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Sicurezza sul lavoro, digitalizzazione e Intelligenza artificiale – Cesare Damiano per Vallo Più

CESARE DAMIANO POLITICO

di Cesare Damiano*

Cesare Damiano

Nel 1963, in Italia, in pieno boom economico, morirono sul lavoro 4.644 persone, più di 12 al giorno. Nel 2023, 1041, quasi 3 al giorno. È evidente che sono stati fatti dei grandi passi avanti, ma siamo ancora di fronte a una strage inaccettabile. Inoltre, occorre notare che da parecchi anni a questa parte non riusciamo a scendere al di sotto di questa soglia. I dati dell’INAIL dimostrano che ci troviamo di fronte a un’oscillazione che ruota, da tempo, attorno a questo limite. Che cosa fare? Sicuramente una buona legislazione può migliorare la situazione. E una legislazione avanzata in Italia esiste: il Decreto 81 del 2008 è riconosciuto da tutti come una pietra miliare. Dall’altro lato, esiste una contrattazione sindacale che ha consentito di andare nella giusta direzione aumentando la sicurezza nei luoghi di lavoro. Però, se vogliamo abbassare questa soglia dei 1.000 morti sul lavoro, che appare al momento invalicabile, dobbiamo anche decidere di utilizzare in pieno, oltre alle leve della normativa e della contrattazione, gli strumenti che le nuove tecnologie ci mettono a disposizione grazie all’espandersi sempre più accelerato della digitalizzazione e della Intelligenza Artificiale.

Facciamo alcuni esempi. Da tempo ho teorizzato e sostenuto l’idea del “cantiere digitale”. Oggi, per fortuna, esistono già alcune sperimentazioni. Tra queste, quella contenuta in un ottimo e innovativo accordo sindacale siglato in applicazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di Energia e Petrolio stipulato da Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil con Saipem, che prevede l’utilizzo di strumentazioni di Intelligenza Artificiale.

Sta decollando un’altra sperimentazione che prevede l’utilizzo di una web app per smartphone, destinata anche ad aziende di piccole dimensioni, che consente al lavoratore, nelle diverse lingue, di avere a disposizione e di poter visionare la propria documentazione relativa alla sicurezza e la segnalazione relativa al fatto che il lavoratore utilizzi effettivamente i Dispositivi di Protezione Individuale. Il sistema offre anche una piattaforma che funge da scadenzario rispetto a tutti gli adempimenti di legge su questo tema. Una sorta di assistente digitale per la sicurezza a sostegno di imprenditore e lavoratore.

È stata inoltre avviata una ricerca di un prototipo di casco che contiene dei sensori che rilevano i gas tossici. Indossandolo si capisce in tempo reale se nell’ambiente nel quale si entra a lavorare – soprattutto se si tratta di una cisterna o di un altro luogo simile potenzialmente ad alto rischio – sono presenti esalazioni di gas nocivi, eventualità che abbiamo visto verificarsi in innumerevoli incidenti mortali. Lo sviluppo tecnologico nell’ambito dei processi industriali ha compiuto negli ultimi decenni passi da gigante: pensiamo all’introduzione dei robot di saldatura, avvitatura e verniciatura, per citare i principali, soprattutto nella produzione automobilistica.

Venendo ai giorni nostri ritengo che siano di particolare importanza i dispositivi ergonomici (da indossare) che hanno l’obiettivo di alleggerire la fatica del lavoratore, ad esempio, durante la movimentazione manuale dei carichi: il cosiddetto esoscheletro. Ancora, di recente è stato presentato il progetto di un indumento realizzato con un particolare materiale che, indossato dal lavoratore a contatto con la pelle, è in grado di monitorare i parametri dello stato di salute, come la temperatura corporea, la pressione sanguigna e la pulsazione cardiaca. E, dunque, in grado, nel caso di un particolare stress psico-fisico, di segnalare un malessere e il relativo rischio. Naturalmente, va sottolineato che l’utilizzo di queste strumentazioni deve essere attivato con accordi sindacali che tutelino la privacy come previsto dallo Statuto dei lavoratori e dalle più recenti normative.

Se, poi, ci vogliamo riferire alla particolare situazione dei cantieri edili, va detto che, in un recente convegno delle Casse Edili ad Ancona, ho condiviso l’idea sostenuta da imprese e sindacati di ripristinare, per via legislativa, lo spirito dell’articolo 27 del Decreto 81 riferito alla qualificazione delle imprese, che nasceva dalla convinzione che non sia accettabile che con una semplice iscrizione alla Camera di Commercio si possa diventare imprenditori dell’edilizia. In questo modo si finisce per fare, tra l’altro, concorrenza sleale alle aziende serie e trasparenti. Quante finte imprese edili sono sparite dopo la fine del superbonus? Inoltre, si devono valorizzare le Scuole edili del sistema bilaterale che garantiscono la formazione e il continuo aggiornamento per gli addetti del settore e rispondono all’esigenza di qualificazione del lavoratore edile in un settore ad altissimo rischio di incidenti. Sappiamo che attraverso la formazione, quella vera, si attivano realmente e correttamente gli strumenti di prevenzione.

Al di fuori di questo ragionamento si può affrontare un’altra questione molto importante soprattutto per le situazioni nelle quali, a causa degli appalti a cascata, coesiste nello stesso cantiere una pluralità di aziende, le quali hanno spesso lavoratori di diverse nazionalità che parlano lingue differenti. Manca, in molti casi, la comprensione della lingua italiana. Per questo, sarebbe di grande utilità rispolverare la norma delle 150 ore di diritto allo studio, nata dalla contrattazione sindacale degli anni ‘70 del XX Secolo, che permise a molti lavoratori di quella generazione di acquisire la terza media: oggi potrebbe garantire la frequenza ai corsi di italiano, perché è dimostrato che la conoscenza della lingua contribuisce a salvare, in molti casi, la vita.

Cesare Damiano

CESARE DAMIANO

Cesare Damiano * è un politico ed ex sindacalista italiano. È stato deputato alla Camera per tre legislature (XV, XVI e XVII), ricoprendo vari incarichi parlamentari, e Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale dal 17 maggio 2006 all’8 maggio 2008 nel secondo governo Prodi.

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