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Sapri, presentato il libro di Carmelo Conte “Il Brigante e il Maestro”

Presentato a Sapri presso la Villa Comunale il romanzo storico di Carmelo Conte “Il Brigante e il Maestro”. Dopo i saluti del sindaco, Antonio Gentile, sono intervenuti l’avv. Franco Maldonato e la giornalista Serena Vitolo. Ha coordinato il dibattito il giornalista Giuseppe D’Amico. E’ stato un dibattito particolarmente vivace ed interessante sia per la qualità degli interventi sia per gli argomenti trattati.

CARMELO CONTE
intervistato da Giuseppe D’Amico per 105tv

Il brigante Giuseppe Tardio e il pedagogista Angelo Patri sono le due figure da cui prende spunto il libro, frutto di ricordi dell’autore e della sua Piaggine, di analisi storiche e di considerazioni sul ruolo dell’istruzione nel tempo. E’ nato da un imprevisto: una nipote della maestra alle elementari dell’Autore, Irene Cinque, gli ha fatto avere gli originali di tre compiti in classe da Conte di 76 anni fa, che lei aveva ricevuto dalla nonna. Uno riguarda i “Moti del Cilento”, di cui fu protagonista, tra il 1861 e il 1863, il brigante Tardio; l’altro è una lettera al giornalino di classe sulle bellezze naturali e i problemi sociali del Cilento; il terzo, intitolato “Una bravata”, racconta di un pugno dato in classe a un compagno e delle successive scuse pubbliche. I veri protagonisti del volume sono la conoscenza, alla quale è dedicato il primo capitolo, la scuola, il brigantaggio, l’emigrazione, il Cilento, la terra dei tristi, un luogo emblematico che esprime i tanti Mezzogiorno: “Pasquale Villari -ha affermato l’Autore- dedica le sue famose quattro Lettere Meridionali rispettivamente a Mafia, Camorra, Brigantaggio e Rimedi. Condivido la sua analisi e la sua proposta, ma ritengo che il brigantaggio non possa essere assimilato a mafia e camorra perché il brigantaggio è stato un fenomeno presente non solo nel Mezzogiorno, anche se qui ha assunto caratteri particolari che lo collocano tra la leggenda, la storia, la ribellione e l’eversione. Per segnalare queste diversità ho raccontato solo di due briganti, Angiolillo, un brigante sociale, un Robin Hood che toglieva ai ricchi e dava ai poveri; e Giuseppe Tardio, un brigante politico che, per combattere le sue battaglie contro i soprusi, deluso dal nuovo Stato, si schiera con i Borboni e promuove la rivolta del Cilento”.

Altro argomento è l’emigrazione che prima dell’unità d’Italia l’emigrazione era avversata dai Borboni perché non volevano che venissero meno le braccia per lavorare le terre dei loro latifondisti, mentre dopo i primi anni dell’Unità più che i singoli emigrava la vita delle famiglie: prima il padre che poi richiamava la moglie e i figli. Gli emigrati subivano discriminazioni di ogni genere: “Angelo Petraglia -ha spiegato Conte- emigrò a cinque anni e fu registrato all’anagrafe del comune di New York come Angelo Patri; il suo cognome fu americanizzato da subito ed egli si è poi sentito americano più che italiano. La madre, Carmela Conte, era cugina di mio padre. Patri non ha mai dimenticato le sue origini, è stato più volte in Italia, ma mai a Piaggine, ha incontrato mio padre e un mio zio solo una volta a Paestum, nel 1927. Ha dedicato alle sue origini uno dei suoi libri più noti, “Biondino l’emigrante”. Ebbe rapporti con i pedagogisti italiani più famosi, in particolare con Lombardi Radice, Maria Montessori e con Don Milani”.

SAPRI
CARMELO CONTE presenta il suo libro sui Moti Cilentani
da sinistra: Franco Maldonato, Serena Vitolo, Carmelo Conte, Giuseppe d’Amico, Antonio Gentile

A integrazione del libro una nota aggiuntiva, apparentemente estranea alla trama che l’Autore ha così spiegato: La nota aggiuntiva evoca il rapporto tra storia, attualità e politica. E’ il titolo di un documento, scritto da Ugo La Malfa, con la collaborazione di Antonio Giolitti, Francesco Forte e Riccardo Lombardi al bilancio dello Stato del 1962. Avviò la programmazione economica, la nazionalizzazione dell’energia elettrica, la riforma della scuola, l’integrazione territoriale e sociale. La richiamo in quanto antitetica della Nota aggiuntiva del 2023 del governo Meloni: il Premierato e l’autonomia differenziata che capovolgono quella impostazione, introducono due legature che personalizzano le istituzioni e dividono l’Italia. Propongono una questione settentrionale in alternativa a e su queste terre come una male quella meridionale, negano la storia”.

Riprendendo le parole del sindaco Antonio Gentile che nel suo intervento si era soffermato sulla vicenda saprese di Carlo Pisacane, Conte ha citato un articolo, scritto da Lino Iannuzzi nel 1992 per il periodico “Il Vallo” che usciva abbinato al Giornale di Napoli. Si intitola “E’ tornato Pisacane”, frase che fu lo slogan della sua campagna elettorale del 1968 quando Iannuzzi fu eletto al Senato per il PSI. Ad Agropoli rovesciarono il palco dal quale stava parlando e lo stesso Iannuzzi dovette allontanarsi dopo avere pronunciato queste parole: “Il sangue di Pisacane pesa su di voi e su queste terre come una maledizione di cui non vi libererete fino a quando non riscatterete con il voto questa colpa, fino a quando non trionferanno il Socialismo e la Libertà. Una settimana dopo i giovani del Cilento tappezzarono il territorio dei loro paesi con il manifesto “E’ tornato Pisacane”. Un mese dopo per la prima volta nella storia, il collegio di Vallo della Lucania mandò al Parlamento un senatore socialista”. Per Carmelo Conte “In questo articolo, degno del grande giornalista quale è stato Lino Iannuzzi, c’è il vero Cilento, con i suoi silenzi, le sue attese e i suoi entusiasmi”.

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