Un traguardo di grande rilevanza per l’intera comunità di Padula: il culto di San Michele Arcangelo, Santo Patrono della città della Certosa di San Lorenzo, patrimonio UNESCO dal 1998, e del Battistero Paleocristiano di San Giovanni in Fonte, è stato inserito con D.D. n.382 del 13 agosto 2025 nell’INVENTARIO DEL PATRIMONIO IMMATERIALE DELLA CAMPANIA (IPIC), con specifico riferimento alla sezione “Celebrazioni” del Disciplinare regionale (art. 3, comma 1, lett. b). L’ IPIC nasce con lo scopo di evidenziare e catalogare il rilevante patrimonio culturale immateriale e le pratiche connesse alle tradizioni, alle conoscenze e ai saper fare delle comunità campane, così come definite dalla Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 17 ottobre 2003, ratificata dall’Italia con legge n°167/2007.

Una candidatura fortemente voluta dal Parroco Don Giuseppe Radesca, preparata e presentata a gennaio 2025 con il contributo del Comitato della Festa Patronale e de le Grottelle: la decisione della Regione Campania riconosce quindi l’immenso valore culturale, storico e identitario delle pratiche devozionali legate a San Michele Arcangelo, che da secoli costituiscono un elemento fondante della vita religiosa e comunitaria dell’intera comunità di Padula. La città di Padula infatti, è consacrata all’Arcangelo Michele da tempi remotissimi, tanto da vantare la presenza nel proprio territorio di ben due luoghi di culto: il Santuario rupestre di San Michele a le Grottelle, risalente all’epoca costantiniana e ubicato nei pressi del sito enotrio-lucano di Cosilinum sulla collina alle spalle dell’attuale abitato di Padula, e la Chiesa Matrice di San Michele Arcangelo, svettante in cima al centro storico e risalente al IX secolo. Notevoli sono i richiami micaelici disseminati nel territorio padulese come la cappella del Priore nella Certosa di San Lorenzo dedicata proprio al Santo Angelo che conserva la statua più antica della città (scultura lignea intagliata e dorata, opera di Giuseppe Feriello e datata 1649), o come la piccola statua dell’Arcangelo (in pietra di Padula, scolpita nel 1729 da Andrea Carrara), custodita all’interno del Santuario della B.V. Maria del Romito a 1380m s.l.m.
Processione de Le Grottelle, la terza domenica di giugno del 1951 Processione de Le Grottelle, terza domenica di giugno
Attesissimi e sentiti dalla popolazione i Solenni Festeggiamenti in onore del Santo Patrono che hanno inizio come di consueto l’8 maggio, giorno dell’apparizione dell’Arcangelo Michele, confluendo nell’ultima domenica del mese come da tradizione greco-bizantina con un ricco programma religioso e civile con la collaborazione di tutte le associazioni, delle scuole e dei sodalizi della comunità, per concludersi la terza domenica di giugno a le grottelle con l’evocativa processione fino a Cosilinum. Un legame fortissimo tra il Santo Patrono e la comunità di Padula evidenziato dall’incessante attività di tutela e promozione del patrimonio culturale, artistico e identitario da parte dell’organizzazione di PADULA SACRA, progetto che unisce tutte le risorse ecclesiali costituite dal patrimonio materiale e immateriale presente sul territorio di Padula, supportato dal Comitato della Festa Patronale e da quello de le grottelle: oltre ai rispettivi festeggiamenti e alle tante iniziative che si sviluppano nell’arco dell’anno, si ricordano la recente adesione alla rete nazionale dei Sacri Luoghi dell’Arcangelo Michele e lo sviluppo del cammino di MARCELLIANUM. L’Eremo di San Michele a le grottelle, di recente interessato da un lungo restauro e di un intervento di risanamento conservativo, e la Chiesa Matrice, così come tutte le Chiese e i Santuari di Padula, sono pienamente fruibili prenotando la propria visita al sito www.padulasacra.it.

PERCHÉ SAN MICHELE SI FESTEGGIA A MAGGIO?
L’inizio dei Solenni Festeggiamenti, fissati come di consuetudine l’8 maggio, giorno dell’apparizione nel 490 d.C. dell’Arcangelo Michele, ha una cadenza garganica. A Padula il culto micaelico è però più antico, risalente addirittura agli inizi della cristianità, e preserva dopo quasi 2000 anni ancora elementi tipicamente bizantini che si delineano nel far combaciare la Festa di Tutti i Santi e quella del Santo Patrono: nell’oriente cristiano, infatti, si onoravano insieme, in questo periodo, i martiri e i confessori, cosa che viene evidenziata nei secoli con l’uscita di tutte le immagini sacre che accompagnano il Santo Patrono in processione. L’ 8 maggio è quindi l’incipit della “Festa” con solenne riapertura al culto del Santuario rupestre a le grottelle, dopo la pausa invernale, e la solenne concelebrazione eucaristica. Nel tardo pomeriggio, un’altra solenne celebrazione presso la Chiesa Madre dà avvio ai festeggiamenti in paese, con la partecipazione delle autorità civili e religiose, e dell’intera comunità. Il sabato che precede la festa (che ricade tradizionalmente l’ultima domenica di maggio, salvo eccezioni dovute a straordinarie e concomitanti ricorrenze), nel primissimo pomeriggio, dalla Chiesa Matrice l’antica statua lignea del Santo Arcangelo è condotta in processione attraverso tutto il contado cittadino, toccando le contrade più remote, a lambire i confini con i Comuni di Sala Consilina, Sassano, Buonabitacolo e Montesano sulla Marcellana. Suggestivi e affollatissimi i numerosi altarini, preparati dagli abitanti delle campagne secondo antiche usanze e con rinnovato voto: qui il Santo Patrono staziona e tutti si fermano per un momento di convivialità e devozione.

A conclusione della processione, sul far del vespro, la statua fa ritorno in Chiesa, ove si celebra la Santa Eucarestia che conclude il solenne novenario in onore del Patrono. Al termine, il Parroco dà segnale dell’accensione e benedizione dei tradizionali falò tramandati da generazione in generazione che coinvolgono tutti i rioni del centro storico, ancor oggi luogo di raduno e di festa, ove tra canti e balli, si attende l’alba del dies festus. Anche in questo caso la matrice bizantina è ben evidente: la liturgia orientale, soprattutto la tradizione italo-greca, prevede giorni di preparazione e di continuità per la festa (proeórtia e meteórtia). La domenica della Festa, detta anche di Tutti i Santi, è salutata dai rintocchi dei Sacri bronzi: in quest’occasione tutte le statue delle altre chiese parrocchiali e delle cappelle del paese, fino agli anni ’70, «si recavano in visita» al protettore, per la funzione delle ore undici in Chiesa Madre.

Oggi dal Convento di San Francesco d’Assisi, risalente al XIV secolo ed ubicato alle pendici dell’abitato medievale, la statua seicentesca del Serafico Padre è portata a spalla dai fedeli attraverso la lunga rampa a scale in pietra locale, che da lì conduce in paese. Mentre, dall’antica parrocchiale di San Giovanni Battista, i fedeli traggono fuori la statua del Precursore per unirsi alla processione: in una sorta di ascensionale e devoto pellegrinaggio, si raggiunge la Chiesa Matrice, per partecipare alla Solenne Messa. A fine celebrazione, dopo l’atto di consacrazione al Santo Patrono, con la preghiera di affidamento e l’accensione della lampada votiva (tradizione vuole che tale olio venga offerto a turno dai vari rioni dell’antica università civica, rioni denominati con gli appellativi popolari e rappresentati simbolicamente da bambini padulesi presenti al rito) escono in processione per le vie cittadine, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, con gran tripudio di banda e fuochi pirotecnici. Il momento più toccante e coinvolgente, che ogni anno emoziona tutti e che si vive nel massimo silenzio, è il saluto di San Francesco e San Giovanni Battista in onore del Santo Patrono in prossimità della porta della Chianca Vecchia: le due statue si separano da quella di San Michele, che viene portato “al contrario” per non voltare mai il suo sguardo mentre rientra in Chiesa Madre. A chiusura di tale lungo periodo, la ricorrenza della FESTA DE LE GROTTELLE fissata alla terza domenica di giugno suggella il profondo legame tra i padulesi e l’Arcangelo: tornando nella grotta, alle pendici di quella che fu la città dei loro padri, essi si ritrovano ancora una volta, unendosi coralmente al luogo ove tutto ebbe inizio molti secoli prima.