Importante riconoscimento Pasquale Chirichella. Il presidente dell’Associazione Internazionale Joe Petrosino è stato destinatario della “Menzione Speciale del Premio Nazionale Lea Garofalo”. La cerimonia di consegna del premio, giunto alla IV edizione, si è svolta nei giorni scorsi a Cremona.

Questa la motivazione del riconoscimento: “A Pasquale Chirichella, presidente dell’Associazione Internazionale Joe Petrosino ETS, per il suo instancabile impegno nella diffusione della cultura della legalità e nella valorizzazione della memoria storica di uno dei più grandi simboli della lotta alle mafie: Joe Petrosino. Con passione e rigore, Chirichella ha trasformato un’eredità storica in un progetto culturale e civile di respiro internazionale, capace di unire le due sponde dell’Atlantico nel nome della giustizia, della verità e del coraggio. Sotto la sua guida, l’Associazione Petrosino è diventata un punto di riferimento per scuole, istituzioni e cittadini. Per la costanza del suo impegno, per la dedizione nel difendere i valori della legalità e per aver saputo trasformare la figura di Joe Petrosino in un simbolo contemporaneo di etica pubblica e responsabilità civile, Pasquale Chirichella riceve la Menzione Speciale del Premio Nazionale Lea Garofalo”.

Legittima la soddisfazione del presidente Chirichella il quale, nel ringraziare gli organizzatori per il ci ha tenuto a precisare che “questa menzione speciale il Riconoscimento va esteso a tutta l’Associazione che da anni, nel nome di Joe Petrosino, si batte per la legalità non solo in Iatlia ma anche negli Stati Uniti dove il poliziotto di Padula ha lasciato un ricordo indelebile per ilo suoi sacrificio e per il suo impegno contro la mafia”.
La terribile vicenda di Lea Garofalo, la donna calabrese scomparsa a soli 35 anni il 24 novembre 2009, è diventata un film drammatico diretto da Giorgio Treves e scritto da Heidrun Schleff (“Il Caimano”, “La stanza del figlio”). Il film, dal titolo “Lea” ripercorre tutta l’oscura vicenda iniziata nel 2009, quando la donna sparì senza lasciare alcuna traccia e solo un anno più tardi le indagini rivelarono che era stata rapita e massacrata dall’ex-compagno Carlo Cosco e dei suoi familiari. Denise, la figlia di Lea, denunciò e testimoniò contro il padre, gli zii e i loro complici, facendoli condannare all’ergastolo. Oggi Denise vive in regime di protezione, proprio come la madre che osò sfidare la ‘ndrangheta per dare proprio a sua figlia la possibilità di vivere una vita onesta, anche a costo della vita. Solo più tardi Carlo Cosco, che aveva sempre respinto tutte le accuse di rapimento e omicidio della moglie, si dichiarerà colpevole davanti alla Corte d’assise d’appello di Milano, mentre sua figlia lo ascoltava dall’aula accanto.


