage di Ustica nel 1987, come consulente della Commissione stragi, e da giudice istruttore, tra il 1990 e il 1999, a seguito della rinuncia del collega Vittorio Bucarelli, ha guidato l’inchiesta. Priore chiude l’inchiesta ilm31 dicembre del 1997 e dopo le varie fasi processuali nel giugno del 2013 la Corte di Cassazione decide che la tesi che fu un missile ad abbattere il DC9 dell’Itavia ad Ustica è abbondantemente motivata.  Indubbiamente, non è stato facile indagare sulla strage di Ustica. Le due inchieste, quella giudiziaria di Rosario Priore e quella giornalistica di Andrea Purgatori, hanno percorso binari paralleli.  Commentando la vicenda nel corso di un’intervista rilasciata proprio ad Andrea Purgatori il giudice Rosario Priore così commentava: “Se c’è un registro tagliato con una lametta o nastri radar esistenti e mai consegnati – e ci sono – come si fa a negarlo? Non si può abolire la realtà. I fatti ci sono. Ci fu una vera e propria opposizione alla ricerca della verità… una sparizione quasi sistematica di tutti gli atti che riguardavano quella serata…Qualcosa che noi abbiamo chiamato una ‘mano sapiente’ si è mossa in tutta questa vicenda”.

Anche se non è stato possibile accertare completamente i fatti e le responsabilità nessuno dei tre gradi di giudizio ha messo in discussione lo scenario di guerra che Priore ha ricostruito con precisione. I parenti delle vittime non si sono mai arresi ed hanno lottato con tenacia per avere la verità. A tal fine è stata fondata l’Associazione dei parenti della vittime della strage di Ustica perché, ricorda Daria Bonfietti, “appariva sempre più chiaro che coloro che lottavano contro la verità esistevano, erano esistiti fin dagli istanti successivi il disastro e operavano a vari livelli, nelle nostre istituzioni democratiche, per tenere lontana, consapevolmente la verità. E la verità l’abbiamo conquistata nel 1999 quando un giudice della Repubblica ha scritto nero su bianco in una sentenza-ordinanza che il DC9 dell’Itavia è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea anche se non sappiamo ancora gli autori”.

La strage di Ustica è tornata di attualità perché recentemente sono state desecretate alcune carte che ad ottobre scorso sono state versate all’Archivio di Stato. Tra queste figurano gli appunti dell’ex ministro della Difesa dell’epoca, Lelio Lagorio, su un vertice a Palazzo Chigi a soli tre giorni dalla bomba del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna (85 vittime e 200 feriti) e quella di Ustica, del 27 giugno 1980. Finora di quel vertice era noto solo il resoconto ufficiale. Si parla di un documento inedito che potrebbe fornire nuovi particolari su due delle stragi (Bologna e Ustica) che più hanno insanguinato la storia italiana. Proprio nei giorni scorsi alcuni politici di primo piano hanno rilasciato dichiarazioni che ipotizzano scenari diversi rispetto a quanto emerso finora per cui è prevedibile che sulle carte desecretate la magistratura continuerà ad indagare per conquistare tutta la verità. “La magistratura -ha affermato Daria Bonfietti a Bologna- non ha ancora chiuso le indagini su Ustica. I magistrati hanno ancora cose da chiedere, mancano le ultime risposte. Serve un impegno forte per chiedere ai Paesi che quella notte erano nei nostri cieli (Francia ma anche America e Libia) cosa è successo davvero Il governo provi ad interessarsene un po’ di più, ne va della dignità nazionale”.

*****

Ho avuto la possibilità di visitare a Bologna il “Museo per la Memoria di Ustica” e sono stati momenti di profonda emozione e commozione. Non si può rimanere insensibili di fronte ai resti dell’areo che, è triste il solo pensarlo, è stato protagonista incolpevole ed inconsapevole del tragico destino di 81 persone di tutte le età. I resti dell’aereo e del Museo della Memoria sono un messaggio al mondo. Il Museo è stato allestito nell’affascinante struttura di archeologia industriale dell’ex deposito ATC alla Bolognina, nel quadro di un protocollo d’Intesa stipulato nel maggio 2001 su sollecitazione dell’Associazione “Parenti delle Vittime della strage di Ustica”, tra Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero della Giustizia, Regione Emilia-Romagna, Provincia e Comune di Bologna. È stato inaugurato nel 2007. I resti del DC9 Itavia precipitato nel mare di Ustica sono stati recuperati ad una profondità 3.700 metri, trasferiti prima in un hangar a Pratica di Mare e poi trasportati e riassemblati negli ampi spazi degli ex magazzini ATC, e “immersi”’ in un’installazione permanente allestita dal fotografo e regista francese Christian Boltanski. È stato realizzato un qualcosa di unico e senza precedenti. Intorno ad una struttura di ferro è stata ricostruita la carcassa dell’aereo con le sue lamiere contorte, sedili, oblò, ruote, bobine: 2500 pezzi in tutto; 15 tonnellate per 31 metri di lunghezza. Pezzi recuperati uno alla volta in quattro anni di immersioni.

Boltanski ha voluto ricordare le 81 vittime della strage attraverso altrettante luci che scendono dal soffitto del Museo e sembrano sempre sul punto di spegnersi. Sulle pareti sono stati sistemati 81 specchi neri che circondano il velivolo ricostruito, riflettendo l’immagine di chi percorre il ballatoio, mentre dietro ad ognuno di essi 81 altoparlanti emettono frasi sussurrate che fanno pensare alla spensieratezza dei viaggiatori, quasi a sottolineare la casualità e l’ineluttabilità della tragedia. Intorno ai resti del DC9 sono state poi disposte alcune grandi casse coperte da drappi neri che contengono, per coprirli di dignità, le decine di oggetti personali tutti numerati, appartenuti alle vittime (borse, scarpe, sacchetti, orologi, fotocamere).

Una proiezione video raccoglie filmati e testimonianze riportate da agenzie giornalistiche e telegiornali dal momento della tragedia sino ad arrivare alla costruzione del museo, voluto dai familiari delle vittime “per far sì che nel tempo si continuasse a ricordare e a parlare della tragedia della caduta di un aereo civile in tempo di pace.  Alcune postazioni informatiche permettono ai visitatori di approfondire, attraverso la visione di documentazioni audio-video, la conoscenza di uno dei più grandi misteri della nostra cronaca. Particolare emozione suscita il video “Ero nato per volare”, per la regia Enza Negroni su testi di Marta Franceschini, prodotto da Valeria Consolo, visibile nel Museo ma anche su Youtube. L’aereo racconta la storia in prima persona “perché la memoria mantenga vivo il ricordo”.

Condividi l'articolo:
Write a response

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Close
Magazine quotidiano online
Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
Close