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Frassati Santo: in Piazza San Pietro anche la “cordata” dei Sentieri Frassati

Di Antonello Sica

Grande emozione domenica 7 settembre in Piazza San Pietro per la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, che la Provvidenza ha voluto unite e officiate dal nuovo Papa (le date erano state inizialmente “messe a calendario” per il Giubileo rispettivamente dei giovani e degli adolescenti quando era ancora in vita papa Francesco). E invece eccoci qui con Papa Leone XIV davanti ad oltre settantamila persone, con moltissimi giovani certamente, ma non solo, perché il sentiero delle testimonianze di vita di questi due santi ha attraversato, vagamente “a staffetta”, per un intero secolo le vite di più d’una generazione (Frassati morì esattamente cento anni fa) ispirando variamente chi ha avuto modo di intercettarne i “segnavia”.

Tra questi anche noi, che nel seguire particolarmente Pier Giorgio fin dall’anno della sua beatificazione (1990) fummo da lui ispirati perché gli venisse dedicato un sentiero di particolare interesse naturalistico, storico e religioso in ogni Regione e Provincia autonoma d’Italia; e poi, chissà, magari ne vedremo, pian piano, anche uno per ogni Nazione del mondo. Un “lungo sogno di visionari” – come lo ha definito Pamela Lainati sul numero di maggio de La Rivista del Club Alpino Italiano – cominciato a farsi realtà in Campania, a Sala Consilina, il 23 giugno del 1996 e completatosi per l’Italia nel 2012 in Alto Adige, a Chiusa.

Un aggiornato sito web (www.sentierifrassati.org) e vari libri (lì stesso indicati, insieme con importanti documenti video) li raccontano sotto ogni aspetto e val la pena affacciarvisi. Ma oggi l’affaccio è tutto dal sagrato della basilica vaticana, dove con Angela mia moglie, con Stefano Vezzoso – Presidente Centrale della Giovane Montagna – e i fratelli Valle a nome della Sezione GM di Torino di cui Pier Giorgio fu attivissimo socio, rappresentiamo una lunga e ricca “cordata” di uomini e donne di buona volontà che hanno reso possibile la realizzazione di questo sogno, grazie anche al Club Alpino Italiano (principalmente!), all’Azione Cattolica Italiana e alla FUCI (di cui tutte Pier Giorgio fu socio), nonché agli scout dell’AGESCI, ai quali si sono quest’anno uniti anche gli Scout d’Europa FSE, che in ben 1.800 hanno fatto esperienza su vari “Sentieri Frassati” (18 dei 22) qualche giorno prima o dopo del Giubileo dei giovani. Una santità, quella di Pier Giorgio Frassati, riconosciuta con pienezza canonica, “solo” (dategli voi il senso del poco o del tanto, a seconda di come la vediate) a cent’anni dalla morte e a trentacinque dalla beatificazione, ma che a molti fu chiara ben presto e sempre di più man mano che se ne conobbero – specialmente grazie ai libri scritti o curati dalla sorella Luciana – le chiare e inequivocabili linee di vita.

ANTONELLO SICA

Se, dunque, si volesse parlare di “scoperta” di santità, essa data a tempi che vanno all’indietro veramente di tanti decenni. E così, per questo rito di canonizzazione – quasi a sottolineare appunto una santità già massimamente diffusa e sentita nel mondo – la prima annotazione è che non c’è la rituale “scopertura” degli stendardi coi volti dei “novelli” santi; volti che sono lì in bella mostra sulla facciata della basilica vaticana già da qualche giorno. Meno male, aggiungo io, che così riesco a dominare le emozioni, che al solo pensiero della possibile scena mi hanno fatto tutto “vibrare” nella lunga vigilia. Con noi sul sagrato, a poca distanza, c’è anche una folta delegazione ufficiale dei vertici del Club Alpino Italiano, guidata dal Past President Generale Umberto Martini e da Manlio Pellizon e Laura Colombo, Vicepresidenti Generali. Appena appena più in basso, ma molto vicina a noi, c’è una nutrita rappresentanza di amici della rete dei “Sentieri Frassati”, delle Sezioni CAI di Salerno e Colleferro e, numerosissimi, delle Sezioni della GM di Genova, Ivrea, Milano, Roma, Torino, Verona, nonché di quella “sovra territoriale” intitolata proprio a “Pier Giorgio Frassati”.

ANTONELLO E ANGELA SICA CON STEFANO VEZZOSO, PRESIDENTE CENTRALE DELLA GIOVANE MONTAGNA

Tutti si aspettano che il Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi – il cardinale Marcello Semeraro – o lo stesso papa Leone nell’omelia, facciano menzione di questa duplice appartenenza alpinistica (CAI e GM) di Pier Giorgio… ma restano delusi e paiono raccogliere solo come una magra consolazione la chiara menzione che se ne fa nella biografia pubblicata nel libretto ufficiale del “Rito di Canonizzazione”. Ma all’attento ascoltatore non sfugge la presenza, nella liturgia della Parola, di due termini particolarmente cari a noi che andiamo in montagna: “sentieri” e “rifugio”. La prima lettura (dal libro della Sapienza) ci ricorda, infatti, che “i sentieri di chi è sulla terra” vengono raddrizzati solo grazie al dono della sapienza, che giunge all’uomo attraverso l’invio del santo spirito da parte del Signore. E così mi si rinnova la convinzione – più volte espressa – che anche questa “ispirazione” dei “Sentieri Frassati” deve essere letta come un grande dono del Signore, per intercessione di Pier Giorgio, per imparare ad incontrarlo nel Creato, nell’alto e nell’altro, così come già fu per lo stesso Frassati con l’andar per monti. Non è, dunque, un fine la montagna, ma un mezzo – grazie alla sua triplice dimensione esperienzialmente fisica, educativa e spirituale – per ritornare ancor più robusti e attenti cittadini a valle, gioiosi e grati per i talenti gratuitamente ricevuti e gratuitamente da mettere al servizio del proprio contesto familiare, amicale e sociale. Chiamati, anche così, tutti alla santità, qual è allora il vero “rifugio” in questo nostro andare per i “sentieri della vita”? Col Salmo responsoriale veniamo invitati a rispondere, ripetendo: «Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione». Mi pare, allora, di risentire il mio compagno di strada Pier Giorgio, che il 15 gennaio del 1925 così scriveva all’amico Isidoro Bonini: «Da te non farai nulla, ma se Dio avrai per centro di ogni tua azione allora sì arriverai fino alla fine». Questi e tanti altri intimi pensieri e ricordi mi accompagnano nelle due intere ore del rito liturgico, cui segue la gioiosa distensione dell’incontro sul sagrato e all’ingresso della basilica con tanti degli amici incrociati lungo questo cammino di sette lustri, dalla beatificazione alla canonizzazione. E poi ci sono loro, i nipoti di san Pier Giorgio Frassati, figli di sua sorella Luciana. Wanda Gawronski – che ha portato all’altare la teca con la reliquia dello zio – vicina fin dalla prima ora al progetto dei “Sentieri Frassati” prendendo parte alla presentazione del mio libro, Il “Sentiero Frassati della Campania”, il 1° giugno del 1996 nell’Episcopio di Teggiano; e poi Giovanna, Maria Grazia e Jas Gawronski (anche lui venuto nel Vallo di Diano qualche anno dopo). Con loro, presenti a tantissime nostre inaugurazioni ed eventi, il saluto più caro e compunto, nel caro ricordo di Nella, la loro sorella maggiore, da pochi giorni scomparsa ma ancora e sempre vivissima in tutti noi che la ricordiamo indomita e ardimentosa camminatrice, come ebbe più volte modo di mostrarci proprio sui nostri cari “Sentieri Frassati”.

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