In ogni paese ci sono dei personaggi del passato che hanno lasciato il segno ma che, purtroppo, sono poco conosciuti dalle giovani generazioni. A Polla uno di questi è Antonio Medici, a cui è intitolato lo stadio comunale, uno dei più funzionali del Vallo di Diano e non solo del Vallo di Diano. Ma chi era Antonio Medici? Ne hanno parlato ieri a Polla, presso la Biblioteca Comunale “Prof. Vincenzo Curcio”, la professoressa Alfonsina Medici e il sindaco di Polla Massimo Loviso, nel corso del primo incontro del nuovo anno dell’Università Popolare della Terza Età presieduta da Carmen Stabile.
Pubblichiamo di seguito ampi stralci dell’intervento di Alfonsina Medici:
Il nome di Antonio Medici è legato allo stadio di Polla, che porta appunto il suo nome “Stadio comunale Antonio Medici”, come ancora si può leggere all’ingresso del campo. Tutti abbiamo usufruito di questa struttura sportiva o come spettatori di partite o come accompagnatori di figli e nipoti in varie occasioni. Ma credo che in pochi sappiano chi era Antonio Medici. Viene da pensare a come a volte è strano il destino. Di persone lontane nel tempo conosciamo vita e miracoli, mentre di Antonio Medici, vissuto in un tempo molto vicino sappiamo davvero poco. Forse il fatto di non avere eredi diretti ha contribuito ad affievolire progressivamente il suo ricordo.
Chi era Antonio Medici? Ad aiutarmi nella ricerca le mie amiche Maria Teresa Pepe e Ninetta Caggiano, il giornalista Geppino D’Amico e l’avv. Michele Medici. Un aiuto provvidenziale è venuto dal Sindaco, Massimo Loviso, che non solo mi ha fornito precise notizie ma anche delle foto di Antonio Medici, che ci permettono di dare un volto al suo nome. Antonio Medici è uno dei tanti pollesi, che subito dopo la seconda guerra mondiale, emigrarono verso l’America Latina, in cerca di lavoro e di fortuna. Argentina, Venezuela e Brasile erano le mete più gettonate che, a differenza di oggi, avevano una economia fiorente e offrivano opportunità di lavoro a più categorie di persone: non solo agricoltori e artigiani, ma anche a medici, ingegneri, architetti, artisti e religiosi. Pensiamo al dott. Francesco Isoldi di Polla, morto in Argentina di febbre gialla; al nostro Amelio Roccamonte, lo scultore dei robot; al Vescovo argentino Rodolfo Bufano, di famiglia pollese; ai missionari in Brasile tra cui P. Egidio Parisi di Montesano e a papa Francesco di ascendenza piemontese. Non dimentichiamo infine che la nuova capitale del Brasile, Brasilia, creata ex novo, si avvalse anche di architetti italiani. Il nostro Antonio Medici era nato a Polla nel 1898 in una numerosa famiglia composta, oltre che dai genitori, Raffaele e Felicita Manzione, da quattro sorelle e un fratello. Ebbe una adolescenza travagliata: non solo visse l’angoscia della guerra ma anche il tormento della mancanza del padre che aveva abbandonato la famiglia, seguito a ruota dal figlio Francesco Paolo. Di conseguenza cadde sulle sue spalle tutto il peso della famiglia. La guerra aveva impoverito il paese e a lui non rimase altro che tentare la via dell’emigrazione. Scelse il Brasile, perché aveva già il terreno spianato. Lì infatti da tempo si erano impiantati suoi consanguinei che avevano avviato un redditizio commercio di esportazione del caffè. Anche lui lavorò in questo settore e in capo a pochi anni raggiunse una ragguardevole posizione economica, che cambiò radicalmente la sua vita, quella dei familiari e diede una forte spinta civile e sportiva al paese. Fece ristrutturare la casa paterna in via Cairoli, dove abitavano le sorelle e dove abitò anche lui una volta rientrato in patria, corredandola di acqua corrente, elettricità e di ogni comodità. Delle quattro sorelle una sola, Margherita (Rituccia) si sposò e anche Antonio rimase scapolo. In seguito alla morte di Carmela (Melina) Concetta e Assunta rimasero a lungo nella loro bella casa, aiutando il fratello nell’organizzare i trasporti, approntando sacchi di iuta. Penso che le persone della mia età le ricordano come delle esperte ricamatrici, che tenevano scuola di ricamo. Poi rivolse la sua attenzione alla Chiesa del Calvario alla quale offrì la statua del Cristo Morto, posizionata sotto l’altare, “a memoria di mamma Felicia e figli”. Una statua che, insieme a quella dell’Addolorata, catturava il cuore dei fedeli durante i riti della Settimana Santa.
La permanenza di Antonio Medici all’estero andò ava a gonfie vele ma non così accadeva nel suo paese di origine, che faticosamente si stava riprendendo dai disastri della guerra affrontando opere di ricostruzione e ammodernamento. Tra queste anche un Campo Sportivo. In realtà già esisteva in paese un campo sportivo in località Campo La Scala (fra l’attuale piazzale Cristo Re e Scuola Media). Era stato costruito durante il Ventennio Fascista, nel 1929, secondo le disposizioni del regime che voleva una gioventù sana e vigorosa. Era uno dei primi della Provincia. Ma i tempi mutarono in fretta e divenne inadeguato a contenere folle di tifosi. Per di più il nuovo assetto urbano predisposto dalla Amministrazione Priore (il primo sindaco repubblicano) prevedeva che in quell’area fosse costruito l’edificio della Scuola Elementare più 2 palazzine popolari. Per questo si scelse di trasferire lo stadio altrove, nel Campo di S. Giovanni, ma ciò comportava un notevole impegno economico che l’Amministrazione comunale stentava a fronteggiare. A questo punto entra in scena Antonio Medici, il quale spinto forse dall’atmosfera calcistica del Brasile, ma soprattutto dall’amore per il suo paese cofinanzia il progetto, nella convinzione che anche le domeniche allo stadio potevano essere uno strumento di promozione sociale per il paese. Non c’è dubbio che il Nostro appartiene alla categoria degli emigranti Filantropi, ossia i benefattori che non tengono esclusivamente per sé il patrimonio accumulato oltre frontiera ma lo utilizzano per arricchire il proprio paese di opere utili al bene comune.
Inaugurazione Stadio e decollo della squadra. Rientrato definitivamente a Polla, Antonio Medici seguì i lavori che subirono dei rallentamenti perché alcuni cittadini lamentavano che la nuova opera toglieva spazio a trebbiatrici, fiere e mercati che si svolgevano in quel luogo. L’amministrazione dovette affrontare una causa per dirimere la situazione. Finalmente i lavori si conclusero e lo stadio venne inaugurato, tra la gioia di tutti i cittadini, sindaco Alfonso Priore in testa, nel giorno dell’onomastico del benefattore, il 13 giugno del 1951. A benedire il campo fu l’allora guardiano del Convento di Sant’Antonio, padre Egidio Parisi che per una curiosa coincidenza sarebbe anche lui partito per il Brasile dove rimase per 27 anni. Antonio Medici seguì da vicino le vicende della squadra di calcio in qualità di Presidente della Società Sportiva Juventus Antoniano Polla e si adoperò perché la squadra fosse ben allenata e avesse visibilità anche fuori dal paese. Tanto più che la squadra aveva alle spalle un passato di tutto rispetto avendo disputato nel 1949 il campionato in serie C. quando le partite si disputavano ancora nel vecchio campo sportivo sotto la presidenza del Cav. Amedeo De Luca, alla guida della Società Sportiva di Polla fin dal suo nascere. Il nuovo presidente, Antonio Medici, entrato in carica probabilmente all’indomani della
inaugurazione (1951), si impegnò a mantenere alto il nome della sua squadra, invitando fra l’altro a Polla delle celebrità del mondo calcistico di allora e per coprire questa spesa utilizzò i proventi dell’ultimo suo carico di caffè, appena arrivato via mare nel porto di Napoli. Infine completò l’opera finanziando il muro di recinzione che ancora oggi assicura sicurezza e di salvaguardia alla struttura. Qualche anno dopo la società cambiò nome e divenne Polisportiva Felicita (in onore della mamma?). Antonio Medici abbandonò la presidenza, forse per motivi di salute, affidandola al cugino Michele Medici, il quale adattò lo stemma dei Medici a logo della Associazione. Il resto è storia più nota che va dal ritorno della storica presidenza De Luca ai nostri giorni. Si conclude qui il profilo ufficiale di questo personaggio che abbiamo provato a tirar fuori dall’ombra e a dargli un meritato posto nella storia del paese ed anche un volto, grazie alla fotografia, l’unica in circolazione, gentilmente offertaci dal Sindaco Massimo Loviso e che lo ritrae insieme ai suoi genitori (Mario e Giovanna Policastro).
Alfonsina Medici