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Il “Vallo Contro”: ecco la vera palla al piede del Vallo di Diano

Di Antonio Sica

C’è un Vallo di Diano che rema contro. Contro qualsiasi cosa. Per fare qualche banale esempio, contro l’Alta Velocità, contro il ritorno del Tribunale di Sala Consilina, addirittura contro l’apertura di un McDonald’s. Ma anche semplicemente contro chi fa bene il proprio lavoro. Nulla va bene, a prescindere; e non soltanto sulle idee e sui portatori di idee, ma anche nei confronti del vicino di casa o del collega.

La vera palla al piede del Vallo di Diano è il “Vallo Contro”: è un atteggiamento purtroppo diffuso e complesso, dalle diverse sfaccettature. Proviamo a evidenziarne qualcuna.

Una, molto frequente, è quella di mettere il proprio ego davanti ad ogni cosa, e quindi di anteporre sé stessi, in ogni ambito di attività. Questo egocentrismo esasperato fortunatamente molte volte è soltanto noioso e immotivato. A un occhio attento non sfugge il vuoto nascosto dietro lo specchio sfavillante di ipocrisia in cui questi novelli “Narcisi” amano riflettersi.

Ma a volte il culto dell’ego diventa anche pericoloso, trasformandosi in una zavorra che avversa il cambiamento, rallentando la realizzazione di importanti attività. È uno dei mali endemici -o se preferite uno dei limiti evidenti- di molti dei nostri politici, che spesso preferiscono avversare piuttosto che condividere una buona idea… soltanto perché l’autore è qualcun altro, magari di un diverso schieramento o addirittura soltanto di un comune confinante ma diverso dal proprio. Meglio che le cose restino come stanno, piuttosto che possano migliorare, magari per meriti non propri.

Ci sono poi coloro i quali si considerano portatori del Sacro Vangelo. Più intransigenti dei Talebani, non prendono atto dello scorrere del tempo, ma restano tutta la vita ancorati alle proprie convinzioni. Sono disposti a tutto, piuttosto che vedere avverarsi una realtà diversa da quella che loro hanno immaginato. Per loro nulla evolve, tutto resta statico.

Impermeabili a qualsiasi ragionamento o confronto, hanno una precisa missione: impegnare h24 il proprio tempo in ogni modo possibile per dimostrare di avere ragione. Ovviamente a qualsiasi costo, attraverso iniziative personali che non tengono conto del contesto. È un attivismo esasperato, che finisce per complicare le cose, creando confusione e caos dove, a volte, ci sarebbe invece bisogno di una unica bussola, capace di indicare la strada più utile per tutti.  

Un’altra sfaccettatura -completamente antitetica alla precedente- sconfina nel disinteresse per tutto ciò che non tocca direttamente il proprio orticello, privato e personale. Ormai in tanti si lasciano scivolare addosso qualsiasi cosa, e sono davvero lontani i tempi delle manifestazioni pubbliche e condivise in nome del bene comune. Finché non capita direttamente a noi, non ci riguarda: ma così la voce del Vallo di Diano è diventata rauca e impossibile da ascoltare. “Tanto non cambia mai nulla, è già tutto deciso”: è il nostro modo per rendere il gioco ancora più facile per i poteri più forti. Deleghiamo, pur sapendo di non poterlo fare, e che un giorno ne pagheremo il conto.

Ci sono poi coloro i quali sono per principio “contro tutto e contro tutti”, e che spostano l’attenzione da sé stessi agli altri; a volte con sottile ipocrisia, ma sempre più spesso con malcelata cattiveria. È un modo per sfogare complessi più o meno latenti di inferiorità, la convinzione di non poter competere, la consapevolezza di non essere all’altezza, profonde insoddisfazioni interiori.

E allora invidia e gelosia spingono alla denigrazione dell’altro. Iniziative e idee -più o meno discutibili- diventano bersaglio di critiche spesso basate sul nulla. Altre volte, artatamente e con superficialità, si diffondono voci false e tendenziose. Accade con il vicino di casa, con il collega di lavoro, con il conoscente occasionale. O anche con il perfetto sconosciuto, raggiunto e perseguitato tramite gli onnipresenti “social”, in modo più o meno anonimo. Tanto per dire “io ci sono”, “io esisto”. Altrimenti nessuno se ne accorgerebbe.

Sono soltanto accenni di alcune frequenti sfaccettature del partito del “Vallo Contro”. Ovviamente ce ne sarebbero tante altre, e a ben vedere si tratta di situazioni riscontrabili più o meno in qualsiasi contesto, a qualsiasi latitudine geografica. Ma il nostro filtro, il punto di osservazione di Vallo Più, deve sempre partire dal Vallo di Diano. Dove certi atteggiamenti sembrano rallentare ogni cambiamento, finendo per favorire il mantenimento di uno “status quo” che, come una palude imputridita, impedisce o ritarda ogni sviluppo, culturale o strutturale. “Dividi et impera”, è una strategia più che mai attuale. E funziona.

Per fortuna c’è anche un Vallo di Diano che ci piace. È fatto di persone attive -e ce ne sono davvero tante- che ogni mattina si svegliano nel segno della positività. Certo, anche loro devono affrontare quotidianamente i loro problemi: semplicemente sono abituati a rimboccarsi le maniche e a “pedalare”, piuttosto che compatirsi, piangersi addosso o dare addosso agli altri. Tra loro, in molti sono dotati di energie e idee, capaci di iniziative e intuizioni coraggiose. E ci rendono orgogliosi.

Hanno le loro convinzioni, ma sono curiosi e capaci di confronto: non si arroccano necessariamente sulla stessa posizione e capiscono l’importanza della condivisione, della “rete”. Sono disponibili a fare un passo indietro, quando necessario. Qualsiasi sia il loro campo di attività, la svolgono con dedizione e professionalità. Sono consapevoli delle proprie potenzialità e di quelle del proprio territorio, e per il loro territorio sono disposti a battersi. E quasi sempre -quando li incontri o quando ci parli- ti riscaldano il cuore con un sorriso sincero, ricordandoti il motivo per cui vale la pena restare nel Vallo di Diano.  

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1 comment

  1. Il Vallo di Diano è la mia terra, è casa mia e come si sta a casa propria non si sta da nessun’altra parte.
    È bastevole questa motivazione?

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