Di Giuseppe Geppino D’Amico
“Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”. Chi non ricorda la frase cult del film di Sidney Lumet, “Quinto Potere”, vincitore di cinque Oscar, in cui Howard Beale, commentatore televisivo licenziato perché l’indice di gradimento della trasmissione era sceso parecchio, si vendicava invitando i telespettatori ad affacciarsi alla finestra di casa e gridare appunto “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”. Almeno nel film fu un autentica genialata che fece risalire l’audience alle stelle. L’incazzato di questa settimana è il sindaco di Santa Marina-Policastro, Giovanni Fortunato. Il motivo? Lo spigheremo “Con-Tatto”.
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In politica le nomine non le fa lo Spirito Santo. Almeno così la pensava Ciriaco De Mita, all’epoca Segretario nazionale della Democrazia Cristiana, quando qualche collega di partito non condivideva il conferimento di un incarico affidato ad altri. Succede anche oggi e le reazioni, grazie ai social, diventano virali perché affidare un incarico significa avere 99 nemici e un ingrato che poi è il nominato di turno. Ed è quello che è successo nei giorni scorsi quando il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha proceduto direttamente alle nomine dei Commissari chiamati a guidare il Parco del Vesuvio e il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, rispettivamente il Forzaitalico Raffaele De Luca e il Fratello d’Italia Marcello Feola, il secondo esponente di lungo corso del centro-destra salernitano e già assessore provinciale durante la presidenza di Edmondo Cirielli a Palazzo Sant’Agostino.
Per Giovanni Fortunato la delusione è stata così grande da assumere la decisione di lasciare Fratelli d’Italia per approdare ad altri lidi. Ma procediamo con ordine perché i fatti vanno spiegati cronologicamente a partire dalla reazione del Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, entrato a gamba tesa contro Pichetto Fratin. Ritenendo “arbitrarie” le nomine in quanto il ministro non aveva indicato le terne di nomi sulle quali la Regione deve esprimersi, si rivolge al TAR per chiedere l’annullamento delle nomine.
Con due provvedimenti adottati d’urgenza, il Tar Campania ha accertato l’illegittimità delle nomine dei commissari straordinari effettuate senza l’attivazione dell’intesa con la Regione e ordinato al Ministro di sottoporre una terna di nominativi, come prevede la legge, in tempo utile a consentire al Presidente della Regione di esprimere l’intesa entro il 22 febbraio 2023 sulla nomina non dei Commissari ma degli organi ordinari dei due Enti Parco (Cilento e Vesuvio). Il Ministro ha proceduto ad indicare le due terne che molti osservatori politici ritengono il frutto di una rigorosa applicazione del celeberrimo Manuale Cencelli di democristiana memoria. Il Ministro ha indicato per il Parco del Vesuvio Mario Angelino, Anna Aurelio e Raffaele De Luca (quest’ultimo da lui nominato Commissario) mentre per il Parco di casa nostra Giuseppe Coccorullo, Luisa Maiuri in aggiunta a Marcello Feola, in precedenza nominato Commissario. A giudizio di numerosi osservatori politici Pichetto Fratin è riuscito a fare meglio del Manuale Cencelli: per il Parco del Vesuvio i tre prescelti sono tutti di Forza Italia mentre quelli del nostro Parco sono tutti targati Fratelli d’Italia. A questo punto Vincenzo De Luca ha indicato Anna Aurelio per il Vesuvio e Giuseppe Coccorullo per il Cilento-Vallo di Diano-Alburni. In pratica, sono i meno noti per cui sono in molti a ritenere che De Luca abbia voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe non indicando i commissari nominati in precedenza da Pichetto Fratin.
La vicenda, però, potrebbe avere ulteriori strascichi perché il Ministro ha annunciato la volontà di ricorrere al Consiglio di Stato per chiedere l’annullamento della decisione del TAR mentre la Regione Campania contestualmente al ricorso al TAR ha presentato un secondo ricorso direttamente alla Corte Costituzionale, appellandosi a due sentenze pronunciate dalla stessa Corte rispettivamente nel 2004 e nel 2016. Sentenze che riguardano proprio le modalità da seguire nelle nomine degli amministratori degli Enti Parco che darebbero torto al ministro.
Torniamo ora ad occuparci della reazione di Giovanni Fortunato di cui abbiamo parlato all’inizio. Il sindaco di Santa Marina-Policastro Bussentino ha convocato la stampa per esprimere pubblicamente il suo dissenso per non essere stato inserito nella terna indicata dal ministro Pichetto Fratin per il nostro Parco e per annunciare la decisione di lasciare i Fratelli d’Italia. Peraltro, ha aggiunto, “alle ultime elezioni politiche, io uomo del Sud ho votato disciplinatamente il candidato della Lega Nord pur non condividendo nulla del partito di Salvini”.
Fortunato ritiene di essere stato tradito e umiliato da Fratelli d’Italia e con lui sarebbe stato tradito il territorio che egli rappresenta da anni. Questo perché (riportiamo fedelmente) che “nel corso di un’assemblea pubblica nel Golfo di Policastro il leader provinciale di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli, disse che il territorio sarebbe stato valorizzato tramite la mia figura. Tutto era tranquillo fino ad un mese fa quando è iniziata (parole testuali) la tarantella che si è conclusa con la mia esclusione”.
In pratica con il terzo “niet” ricevuto dopo le mancate candidature al Parlamento e alla Regione Fortunato lascia capire che è stato messo alla porta. A conclusione dell’incontro con la stampa Fortunato ci ha tenuto ad evidenziare: “Lascio Fratelli d’Italia nel quale ha militato fin da quando era al 3 per cento ora che il partito è ai massimi storici”. Continuerà a fare politica ma non ha indicato il lido di approdo. Non più Fratello d’Italia ma, comunque, figlio e fratello del Golfo di Policastro. I partiti, è noto, hanno porte girevoli per cui, mentre Fortunato sbatteva la porta nel Golfo di Policastro, una nuova porta si apriva a Sala Consilina per l’assessore comunale Michele Galiano, nominato coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia.
A conclusione dell’incontro con la stampa Fortunato ha annunciato la decisione di lasciare il partito di Giorgia Meloni e Edmondo Cirielli, “il partito nel quale -ha dichiarato- ho militato fin da quando è nato ed era al 3per cento. Lascio quando il partito è ai massimi storici”. Giovanni Fortunato continuerà a fare politica per il territorio ma non ha indicato il lido sul quale approderà. Quindi, non più Fratello d’Italia ma, comunque, figlio e fratello del Golfo di Policastro.
Se la decisione di Fortunato è il fatto politico di maggiore rilievo di questi giorni c’è da dire che nel centrodestra non sono mancati altri mal di pancia. Il sindaco di Roscigno, Pino Palmieri, storico esponente della destra ha parlato di “baronato”. Dissenso è stato espresso anche da Simone Valiante il cui nome pure era circolato nei mesi scorsi. Più articolato il discorso dell’ex sindaco di Castellabate, Costabile Spinelli: “Quello che doveva essere un confronto istituzionale è diventato uno scontro che ha interessato anche le aule di giustizia riducendo l’Ente Parco ad un campo di battaglia nel quale misurarsi in una prova muscolare assurda…Abbiamo assistito ad una partita dove non ci sono vincitori ma un solo sconfitto che è il territorio”. Un territorio che raramente ha avuto voce in capitolo e che ancora una volta è stato terreno di conquista e al centro di decisioni calate dall’alto. Parafrasando l’Humphrey Bobart del celeberrimo film di Orson Welles, “Quarto potere”, non ci resta che commentare con profonda amarezza: “E’ la politica, bellezza! La politica! E tu non ci puoi far niente! Niente!”.