Di Giuseppe Geppino D’Amico
Alla vigilia del quarto anno dall’apparizione del Covid, mentre il virus è ancora presente si affacciano le prime problematiche del Post Covid Syndrome causate dalla mancata prevenzione non effettuata nell’ultimo triennio. Solo in Europa ci sarebbero 17 milioni di persone alle prese con il Long-Covid, cioè con quella sequela di manifestazioni -principalmente respiratorie, cardiologiche o neurologiche- che rappresentano la coda dell’infezione da coronavirus. E, purtroppo, ancora non c’è un approccio terapeutico standardizzato e utilizzabile su larga scala.
È questo il dato principale emerso dal convegno sul tema “Confronto su pandemie e rischi patologie infettive”, tenutosi nell’Auditorium “Giuseppe Amabile” di Sant’Arsenio, organizzato dell’Amministrazione Comunale nell’ambito del programma volto ad evidenziare il ruolo della Prevenzione e la tutela della Salute. Dopo il saluto e l’introduzione del sindaco Donato Pica che ha illustrato i motivi dell’iniziativa, sono intervenuti Vincenzo Forte, in rappresentanza dell’Ordine degli Infermieri della Provincia di Salerno; Aldo Rescinito, Primario Medico e Direttore Sanitario; Rosa D’Alvano, Dirigente Unità Operativa di “Prevenzione Collettiva” del Distretto Sanitario del Vallo di Diano; Arcangelo Saggese Tozzi, Dirigente Dipartimento di Prevenzione ASL Salerno; Giovanni D’Angelo, Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Salerno, e Rodolfo Punzi, Responsabile del Dipartimento di Malattie Infettive ed Urgenze Infettivologiche dell’Ospedale Cotugno di Napoli.
Nel corso del suo intervento Donato Pica ha insistito sull’importanza dell’informazione su una epidemia che ha messo a dura prova il sistema sanitario ed ha annunciato la prossima iniziativa: uno screening con l’Università di Napoli che interesserà il territorio con particolare attenzione per le acque e i pozzi agricoli.
Vincenzo Forte, operatore sanitario, ha portato il saluto del presidente dell’Ordine degli Infermieri della provincia di Salerno, Cosimo Cicia, ed ha rimarcato l’impegno profuso dalla categoria in questi tre anni.
Aldo Rescinito si è soffermato sugli aspetti correlati alla pendemia con altre malattie, evidenziando un dato su cui riflettere: “presi dal Covid c’è stata scarsa attenzione per le patologie oncologiche. Non sono stati fatti screening per cui sono aumentate le neoplasie”.
Rosa D’Alvano ha tracciato l’excursus di questi tre anni durante i quali “anche nel Vallo di Diano medici, infermieri e gli altri operatori sono stati messi a dura prova e non solo per quanto riguarda le vaccinazioni”. Non senza commozione ha ricordato alcune delle prime vittime del Covid: il sacerdote Don Alessandro Brugnone, il comandante del Distaccamento dei Vigili del Fuoco di Sala Consilina, Luigi Morello, ed il dottore Sergio De Paola: “Dal marzo 2020 ad oggi è di 130 il numero dei soli residenti nel Vallo di Diano che hanno perso la vita a causa del Covid”. Quindi, ha annunciato che “è ancora attivo presso il Saut di Prato Perillo a Teggiano il centro di vaccinazione dove ci si può vaccinare ogni mercoledì pomeriggio a partire dalle ore 15,00” ed ha evidenziato che in caso di necessità l’orario può essere aumentato.
Non meno interessante l’intervento di Arcangelo Saggese Tozzi (QUI IL VIDEO CON L’INTERVISTA)
Saggese Tozzi ha sottolineato l’impegno del manager dell’Asl Mario Iervolino: “Abbiamo dato vita ad un modello: sono stati allestiti 190 punti vaccinali, alcuni dei quali anche mobili. Sono stati inoculati 2,5 milioni di vaccini: 900.000 prime dosi; 800.000 seconde dosi e 700.000 terze dosi. Siano in ritardo con le quarte dosi. Importante è stato il rapporto e la collaborazione con altre Istituzioni a cominciare dalle Forze dell’Ordine, senza dimenticare, per quanto riguarda il Vallo di Diano, il lavoro svolto dai direttori del distretto, Claudio Mondelli, e del presidio ospedaliero di Polla, Luigi Mandia”. Analizzando la situazione attuale Saggese Tozzi ha affermato: “I tamponi ci dicono che l’infezione è ridotta ma non possiamo abbassare la guardia; soprattutto, è importante conservare questa esperienza che ha visto insieme Ospedali, Medicina del territorio e prevenzione. Abbiamo trasformate le USCA in Unità di Continuità Assistenziale proprio per essere più presenti sul territorio”. Saggese Tozzi ha concluso rimarcando “l’importanza dei vaccini che sono strumenti di prevenzione e allungano la vita”.
Anche il presidente dell’Ordine dei Medici, Giovanni D’Angelo, ha insistito sull’importanza della vaccinazione evidenziando le complessità incontrate a cominciare dalla difficoltà di approvvigionamento delle mascherine. Ha poi ricordato che “in Italia sono stati 380 (6 nella nostra provincia) i medici che hanno perso la vita per aiutare gli altri. A loro ed a tutte le vittime del Covid va il mio deferente pensiero” ed ha concluso sostenendo che “le malattie infettive sono un problema per il futuro”.
A conclusione del convegno l’intervento del dottor Roberto Punzi che per il notevole impegno profuso con abnegazione e professionalità ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana (QUI IL VIDEO CON L’INTERVISTA)
Dopo avere sostenuto che “la pandemia non è stata ancora del tutto sconfitta” ha rimarcato “l’importanza della rete che si è riusciti a creare” ed ha affermato che “alla data del 25 gennaio nel mondo sono state colpite da Covid 670 milioni di persone mentre i decessi ammontano a 6 milioni. L’Italia è il paese che ha vaccinato di più. Abbiamo vissuto questo periodo con sorpresa, smarrimento, paura e solitudine”. Quindi ha concluso affermando che “in futuro dovremo fare i conti i conti con altre pandemie che in questi tre anni sono state poco attenzionate: sono 21, la più importante delle quali è la tubercolosi, la malattia più mortale al mondo che colpisce maggiormente i giovani. Le cause? Vanno ricercate nella malnutrizione. Altro elemento di preoccupazione è dato dalla antibiotico-resistenza e, purtroppo, in questo l’Italia e ai primissimi posti”.