di Giuseppe Geppino D’Amico
Alla vigilia dell’apertura del Dibattito Pubblico relativo al Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica della nuova linea Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria emergono nuovi particolari in relazione al “Lotto 1b Romagnano – Buonabitacolo, comprensivo dell’interconnessione pari con la linea Battipaglia – Potenza, e lotto 1c Buonabitacolo-Praia della nuova linea Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria” che, a giudizio di RFI rappresenta un’opportunità importante per le regioni meridionali, in vista del recupero dell’esistente gap infrastrutturale.

RFI e ITALFERR hanno reso noto uno studio relativo alla Stazione per l’Alta Velocità la cui realizzazione, come è noto, è prevista nel territorio del comune di Padula, un po’ più a Nord rispetto all’uscita dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria. La nuova stazione del Vallo di Diano, in quest’ottica, intende introdurre nuove e significative modalità di connessione per la popolazione locale e per i turisti. Il progetto realizza la possibilità, tramite l’interscambio del ferro con la mobilità dolce e su gomma, di ottenere una rete di sistemi interconnessi. In altri termini, completandosi con le altre infrastrutture di interesse nazionale e internazionale di strade, autostrade e ciclovie, la ferrovia consente alla domanda di mobilità di passeggeri di media e lunga percorrenza di esplicarsi su tutto il territorio. La nuova mobilità, in funzione dell’integrazione e della sostenibilità, si fonda quindi sulla cooperazione tra le diverse infrastrutture.

La nuova stazione, hub per le partenze turistiche del Parco incrementerà i livelli di accessibilità alla rete Alta Velocità e potrà costituire un importante elemento per la valorizzazione delle risorse patrimoniali e del turismo sostenibile, in un ambito territoriale nel quale i diversi comuni, pur nella diversità di prossimità, adottano politiche diffuse, anche condivise, orientate ad aumentare la competitività e l’attrattività del territorio.
La nuova linea ferroviaria è concepita per valorizzare le risorse patrimoniali del territorio che attraversa e incrementare il turismo sostenibile. Dalla nuova stazione Alta Velocità del Vallo di Diano è possibile percorrere diverse direttrici turistiche che conducono a specifici punti di interesse:

la Strada Statale 517, attraverso il Parco Nazionale del Cilento-Vallo di Diano e Alburni, verso la costa tirrenica, dunque verso Sapri; la Strada Statale 19 alla Certosa di San Lorenzo a Padula; infine, la Strada Provinciale 103, passando a est per il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese, al Parco Archeologico di Grumentum.
La configurazione tipologica della nuova stazione si adatta il più possibile alla nuova morfologia territoriale generata dal sistema lineare della nuova linea ferroviaria. Con questo presupposto, la stazione del Vallo di Diano si dispone nell’impronta del rilevato di sostegno della ferrovia che è posto a una quota di circa 9 m rispetto al piano campagna. Tale architettura nell’infrastruttura, con la sua organizzazione funzionale ottimizzata, consente una limitazione del consumo di suolo.

La piazza e l’acqua. Il progetto prevede per lo spazio antistante il Fabbricato Viaggiatori la configurazione di una piazza lineare, uno spazio aperto, non concluso, di passeggiata che può
trasformarsi ospitando molteplici eventi e che si conclude con un podio-agorà che consente la lettura e fa apprezzare la configurazione geometrica complessiva di tale piano orizzontale. In tal senso, lo spazio della piazza è progettato non solo come area a servizio dell’interscambio modale, ma anche come luogo sociale che contribuisce all’introduzione di nuove modalità di aggregazione per la comunità. La nuova passeggiata lineare è incorniciata, lungo il percorso che va da nord a sud, da elementi poligonali che contengono porzioni di verde e terminano lungo i bordi con delle sedute in pietra dallo schienale inclinato in legno.
Il disegno di tali poligoni riprende e rafforza l’idea del masso plasmato del fabbricato viaggiatori che evoca le alture circostanti ed è generato dalla linea d’ombra che ripete il profilo del monolite sul pavimento realizzando in pianta una traccia ulteriore. Il progetto degli spazi esterni della nuova stazione del Vallo di Diano prevede un sistema di spazi di transizione che mitigano il passaggio tra l’architettura e l’infrastruttura e tra il paesaggio agricolo e l’infrastruttura.

Sostanzialmente, la piazza determina uno spazio di transizione tra l’architettura e l’area intermodale, mentre lo spazio verde, progettato nella logica dello spazio pubblico come pratica agricola, costituisce la transizione tra l’area intermodale e il paesaggio. La disposizione delle diverse specie arboree e arbustive, proprie della vegetazione del luogo, è, ove possibile, intenzionalmente irregolare, simula cioè il paesaggio naturale ed evita la formazione di cortine, in maniera da favorire l’inserimento dell’intervento architettonico nel contesto. Nello specifico, nell’area di parcheggio, il sistema di verde, per mitigare la regolarità degli stalli, prevede specie posizionate in maniera volutamente casuale, ma comunque compatibile con le funzionalità necessarie.
Nello spazio di transizione tra paesaggio e infrastruttura, dove lo spazio della pratica agricola coincide con lo spazio pubblico, è previsto in posizione baricentrica il giardino degli ulivi che, oltre a contenere gli esemplari, posiziona al suo interno giochi per bambini e sedute per la sosta.
A completamento, altre specie arboree e arbustive sono state posizionate sull’intero perimetro dell’area di intervento e in prossimità del prospetto dell’edificio di stazione, in particolare nei poligoni che bordano la promenade, sia per impedire l’irraggiamento diretto della struttura, sia per rendere ombreggiati i collegamenti tra i servizi.

Inoltre, il progetto ipotizza la collocazione di uno specchio d’acqua al centro dell’agorà, spazio che conclude, a sud, la piazza lineare che si sviluppa lungo il fabbricato viaggiatori. La proposta viene valutata per gli effettivi riscontri benefici sia in termini simbolici, data l’importanza di tale spazio per quel che riguarda il senso di collettività, perché luogo di sosta e di aggregazione, sia in termini fisici, dati i vantaggi oggettivi e misurabili sul microclima.
Il progetto proporrà la costruzione di uno specchio d’acqua di circa 300 m2 che, dato l’impercettibile spessore (circa 2 cm), inonderà occasionalmente la piazza agorà senza mai farle perdere la sua connotazione identitaria, vale a dire la sua vocazione teatrale. L’area manterrà inalterata, nonostante l’acqua, anche la sua struttura spaziale e formale progettata in modo da consentire la lettura e far apprezzare la configurazione geometrica complessiva di tutto il piano orizzontale che si dispiega davanti al fabbricato viaggiatori.
L’elemento naturale, oltretutto, non sarà solo esperienza visiva, ma potrà essere anche esperienza sensoriale tangibile, ludica, poiché in grado di entrare in rapporto diretto con lo spettatore. Lo specchio d’acqua potrà essere asciutto o bagnato a seconda delle stagioni calde o fredde, del giorno o della notte, in funzione di possibili eventi o manifestazioni. A titolo esemplificativo, nel dossier sono state inserite foto simulazioni che vedono tale spazio dell’agorà libero, inondato, quindi coperto dallo specchio d’acqua, e occupato da un’installazione artistica.

Una curiosità: nello studio pubblicato da RFI e ITALFERR c’è anche un richiamo al progetto “Città Vallo” che animò il dibattito politico negli anni ’70 – ’80 del secolo scorso quando i comuni del Vallo, anche con le diversità di prossimità, studiavano strategie integrate di sviluppo territoriale.
In occasione della mostra “Paolo Portoghesi e la città Vallo di Diano”, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di New York nel 1980, fu presentata l’idea di una città policentrica, chiamata per l’appunto “Città del Vallo di Diano” e formata dall’unificazione di diciannove comuni, quale rivendicazione da parte di abitanti e amministratori di una identità collettiva, più ampia di quella riferibile al singolo paese. Si tratta dell’identità del “Vallo”, un nome che definisce un luogo inconfondibile: un altipiano compreso «tra due catene non interrotte di monti» che, rispetto alla pianura sottostante, segnano i limiti di uno spazio racchiuso come tra le mura di un’antica città. Tale città esiste già nella coscienza dei suoi abitanti come aspirazione e come ipotesi.
Il progetto propone un possibile collegamento con i percorsi cicloturistici fondamentali costituiti dalla Ciclovia del Tanagro e dalla Via Silente, che passano, tra l’altro, da monumenti patrimonio UNESCO, come la Certosa di Padula, ad antichi insediamenti cristiani come il Battistero di San Giovanni in Fonte.
Comprendo l’entusiasmo di tanti, ma accanto alla linea AV si dovrebbe prevedere il recupero della vecchia linea Lagonegro-Sicignano in modo da consentire a studenti e pendolari di raggiungere Salerno o Napoli con una tariffa regionale, anzichè pagare il biglietto Freccia Rossa per distanze di 100 -150 km. Si garantirebbe così un servzio anche alla classi meno abbienti ed agli studenti, mentre chi è diretto oltre Roma o a Reggio Calabria, potrebbe viaggiare col Freccia Rossa
Ottimo e interessante l’articolo di Giuseppe D’Amico. Complimenti.🌹