di Giuseppe D’Amico

È iniziata ieri e si concluderà domani, 3 agosto, la festa “R…estate ragazzi” organizzata dall’associazione “I ragazzi del Ponte” nel centro storico di Polla. Cultura, storia, musica, arte e gastronomia sono gli elementi che caratterizzano anche questa XIII edizione della manifestazione. Nella serata inaugurale tra le tante iniziative mi ha particolarmente colpito la mostra fotografica di Roberto Panzella, allestita in un angolo del centro storico.
Roberto Panzella è un fotografo e videomaker originario di Polla. La sua arte -si legge nella scheda introduttiva- non si limita a catturare immagini: coglie emozioni, dettagli nascosti, silenzi pieni di significato. Ogni suo scatto è una finestra sull’anima delle cose, un invito a guardare con più attenzione e a sentire più a fondo.
Con uno sguardo sensibile e profondo, restituisce atmosfere che vibrano di vita. C’è musicalità nelle sue immagini, forse perché è anche bassista: ritmo, armonia e misura attraversano ogni suo lavoro. La luce nei suoi video è come una melodia, le ombre danzano come note basse e calde. Non cerca la perfezione tecnica, ma l’autenticità, il battito segreto che lega l’occhio al cuore. Ogni fotografia è un piccolo racconto silenzioso, un momento che resta, che parla. Roberto accompagna chi guarda, non guida: lascia spazio all’interpretazione, allo stupore. È un narratore visivo, un artista che suona immagini e compone emozioni. I suoi lavori toccano corde profonde, perché dentro ogni scatto c’è verità. E, soprattutto, c’è poesia.
Le sue foto dimostrano che si trova particolarmente a suo agio con i cambiamenti provocati dal passaggio dalla fotografia analogica a quella digitale. Un cambiamento tecnologico che può sembrare facile per chi si diletta a fotografare magari con il telefonino (cosa certamente non consigliabile a nessuno) ma non lo è per un fotografo professionista e, guardando le foto di Roberto, appare evidente un dato importante: riesce a cogliere il cambiamento imposto dalla tecnologia.

La sua è una breve ma incisiva storia territorio per immagini. Con una frase conosciutissima, il grande fotografo Henri Cartier-Bresson dice “ È un’illusione che le foto si facciano con la macchina, si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa”. E ancora “ È necessario sentirsi coinvolti in quello che si ritaglia attraverso il mirino (…).Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un fatto e l’organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che esprimono e significano quel fatto. mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore.” Dal dagherrotipo siamo passati alla fotografia analogica e poi a quella digitale, ma non sono cambiate solo le caratteristiche del mezzo fotografico, è cambiata l’interazione che la fotografia ha avuto ed ha con “la società dell’immagine”, oltre che ovviamente con le arti, fino a diventare un’arte essa stessa. Ma qual è il significato della fotografia? E’ uno strumento in grado di testimoniare la trasformazione di una comunità. Uno dei più famosi fotografi, Oliviero Toscani, aldilà di alcune provocazioni studiate per colpire l’immaginario collettivo, afferma che “le immagini non mentono: noi siano quello che dicono le nostre foto”. E le foto di Roberto Panzella ci parlano di Polla e del suo territorio.
Guardando le foto di Roberto Panzella il mio pensiero va a Giovanni Russo, inviato del Corriere della Sera, originario di Padula. Parlando del valore della fotografia Giovanni Russo si esprimeva così: “Le fotografie sono una sorprendente testimonianza di come si possa non solo documentare una realtà ma creare una suggestione letteraria e poetica perché ricostruiscono un’atmosfera che poteva, a giusto titolo, ritenersi svanita e assumono l’autonomia di un saggio”. E allora quale è la chiave di lettura delle foto di Roberto Panzella? Sono la testimonianza di uno status del territorio e rappresentano momenti di tante microstorie sulle quali si può riflettere.