Di Geppino D’Amico
“Condivido con voi la gioia di aver conseguito mercoledì scorso il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce con la Summa cum Laude”. Con queste poche parole don Antonio Calandriello, titolare della Parrocchia di Cirsto Re a Polla, ha comunicato il prestigioso traguardo raggiunto. La Commissione esaminatrice era formata dal Prof. Héctor Franceschi (Presidente) e dai Professori (Commissari) Miguel Ángel Ortiz; Massimo del Pozzo; Marc Teixidor e Adriana Neri (Segretario). Relatore della Tesi il prof. Massimo del Pozzo, Consultore del Dicastero per la Dottrina della Fede. Tra i primi a congratularsi con il neo Dottore il Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, Padre Antonio De Luca, presente alla seduta finale.

L’argomento della tesi discussa da don Antonio Calandriello assume particolare importanza alla luce della lettera apostolica in forma di motu proprio, “Mitis Iudex Dominus Iesus”, con la quale nel 2015 Papa Francesco avviava la riforma del processo canonico per le cause di nullità matrimoniale al fine di semplificare, velocizzare e rendere più eque le procedure, ponendo l’accento sulla misericordia e sull’accessibilità per coloro che chiedono la dichiarazione di nullità del proprio matrimonio. Nell’ambito di tale riforma processuale, una delle innovazioni più significative è stata sicuramente l’introduzione del processus brevior coram Episcopo, una procedura semplificata e accelerata per il giudizio di nullità matrimoniale, da applicarsi a determinate condizioni, al fine di abbreviare i tempi rispetto ai processi ordinari di nullità e snellire la complessità burocratica, rendendo la giustizia accessibile in tempi più rapidi, fermo restando la sua natura giudiziale e dichiarativa.
Sulla scorta di quanto previsto dal nuovo can. 1683 n. 1, prima condizione di ammissibilità del brevior è il consenso esplicito di entrambi i coniugi, cioè l’elemento soggettivo, oltre al presupposto probatorio e al riscontro argomentativo previsti al n. 2 dello stesso canone. Di conseguenza, il litisconsorzio attivo dei coniugi si configura come uno degli istituti alla base del processus brevior. La centralità assunta dall’istituto del litisconsorzio nell’ambito della riforma processuale indica infatti una nuova attestazione di fiducia nei confronti dei coniugi, presumendo in essi un’intentio veritatis che caratterizza la loro azione in giudizio: impostazione questa lontana rispetto al pregiudizio negativo riscontrato nel passato. Il tema del presente lavoro di ricerca è quindi il consenso del nel processus brevior, con un particolare riferimento alla giurisprudenza dei tribunali dell’Italia meridionale.

Nello specifico è stato esaminato un campione di 70 sentenze emanate in 14 Diocesi del sud Italia. Felice coincidenza è stata appunto l’aver terminato questo lavoro in quest’anno giubilare 2025 in cui ricorrono i 10 anni dalla promulgazione del “Mitis Iudex Dominus Iesus”. La ricerca offre un interessante contributo a comprendere come, in virtù di un rinnovato ottimismo antropologico, il litisconsorzio dei coniugi nell’ambito dei processus breviora, oltre ad essere determinate per l’avvio di tale nuova procedura giudiziale, diviene fondamentale, nel corso del procedimento, anche per far raggiungere al Vescovo-giudice la certezza morale nel caso concreto.




