Di Giuseppe Geppino D’Amico

Sarà presentato giovedì 22 maggio alle ore 20:00, presso la Biblioteca comunale di Altavilla Silentina, il libro di Oreste Mottola “Il mio cuore è uno zingaro”. Dopo il saluto del sindaco Francesco Cembalo, il programma prevede gli interventi di Gerardo Di Verniere, Gerardo Baione, Franco Amoroso, Antonietta Di Verniere e Giovanna Di Matteo. Le conclusioni saranno affidate a Franco Cembalo. A coordinare l’incontro sarà Antonella Guerra, vicepresidente della Pro Loco Altavilla Silentina.

Oreste Mottola è un giornalista, nato ad Altavilla Silentina (SA) nel 1960, dove attualmente risiede. Un po’ ammaccato lo è, ma negli ultimi anni ha attraversato diverse tempeste, alcune delle quali davvero temibili. Vive, e perciò scrive. In questo volume presenta prevalentemente gli scritti del periodo 2021-2023, alcuni dei quali sono già stati pubblicati su quotidiani e periodici. Largo spazio viene dato alle vicende del proprio paese, ricordando care figure di amici. È incluso anche un racconto, dedicato agli amici Gerardo e Armido, che risolsero – brillantemente – il problema dello smaltimento di un residuato bellico. Spazio anche ad alcune storie dedicate alla “bella vita” di re Umberto di Savoia a Eboli, nonché a Jacqueline Kennedy a Paestum. Per la “città dei templi”, ampio è lo spazio del ricordo per Gillo Dorfles, Ugo Di Pace, Nunzio Daniele e Luigi Di Lascio. Viene ricostruita anche la storia della giornata più lunga della lotta dei contadini di Persano, il 7 novembre 1979, quando alcuni vennero arrestati e trattenuti per una notte nelle celle di sicurezza della caserma dei carabinieri di Borgo Carillia. Tra loro anche un giovane Vincenzo De Luca, oggi governatore della Regione Campania. Ampio spazio è dedicato alla vicenda dell’allevamento ippico dello storico cavallo Persano e dei numerosi centri oggi presenti soprattutto ad Altavilla.
Per oltre vent’anni Mottola ha scritto per “Il Mattino”, ma oggi trova difficoltà a farsi pubblicare sui quotidiani. È per questo che ha ritenuto opportuno tornare alla scrittura autonoma. “Il mio cuore è uno zingaro” segna il ritorno di Oreste Mottola alla scrittura dopo un periodo di malattia, affrontato con coraggio e determinazione.
PUBBLICHIAMO DI SEGUITO UN SUO SCRITTO PROPEDEUTICO AL VOLUME
“Negli ultimi due anni sono stato epurato dal mondo del giornalismo che conta (e retribuisce il lavoro svolto), ma non è diminuita la mia voglia di offrire il mio contributo d’analisi e racconto. Nel libro “Interviste al passato – a modo mio” presento gran parte dei miei scritti, solo parzialmente confluiti nei quotidiani “Le Cronache” e “Quotidiano del Sud”. Quel “a modo mio” non è un vezzo da vanesio, poiché ritengo di aver da sempre portato avanti un modello di scrittura molto personale. Che è quello che mi è sempre piaciuto leggere (ed ho letto molto). Ai tempi della scuola superiore, quando facevo filone, mi recavo presso una bella biblioteca situata nel centro più storico di Eboli. Pur da adolescente distratto (o sono stato anche io), ero recordman per i libri chiesti in prestito e letti. I grandi mattoni me li sono sciroppati tutti. Da adolescente. La voglia di scrivere, e raccontare, si origina da lì. Archiviati gli effetti più pesanti e deleteri di un meningioma che mi ha bloccato per diversi anni, eccomi qui a riprovarci e a sottopormi al vostro giudizio, chiedendovi indulgenza.

Altri ricordi sono lontani. Io ero molto piccolo, non più di otto-nove anni. Piazza di Altavilla, all’ombra del castello medievale, c’è la piazza del mio paese. È affollatissima in una domenica mattina dei primi anni Settanta: un uomo, da un palco, con la giacca in mano, racconta al microfono che aveva ricevuto delle ritorsioni per qualcosa che aveva scritto sul giornale. A casa poi seppi che costui era Bruno Mazzeo – maestro elementare, consigliere comunale, oratore tagliente e brillante corrispondente de “Il Mattino”. È il primo giornalista in carne e ossa che io abbia mai visto. Io, con papà, nonni e bisnonni tutti contadini e non lettori di giornali, mi fermai e lo ascoltai. Ero un bambino. Non so come fu, ma forse la molla scattò da quel momento. E continuai, per molti anni, con il semplice acquisto di tutto ciò che potevo leggere e, soprattutto, permettermi dalle edicole.
Per oltre vent’anni sono stato il corrispondente de “Il Mattino” e scrivevo con continuità non solo sul mio paese, ma con un orizzonte aperto su tutta la Valle del Calore e la zona degli Alburni. Un altavillese, per di più uno del contado, mette la sua firma sul quotidiano più antico e prestigioso del Mezzogiorno dopo quasi venticinque anni da quando Bruno Mazzeo, che m’incantò quella mattina, aveva smesso. In molti mi riconoscono che lo faccio con onestà intellettuale. Quest’ultima circostanza è l’unica medaglia che mi piace appuntarmi sul petto.

Non sono nuovo ai libri. Con il mio “Paesi delle ombre” ho tolto dal dimenticatoio alcune storie che ho raccontato ai lettori in questo ultimo decennio di professione. Esempi: il caso Majorana e la scomparsa del sindaco Rago mi hanno particolarmente appassionato. Un’altra storia sulla quale mi sono impegnato è quella del passaggio del premio Nobel Hemingway attraverso il Cilento. Il volume si chiude con un’ampia parte dedicata al mio paese: Altavilla Silentina. Prendetela come un’altra mia testimonianza di appartenenza comunitaria.”