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L’Italia stanca della politica e divisa tra paure, desideri e contraddizioni

Il Censis lo dice senza giri di parole: gli italiani non ne possono più della politica così com’è. Un sentimento diffuso, profondo, che si intreccia con un dato ancora più sorprendente: quasi un cittadino su tre ritiene che un modello autoritario sarebbe più adatto ai tempi che stiamo vivendo. E non manca chi guarda con favore a leader ben lontani dal nostro sistema democratico: il 16,3% nutre fiducia in Donald Trump, il 12,8% in Vladimir Putin, il 12,4% in Viktor Orbán, l’11% in Recep Tayyip Erdogan e il 13,9% addirittura in Xi Jinping.

In mezzo a queste contraddizioni, il Censis restituisce l’immagine di un’Italia “selvaggia”, che arranca tra l’aumento del costo della vita e un’insofferenza politica ormai generalizzata. Non si tratta solo di scetticismo verso la classe dirigente nazionale: per il 62% degli italiani l’Unione Europea non incide sui grandi equilibri internazionali, mentre il 53% la vede destinata a un ruolo marginale in un mondo dove prevale la forza.

La disaffezione sta svuotando anche le urne. Alle elezioni del 2022 l’astensione ha toccato il 36%, un record negativo se confrontato con il 14,3% del 1979. E cala anche l’interesse per l’informazione politica: nel 2003 la seguiva regolarmente il 57,1% degli italiani, oggi meno della metà. I dibattiti non attraggono più (dal 21,1% al 10,8%), i comizi si dimezzano, le piazze non si riempiono. Fanno eccezione soltanto le mobilitazioni legate al conflitto in Palestina, che hanno mostrato una rara vitalità civile.

All’ombra della sfiducia cresce un altro gigante: il debito pubblico. Nel 2001 era al 108,5% del Pil, oggi sfiora il 135%, con un valore assoluto da record: 3.081 miliardi di euro. Un primato europeo, superato soltanto da Ungheria e Grecia.

Il mercato del lavoro racconta un Paese che invecchia anche nelle assunzioni. Nel biennio 2023-2024, su 833 mila nuovi occupati, ben 704 mila hanno più di cinquant’anni. Nei primi dieci mesi del 2025 l’aumento degli occupati riguarda solo gli over 50, mentre tra gli under 35 crescono gli inattivi. Un divario che pesa su una produttività già in affanno: crescono gli occupati (+3,7%) e le ore lavorate (+5,3%), ma il Pil avanza appena dell’1,7%.

In questo scenario il sogno più grande resta il posto fisso. Il 46,4% degli italiani vorrebbe lavorare nel settore pubblico, attratto da stabilità, reddito certo ed esclusione dal rischio di licenziamento. Solo un lavoratore su tre si sente davvero motivato: il resto vive tra stress, disillusione e mansioni percepite come lontane dalle proprie competenze. E la produttività ne risente, così come l’atmosfera nelle aziende. A compensare questa fatica, l’Italia corre invece sul fronte dell’automazione: è sesta al mondo per robot industriali installati nel 2023.

Intanto il Paese continua a invecchiare rapidamente. Gli over 65 sono oggi il 24,7% della popolazione, cresciuti di dieci punti percentuali in sessant’anni. I centenari esplodono: erano 594 nel 1960, oggi sono oltre 23mila. Nel 2045 un italiano su tre avrà più di 65 anni. Una società sempre più longeva, ma con culle sempre più vuote, mentre gli anziani diventano custodi di patrimoni materiali e culturali che le nuove generazioni rischiano di non eguagliare.

L’Italia cambia anche nel modo di fruire la cultura. Negli ultimi vent’anni la spesa culturale delle famiglie è crollata del 34,6%, mentre quella per smartphone, computer e traffico dati è esplosa. A calare sono soprattutto giornali e libri, non però la voglia di vivere esperienze: cinema, teatri, musei e concerti continuano ad attirare milioni di persone, segno che la cultura non muore, ma si trasforma.

C’è poi la questione sicurezza. Roma resta la città con più reati in assoluto, seguita da Milano, ma i dati del 2025 mostrano un’inversione di tendenza: calano i furti, soprattutto i borseggi, che nella capitale rappresentano quasi un quarto dei casi nazionali. Restano però in crescita negli ultimi anni le rapine e, soprattutto, le violenze sessuali, che solo nel primo semestre 2025 registrano finalmente un calo, pur mantenendo numeri preoccupanti.

È questa l’Italia fotografata dal Censis: un Paese stanco, contraddittorio, che cerca stabilità ma non la trova, che invecchia mentre sogna futuro, che si sente fragile ma continua a muoversi, a volte lentamente, a volte con scatti sorprendenti. Un ritratto complesso, dove paura e speranza convivono ogni giorno.

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