Di Rosa Mega

Ci sono storie che è bello raccontare perché piene di significato, storie che racchiudono in se stesse tutte le voci stonate del mondo per poterne ricavare una bellissima melodia. La rubrica Di pari passo oggi ne propone una, un racconto in cui le emozioni forti non mancano, un’esperienza nella quale convivono un passato difficile dal quale fuggire, e un presente di rinascita per costruire un futuro più sereno. Tutto ha inizio nel 2017 quando un progetto SAI (Sistema di Accoglienza Integrato) gestito dalla Cooperativa Iskra e facente capo al Comune di San Pietro al Tanagro, grazie a fondi ministeriali, prende consistenza e forma. Nasce così la Casa di Miriam, una struttura che ospita ragazze, donne singole e con figli provenienti in gran parte da paesi africani quali Nigeria, Costa D’Avorio, Guinea, e Marocco, fuggite da situazioni di degrado e violenza. L’essenza del progetto è racchiusa già nel nome, che demanda alla cantante sudafricana Miriam Makeba, conosciuta anche con lo pseudonimo di Mama Afriica e nota,oltre che per le sue belle canzoni, anche per aver dato un grande contributo nella lotta per un Sudafrica libero e democratico.

Nato come un sistema di seconda accoglienza, negli ultimi tempi La casa di Miriam è divenuto un sistema di prima accoglienza, dove queste donne vengono sostenute nel lungo e spesso complicato iter burocratico che va dal permesso di soggiorno al riconoscimento dello status di rifugiato richiedente asilo come condicio sine qua non per l’inserimento sociale. A tutto questo si affianca un percorso di alfabetizzazione interno ed esterno, in collaborazione con le sedi del CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti).
Ma Casa di Miriam è anche altro, è una casa che affonda le radici nel sostegno psicologico per sorreggere la rinascita di queste donne, dopo terribili esperienze di violenza fisica. Questo aspetto è certamente il punto più delicato, quello che fa emergere gradualmente -dopo un lavoro volto a conquistare e ad accrescere la fiducia di queste donne- storie di abusi, racconti di fuga dalla tratta dello sfruttamento sessuale, esperienze forti dove il fil rouge dominante è quello di un universo femminile abusato ed oltraggiato. Dal marzo 2022 con l’inizio della guerra in Ucraina, la struttura ha ospitato anche donne ucraine dando un importante contributo in un momento storico così difficile e complesso.

Ciò che sostiene Casa di Miriam è un lavoro di squadra, svolto da figure chiave come la coordinatrice Dott.ssa Miriam Cariati, la psicologa Angela Maria Isoldi, l’educatrice Giuseppina Gargano, la mediatrice cultuale Antonella Castellucci e l’insegnante di italiano Samanta Lacerra. Una équipe che per queste donne diviene una vera e propria famiglia, con legami forti che si costruiscono giorno dopo giorno e che durano al di là della permanenza nella struttura. La soddisfazione più grande è quella di poter vedere risultati concreti di un pieno inserimento sociale e lavorativo. La Casa di Miriam è anche questo, e tanto altro ancora: una realtà perfettamente integrata nel Comune di San Pietro al Tanagro, dove frequente sono lo scambio e la condivisione di percorsi con donne e mamme del paese ospitante.

Questo è certamente uno degli aspetti più belli, ed ha ha preso forma nella pubblicazione di una Agenda con una raccolta di scatti fotografici di vita vissuta da mamme e bambini ospiti della struttura, e attraverso messaggi di speranza che le stesse hanno voluto lasciare quale significativa testimonianza.
Ecco, ci sono storie che ti arricchiscono proprio come questa, esperienze di vita che ti insegnano che la violenza non deve essere un vicolo cieco senza uscita. Storie dove il confine fra invisibile e visibile viene superato, restituendo speranza e dignità ad un universo femminile troppo spesso maltrattato nel corpo e nell’anima. Come la Casa di Miriam: una bella realtà che ci fa essere orgogliosi del nostro territorio in modo concreto e profondo.
ROSA MEGA