Di Geppino Giuseppe D’Amico
Sarà presentato venerdì, 27 gennaio p.v. (inizio ore 16:30), presso il Teatro “Mario Scarpetta” di Sala Consilina il libro di Tonia Cartolano “LEADHERS. Donne e storie di straordinaria normalità”. La manifestazione, voluta dalla BCC Monte Pruno e da iDEE (Associazione delle Donne del Credito Cooperativo) si avvale del patrocinio del Comune di Sala Consilina e della collaborazione dell’Associazione “I Ragazzi di San Rocco”. Il programma prevede i saluti istituzionali del Sindaco di Sala Consilina, Francesco Cavallone, e del giornalista Ottavio Lucarelli. Nel successivo confronto con l’autrice interverrannoClaudia Benedetti, Vice-Presidente dell’Associazione iDEE; Francesca Sessa, referente Parità di genere della Banca Monte Pruno e Francesca D’Auria, cardiochirurgo presso l’Ospedale “Ruggi d’Aragona” di Salerno. A conclusione dell’incontro, coordinato dal giornalista Rocco Colombo, le conclusioni del Direttore Generale della BCC Monte Pruno, Michele Albanese, e l’intervento dell’autrice.

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Grandi donne si nasce o si diventa? Tonia Cartolano, giornalista televisiva e noto volto di Skytg24, non sembra nutrire dubbi: grandi donne si diventa. Questa la convinzione che scaturisce dalla lettura del suo libro “LEADHERS. Donne e storie di straordinaria normalità”, edito da Santelli, che dopo diverse presentazioni in varie città italiane approda a Sala Consilina, sua città di origine, dove ha mosso i primi passi nel campo del giornalismo.

Protagoniste del racconto sono sette donne di diverse regioni italiane che si sono affermate in vari campi, dallo sport alla musica, dalla scienza all’imprenditoria e nella pubblica amministrazione ma nessuna impegnata direttamente in politica: Elisabetta Belloni, di Roma, direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che ha compiti di coordinamento che ha compiti di coordinamento e vigilanza sulle attività dei servizi segreti italiani; Tania Cagnotto, di Bolzano, unica donna italiana ad aver vinto una medaglia d’oro mondiale nei tuffi, e anche Olimpionica; Elisabetta Franchi, di Bologna, stilista e imprenditrice; Gaia Pigino, di Siena, scienziata che ha conquistato la copertina della prestigiosa rivista “Science” per il suo innovativo studio sulla fecondità; Immacolata “Titti” Postiglione, di Salerno, vice capo del Dipartimento della Protezione Civile italiana, unica donna in Europa responsabile di una sala operativa di emergenza in Europa; Speranza Scappucci, di Roma, direttrice d’orchestra, prima donna italiana a dirigere un’opera alla Scala; Paola Severino, di Napoli, prima donna ad avere guidato il ministero della Giustizia e presidente Scuola Nazionale dell’Amministrazione.
Il libro è un messaggio ai genitori ma anche ai giovani: “Il filo conduttore -afferma Tonia Cartolano– è il dolore di donne che vengono da una vita sofferta, da esperienze profonde. La salvezza è offerta dalla possibilità che una donna capace trova in un mondo di lavoro che l’accoglie, in una famiglia che riesce a potenziarla e non che la limiti. Finora abbiamo avuto esperienza di donne spesso relegate in un angolo della società e la dove arrivavano in posizione di responsabilità quasi ci siamo scandalizzati e meravigliati. Invece, oggi per fortuna diventa quasi notizia. La mia ambizione è che un giorno si smettesse di parlare di questione di LEADHERS al femminile perché potremmo dire che abbiamo risolto la questione. Attualmente è ancora necessario farlo”.
Nella prefazione al libro il Cardinale Gianfranco Ravasi scrive di avere incontrato più volte alcune di loro e posso confermare che esse erano contemporaneamente normali eppure straordinarie, erano simili nella loro femminilità, eppure diverse nella loro personalità”. Analizzando poi il contesto sociale il Prelato lo definisce “patriarcale” per poi aggiungere che “anche nelle Scritture Sacre si muove una folla di donne, tutt’altro che marginali, come emerge anche nel corteo di discepole che accompagnano Gesù e che saranno le prime ad incontrarlo nelle vesti del risorto glorioso… Certo, la tragica, brutale, infame precarizzazione degli uomini sulle loro compagne di cui siamo attoniti (e spesso inerti) testimoni lascia striature di sangue da sempre…”. Scaturisce da qui la necessità “di procedere ad una radicale opera di reinterpretazione della dottrina tradizionale”.
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Già in epoca romana la donna era considerata “minus habens”, soggetta prima al padre, poi al marito senza alcuna possibilità di autodeterminazione sia nel lavoro che nella vita familiare. Anche questo spiega quanto lunga sia stata nel corso dei secoli la lotta delle donne per vedersi riconosciuta la parità con l’uomo. Parità che anche in Italia, pur essendo sancita dall’articolo 3 della Costituzione, ancora non può dirsi del tutto compiuta.
Sono tante le donne che hanno lottato in tutto il mondo per il riconoscimento dei loro diritti. Si pensi a Olimpe de Gouges, drammaturga e attivista francese che nel 1791 scrisse la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, 17 articoli in cui si affermava l’uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna: pagò con la vita per essersi opposta alla condanna al patibolo di Luigi XVI e per avere attaccato il Comitato di Salute Pubblica. Rimanendo in ambito giornalistico si pensi a Eleonora Fonseca Pimentel, prima donna in Italia ad avere fondato e diretto nel 1799 un giornale, “Il Monitore Napoletano”, organo ufficiale della Repubblica Napoletana. Anche lei condannata al patibolo.
A distanza di oltre due secoli, oggi le sette donne “di straordinaria normalità” intervistate da Tonia Cartolano, con le loro storie fatte di perseveranza, di determinazione e di talento sono modelli fondamentali per abbattere sempre più le restanti barriere riguardanti un’autentica leadership al femminile. Dimostrano che una donna può realizzarsi tanto quanto un uomo: “I loro racconti -sostiene l’autrice- sono una galoppata tra le ambizioni, le frustrazioni, l’essere madri o l’essere mogli o compagne, il sentirsi estremamente fragili o incredibilmente forti. Servono a farci sentire meno sole e a sapere che condividiamo lo stesso viaggio. Storie che ci servono per osservare passi a volte rapidi e a volte lenti, orme da calcare. E ognuno di queste orme è già una storia”. Storie che offrono la consapevolezza che grandi donne non si nasce ma si diventa.