Di Giuseppe Geppino D’Amico

Sabato scorso si è svolta, nella splendida cornice della Certosa di Padula, la cerimonia di consegna del Premio Vacanze Nicola Giacumbi, organizzato dal Club Rotary Sala Consilina–Vallo di Diano, giunto alla 46ª edizione. Il premio, riservato ai figli degli operatori delle forze dell’ordine, è stato assegnato al giovane studente del Liceo Scientifico “Carlo Pisacane” di Padula, Mario Longobucco, figlio del Luogotenente Cariche Speciali nella Guardia di Finanza, Leonardo Longobucco. Dopo i saluti del presidente del Club organizzatore Antonio Gnazzo, del vicesindaco di Padula Caterina Di Bianco e della professoressa Maria Teresa Larocca, il giornalista Giuseppe D’Amico ha ricordato gli eventi criminosi di quegli anni e la figura del magistrato Nicola Giacumbi. A seguire, la relazione del magistrato Francesco Curcio, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Al termine, è intervenuto l’ing. Giuseppe Giacumbi, figlio del magistrato ucciso nel 1980. Subito dopo, si è svolta la consegna del premio.
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La figura di Nicola Giacumbi

Nicola Giacumbi fu assassinato dai brigatisti della colonna denominata “Fabrizio Pelli” la sera del 16 marzo 1980, mentre rientrava a casa insieme alla moglie. Qual era il clima che si respirava in quel periodo a Salerno? Poco tempo prima dell’uccisione di Giacumbi, gli aspiranti brigatisti si fecero conoscere con un attentato a una concessionaria FIAT di Salerno, motivandolo con il licenziamento di 61 operai disposto dall’azienda torinese.
Perché Giacumbi?
Il magistrato, che aveva retto in passato anche la Procura di Sala Consilina, reggeva provvisoriamente la Procura di Salerno, dopo le dimissioni del titolare, il quale aveva deciso di andare in pensione con quattro anni di anticipo a seguito di gravi minacce. Ben consapevole dei pericoli, Nicola Giacumbi accettò l’incarico e rifiutò la scorta, per evitare che, in caso di attentato, potessero rimanere coinvolti anche gli uomini della protezione. Una scelta dettata anche dal ricordo del rapimento di Aldo Moro del 16 marzo 1978, in cui vennero trucidati i cinque agenti della sua scorta.
Il dramma collettivo

La città, colpita al cuore, scoprì di vivere una realtà drammatica fino ad allora nota solo per episodi avvenuti altrove. Prima di Giacumbi, il terrorismo aveva già colpito duramente la magistratura: in soli quattro anni, dal luglio 1976 al luglio 1980, nove magistrati vennero uccisi in diverse città: Genova, Roma, Frosinone, Milano, Salerno. Le indagini, coordinate dalla Procura di Potenza, portarono all’identificazione, all’arresto e alla condanna in primo grado dei responsabili. Con sentenza della Corte d’Appello di Potenza, furono comminate pesanti pene detentive. La rivendicazione dell’attentato fu fatta telefonicamente alla redazione salernitana de Il Mattino. Nel comunicato stampa i brigatisti scrivevano: “È solo l’inizio!”. Per fortuna, almeno a Salerno, le cose andarono diversamente: fu sì un inizio, ma l’inizio della fine della colonna “Fabrizio Pelli”.
Il silenzio e la memoria
La famiglia Giacumbi non ha mai cercato l’attenzione dei media. Solo nell’aprile 2003, la signora Lilly Di Renna concesse un’intervista all’inviato de Il Mattino, Antonio Manzo, dichiarando: “Spezzo il silenzio per contribuire a ricordare Nicola Giacumbi, per il suo sacrificio, il suo impegno per il lavoro, la sua profonda onestà nei confronti delle Istituzioni e dello Stato (…) E farlo rivivere per i giovani che cercano testimonianze concrete nel deserto dei valori”. Un messaggio ancora oggi attuale e importante. Per Antonio Manzo, la signora Di Renna “parla con la dignità di chi sa che la ricerca del ricordo vale solo per chi è in grado di subire il tormento della memoria”.
Il Vallo di Diano non dimentica

Due mesi dopo la sua uccisione, il Rotary istituì il Premio Nicola Giacumbi, conferito oggi per la 44ª edizione. Nel 1981, l’aula della biblioteca della Procura della Repubblica fu intitolata a Nicola Giacumbi. Il 14 aprile scorso, anche la città di Salerno ha ricordato il magistrato con una targa commemorativa, fortemente voluta dal magistrato oggi in pensione Carlo Correra, collocata su corso Garibaldi, tra il vecchio Tribunale e l’abitazione di Giacumbi, dove fu assassinato.
Le parole del Procuratore Curcio e di Giuseppe Giacumbi
A Padula, il Procuratore Francesco Curcio ha tracciato un lungo excursus sul terrorismo, affermando che: “Il terrorismo è stato sconfitto anche grazie al lavoro di Uomini come Nicola Giacumbi. Ma sconfitto il terrorismo, è rimasta la criminalità organizzata, nelle sue diverse articolazioni, che trova terreno fertile dove non c’è legalità. Pensare che una società ricca sia esente dalla Mafia è sbagliato; al tempo stesso, sconfiggere la povertà non significa sconfiggere la Mafia, che prolifera in una società in cui c’è disuguaglianza. E la Mafia ha bisogno anche dei ricchi, con i quali poter fare affari”.
L’intervento dell’ing. Giuseppe Giacumbi

“Incontri come questo – ha affermato il figlio di Nicola Giacumbi– consentono di tramandare la memoria di mio padre e i valori in cui credeva, legandoli a un’occasione che può essere lieta per i ragazzi, qual è la consegna di un premio. Parlare ai giovani è importante e, quando posso, partecipo volentieri alla manifestazione che il Rotary organizza nel Vallo di Diano. La memoria va tramandata, altrimenti si perdono le cose positive con il rischio di commettere gli stessi errori del passato. Quello che deve passare non è il nome o il cognome o il ruolo, ma il messaggio, il valore e la memoria. E simili iniziative servono anche a questo.”
Il futuro nelle mani dei giovani
In chiusura, l’avvocato Antonello Rivellese, coordinatore dell’iniziativa Rotary, ha illustrato le modalità dell’assegnazione del premio, consegnato all’alunno Mario Longobucco, che ha ringraziato per il riconoscimento ricevuto e ha sottolineato l’importanza di partecipare a simili iniziative.