Di Giuseppe Geppino D’Amico

Dai libri alla tv, al cinema e oggi al teatro. A 116 anni dal tragico epilogo la vicenda di Joe Petrosino continua a suscitare interesse. Nei giorni scorsi, infatti, a Roma, all’interno del Centro Studi Internazionale “Boris Giuliano” della Scuola superiore di Polizia, è stato messo in scena uno spettacolo teatrale in ricordo di Joe Petrosino, il poliziotto italo-americano ucciso a Palermo dalla mafia nel 1909. A portare in scena la storia del famoso poliziotto è stata la compagnia “Témenos – Recinti Teatrali”, nata all’interno dell’Associazione Culturale Teatrale “Recinti Témenos”, una nuova formazione artistica e culturale, originata dall’esperienza più che decennale dei suoi attori e attrici. Il testo è di Maria Francesca Mariano, Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Lecce, da oltre un anno sotto scorta e insignita del Premio Joe Petrosino. L’opera ha segnato il debutto nel racconto teatrale del poliziotto italo-americano. Il lavoro, incentrato su giustizia e legalità, non solo ha ricordato la figura di Petrosino, ma ha anche offerto una profonda riflessione sull’importanza della lotta al crimine organizzato.

All’evento erano presenti il vice capo della Polizia Raffaele Grassi, i questori di Roma e Lecce, Roberto Massucci e Vincenzo Massimo Modeo, e una rappresentanza di commissari frequentatori di corso. Presente anche una delegazione dell’Associazione Internazionale “Joe Petrosino” di Padula, formata da Nino Melito Petrosino, pronipote del celebre poliziotto e custode della sua preziosa eredità; Pasquale Chirichella, Presidente dell’Associazione; Vincenzo Petrizzo, Vice Presidente, ed il consigliere Enrico Tepedino.

Prima di approdare a tetro Joe Petrosino è stato il protagonista di altre iniziative editoriali. Indimenticabile lo sceneggiato della RAI, Joe Petrosino, interpretato da Adolfo Celi, trasmesso per la prima volta nel 1972. Nello stesso anno Arrigo Petacco pubblicò per Mondadori il libro “Joe Petrosino, l’uomo che sfidò per primo la mafia italoamericana”. Il giornalista indagò su Vito Cascio Ferro, l’uomo che trapiantò nel Nuovo Mondo la struttura della mafia siciliana, e ricostruisce la vicenda di Joe Petrosino, il poliziotto che ne avvertì per primo l’incombente minaccia e cercò di fermarne la diffusione. Nel 2017 Joe Petrosino è approdato sul grande schermo per merito di Leonardo Di Caprio che produsse e interpretò l’adattamento cinematografico del romanzo di Stephan Talty. “The Black Hand”.
*****

Giuseppe Michele Pasquale Petrosino nasce a Padula il 30 agosto 1860 e all’età di 13 anni emigra negli Stati Uniti con il padre Prospero (che esercitava il mestiere di sarto), la madre, due sorelle e tre fratelli. Dopo avere fatto i mestieri più umili, nel 1883 Giuseppe indossa, primo italiano ad avere tale privilegio, la divisa di agente della polizia di New York. Promosso detective, passa al servizio investigativo e nel 1895 il presidente Rooswelt in persona lo nomina sergente. Nel 1905, con la promozione a tenente, gli viene affidato il comando dell’Italian Branh e, successivamente, dell’Italian Legion, un gruppo di agenti italiani a suo giudizio indispensabili per combattere la Mano Nera (questo il nome con il quale veniva chiamata allora la mafia d’oltreoceano). Il suo merito maggiore è quello di avere intuito che per sconfiggere la mafia è necessario recidere i legami tra la criminalità americana e quella italiana. A questa intuizione, però, sono in pochi a dare credito per cui nel 1909 decide di venire da solo in Italia per indagare in Sicilia. A Roma viene ricevuto dal presidente del consiglio Giovanni Giolitti che gli regala anche un orologio d’oro.

Prima di portarsi in Sicilia decide in gran segreto di fare una breve tappa a Padula, il paese natale che certamente non aveva dimenticato; nonostante la notizia del suo arrivo dovesse rimanere segreta, Joe trova ad attenderlo circa duemila persone. Il 28 febbraio arriva a Palermo dove inizia subito il suo lavoro investigativo che, purtroppo, terminerà il 12 marzo successivo allorquando quattro colpi di pistola esplosi in piazza Marina, a Palermo, pongono fine all’esistenza del coraggioso poliziotto. Aveva 49 anni. Dopo lunghe indagini vengono arrestati quindici mafiosi che, però, saranno clamorosamente assolti al termine del processo. Le cronache dell’epoca parlano di funerali imponenti sia in Italia che negli Stati Uniti dove una folla eccezionale (si parlò di trecentomila persone) volle rendere l’estremo omaggio al grande detective. All’evento la stampa americana diede lo stesso risalto riservato alla morte del presidente Mc Kinley. Padula lo ha ricordato con un busto (realizzato nel 1975 da Enzo Gallo), collocato dinanzi alla Chiesa della Santissima Annunziata che ospita anche l’Ossario dei Trecento di Carlo Pisacane, ed una strada. Di rilievo anche il Premio Internazionale “Joe Petrosino”, organizzato dall’Associazione omonima.