Di Giuseppe Geppino D’Amico
È stato depositato nei giorni scorsi alla Corte di Cassazione il quesito referendario contro la legge Calderoli sull’autonomia differenziata. A bussare alla porta della Suprema Corte l’opposizione si è presentata compatta al grido di guerra “tutti insieme contro l’autonomia”: Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva, Giuseppe Conte, Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Maria Elena Boschi, Riccardo Magi, Maurizio Landini e numerose associazioni, dall’Anpi al Wwf. Grandi assenti a Roma Carlo Calenda di Azione che nutre dubbi sul raggiungimento del quorum in caso di referendum, e il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, al quale si deve la primogenitura della lotta contro l’autonomia in salsa leghista. Ci voleva la legge sull’Autonomia differenziata per mettere insieme tutte le opposizioni al Governo Meloni. Per i promotori del quesito referendario siamo di fronte alla madre di tutte le battaglie. Una battaglia ufficialmente iniziata con la presentazione del quesito alla Corte di Cassazione.
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Cosa succederà ora? Dopo la pubblicazione del quesito in Gazzetta ufficiale, entro fine settembre i promotori dovranno raccogliere le 500 mila firme necessarie. A quel punto la Suprema Corte si esprimerà sull’ammissibilità del quesito, tra gennaio e febbraio secondo le stime dei partiti. In caso di parere positivo si ipotizza il voto tra aprile e giugno del 2025. Come anticipato, a Roma era assente il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, uno dei più fieri oppositori della legge leghista. Del resto, la Campania è perfettamente allineata al fronte referendario capeggiato dalla Sardegna (regione a statuto autonomo) assieme a Emilia Romagna, Toscana e Puglia. Per De Luca “l’Autonomia differenziata contraddice l’esigenza di un’autentica riforma in senso autonomistico, alterando l’equilibrio dei rapporti tra le Regioni e tra le Regioni e lo Stato”. È quanto si legge nella proposta di delibera per la richiesta di referendum abrogativo della legge 86 del 26 giugno 2024.
La proposta è stata presentata dalla vicepresidente del Consiglio, Valeria Ciarambino (Ex 5 Stelle oggi nel gruppo misto), dal capogruppo del Pd Mario Casillo, dal capogruppo di Azione, Pasquale Di Fenza, dai consiglieri Corrado Matera (gruppo misto), Andrea Volpe (Psi), Fulvio Frezza (gruppo misto), Vincenzo Alaia (Italia Viva), Luigi Abbate (Campania Libera), Vittoria Lettieri e Diego Venanzoni del gruppo De Luca Presidente. Nella delibera viene inoltre specificato che “la Regione Campania, anche in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ha sempre assicurato il sostegno allo sviluppo di modelli autonomistici, a condizione dell’intangibilità dei principi fondativi della Costituzione, quali la promozione delle autonomie, l’unità e l’indivisibilità della Repubblica di cui all’articolo 5 della Costituzione e, quindi, senza pregiudizi ai principi di coesione nazionale”. Intanto, sul fronte della maggioranza, dopo il Veneto anche il Piemonte si dice pronto a chiedere al Governo la competenza sulle nove materie che non rientrano nei Lep (i Livelli Essenziali delle Prestazioni: una griglia di servizi da definire e, soprattutto, da finanziare per consentire una uniforme erogazione in ogni regione).
Nel Centrodestra, però, i mal di pancia non mancano: oltre ai presidenti della Calabria e del Lazio, Roberto Occhiuto e Francesco Rocca, perplessità emergono ora anche dal fronte governativo dove il ministro Nello Musumeci ha ritenuto “assolutamente precoce” la richiesta di avere subito alcune deleghe avanzata dal Governatore del Veneto Luca Zaia, per poi aggiungere che “in linea di principio può farlo, ma c’è un problema di opportunità. In questo momento tra le Regioni del Mezzogiorno permangono delle perplessità, anche dentro la coalizione di maggioranza”.
Intanto nel dibattito politico si è aperto un altro fronte che riguarda la situazione reale in cui versa il Sud. Una recente indagine di Demoskopika segnala alcuni miglioramenti, ad esempio sul mercato del lavoro. Ma dice anche che “nel Sud ci sono 4 milioni di poveri in più e una differenza reddituale di quasi 17mila euro. Di conseguenza con l’autonomia differenziata c’è il rischio di una guerra psicologica”. Si allarga, quindi, la forbice tra Nord e Sud del Paese, nonostante il Mezzogiorno sia riuscito a tenere un ritmo di crescita superiore a quello del Nord-Ovest e del Centro. Per il Sud lo studio di Demoskopika indica come ambiti negativi reddito, sanità, speranza di vita e povertà. Per rilanciare il Sud sarebbe necessario “costruire un’autonomia consapevole piuttosto che differenziata o, peggio ancora, gridata. Altrimenti c’è il concreto rischio di una guerra civile psicologica e dell’acuirsi di un devastante scontro ideologico tra Nord e Mezzogiorno del paese”. A preoccupare è soprattutto la situazione della sanità in quanto la qualità dei servizi è maggiore nel Nord rispetto al Mezzogiorno. E questa disparità produce effetti significativi sulla salute della popolazione meridionale e chiama in causa anche la longevità: il Mezzogiorno perde 5 mesi di longevità rispetto al Nord. Nel 2023, la speranza di vita era di 83,6 anni nel Settentrione e 82,1 anninel Mezzogiorno, con un divario di 1,6 anni. Nel 2013, il quadro era più confortante: 82,7 anni nel Nord e 81,6 al Sud, con un divario di 1,1 anni. Dunque, benché sia aumentata la media al Sud, il differenziale con il Nord si è ampliato.
Per rimuovere il gap tra Nord e Sud è necessario aumentare gli investimenti nella sanità al Sud, in modo da garantire il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Il costo dei Lea andava individuato e finanziato ancor prima della legge per evitare le differenze del finanziamento pro capite che ricevono le Regioni. Invece, non è andata così e la fretta di Calderoli e della Lega è stata una pessima consigliera. I risultati, negativi, si vedranno in seguito qualora i ricorsi delle Regioni e il referendum abrogativo non dovessero dare i risultati auspicati dai partiti di opposizione e dalle numerose associazioni pronte a scendere in piazza.