Di Giuseppe Geppino D’Amico
Un antico e stimato professore ai tempi del Liceo (parliamo di oltre 50 anni fa) sosteneva un concetto all’epoca particolarmente in voga: “Piccolo è bello”. E questo valeva anche per la politica che, sempre all’epoca, assicurava al territorio servizi che nel corso degli anni si sono volatilizzati. Oggi, però, “Piccolo non è più bello”: scuole accorpate; uffici accentrati, tribunali soppressi e trasferiti fuori regione; Forze dell’Ordine sottorganico, ospedali ridimensionati con reparti chiusi o nella migliore delle ipotesi accorpati. Ora in Campania a rischio chiusura sono i Punti nascita degli ospedali di Polla, Sapri, Sessa Aurunca e Piedimonte Matese perché il numero dei parti in un anno è inferiore ai 500 previsti dalla norme nazionali. E la politica? Fa quello che sa fare meglio: attribuire ai competitors la responsabilità del maltolto. Tradotto in proverbio: “Gli asini si scontrano, i barili si rompono”.
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Della chiusura dei Punti nascita degli Ospedali di Polla, Sapri e Vallo della Lucania si parla ormai da qualche anno e sono stati tenuti aperti grazie ad alcune deroghe richieste dalla Regione e concesse dal Ministero della Salute. Ora la situazione sembra essere di nuovo cambiata: il punto nascita di Vallo della Lucania, pur registrando un numero di parti inferiori a 500 (nel 2024 sono stati 233) rimane aperto perché il territorio è considerato “zona svantaggiata”. Sapri (con 191 parti nel 2024) e Polla (con 366 parti nello stesso anno 2024, quindi 133 più di Vallo), dovrebbero chiudere perché il Golfo di Policastro e il Vallo di Diano non sono considerati “zone svantaggiate” ma si troverebbero nell’Eden. In caso chiusura dei due Punti nascita le partorienti del Golfo di Policastro dovrebbero dire al nascituro “Aspetta a nascere la mamma deve correre all’ospedale di Vallo della Lucania, aperto perché situato in zona svantaggiata”. Stesso destino per le partorienti del Vallo di Diano: in caso di chiusura del Punto nascite di Polla dovranno correre verso Battipaglia che da Casalbuono dista quasi cento chilometri.
Ma siamo sicuri che andrà proprio così? Probabilmente no. Sono in molti a ritenere che sarà sempre più alto il numero delle donne che dal Golfo di Policastro e dal Vallo di Diano, invece di “correre” verso Vallo della Lucania o Battipaglia troveranno più agevole raggiungere Lagonegro che è fuori regione. Il risultato? Aumenterà la spesa della migrazione sanitaria passiva per la Regione Campania a dimostrazione che a volte il risparmio è un cattivo guadagno. Intanto, Centrodestra e Centrosinistra, invece di lavorare in modo unitario per trovare una soluzione, non trovano di meglio che addebitare ai competitors la responsabilità della eventuale chiusura dei Punti nascita.
Ma c’è un altro interrogativo: siamo sicuri che, come sostengono alcuni personaggi interessati alla chiusura di Sapri e Polla, nascere in questi due ospedali sarebbe pericoloso? Gli addetti ai lavori sostengono di no perché i Punti nascita di Polla e Sapri presentano elevati standard di qualità.
Cosa c’è da aspettarsi? Durante la recente visita all’’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania il Governatore Vincenzo De Luca ha ribadito ancora una volta la difficoltà della situazione, sottolineando come la decisione finale spetti al Ministero della Salute. Parlando dei punti nascita in pericolo De Luca ha fatto i nomi di Sapri, Sessa Aurunca e Piedimonte Matese senza citare Polla. “Stiamo ricevendo -ha precisato- corrispondenze dal Ministero che ci impongono la chiusura di tre punti nascita, tra cui Sapri. Abbiamo resistito per tre anni ma l’ultima lettera è stata chiara: “O chiudete o blocchiamo i fondi”. Abbiamo provato a salvarlo aggregandolo a Vallo della Lucania ma non è stato possibile. Lo abbiamo comunicato per tempo ai sindaci interessati per evitare che partano proteste basate su informazioni distorte. L’interlocutore non è la Regione ma il Ministero”.
Nel Golfo di Policastro il Comitato per la difesa del Punto nascite dell’Ospedale di Sapri non intende restare a guardare e promette battaglia con azioni di protesta e sensibilizzazione che saranno messe in campo nei prossimi giorni. Sul piede di guerra anche le organizzazioni sindacali che ritengono la chiusura del punto nascita di Sapri è una scelta che penalizza il territorio e le famiglie.
Qualcosa si muove anche nel Vallo di Diano dove, in mancanza di una decisione ufficiale, la chiusura del Punto nascite del “Luigi Curto” non è scongiurata. A prendere posizione nei giorni scorsi è stata la Consulta delle donne amministratrici del Vallo di Diano e del Tanagro con un documento, approvato all’unanimità, che è stato inviato al presidente della Regione, all’assessore alla sanità, ai consiglieri regionali di entrambi gli schieramenti, al Parco del Cilento-Vallo di Diano-Alburni e alle autorità provinciali e territoriali. Per la Consulta “il Punto nascita” non è solo un luogo dove si viene al mondo, ma anche un centro di supporto e assistenza durante i momenti più delicati della vita di ogni donna e del nucleo essenziale di ogni comunità: la famiglia. La sua presenza garantisce un’assistenza immediata e di qualità alle donne in gravidanza, alle mamme e ai bambini, offrendo loro una rete di cure professionali che risponde appieno ad ogni esigenza, grazie alla elevata professionalità, competenza e sicurezza del personale medico e infermieristico che opera nella nostra struttura ospedaliera. La qualità dell’assistenza, la sicurezza nelle cure e l’attenzione fornita sono parametri fondamentali che hanno sempre assicurato la serenità delle madri e dei neonati. Il mantenimento del “Punto Nascite” è un forte segnale di vitalità che non può sottovalutarsi in un’ottica di sviluppo del Nostro Territorio. La Consulta delle Amministratrici del Vallo di Diano, Tanagro ed Alburni, con forza sollecita “un tempestivo e mirato intervento volto al mantenimento in deroga del detto Punto Nascite. E’ l’unico modo per dimostrare che la tutela della salute ed il benessere dei cittadini”.
I prossimi giorni saranno decisivi in quanto il 12 aprile ci sarà un incontro a Roma presso il Ministero della Salute al quale la Regione Campania chiederà di uscire dal Piano di rientro che da anni è una spada di Damocle sulla Regione bloccando la spesa sanitaria e i concorsi per il turn over del personale sanitario. Due gli esiti possibili: o si va verso la chiusura oppure si apre uno spiraglio per una possibile deroga. Naturalmente, i parlamentari di Centrodestra sostengono che la colpa è della Regione. Comunque, sia il neo sottosegretario sen. Iannone che l’on. Pierro si sono detti pronti a recarsi a Roma insieme al Comitato di lotta del Golfo di Policastro per discutere del problema in sede ministeriale. Potrebbe essere la via più giusta da percorrere perché, se è vero che la disposizione che impone la chiusura dei punti nascita, ancorché non decisa dal Governo in carica ma da un governo precedente, è altrettanto vero che tale decisione può essere rimossa solo dallo stesso organismo nazionale che l’ha decisa in passato. Quindi, deroga o non deroga, la decisione finale spetta al Governo. Speriamo di conoscerla in tempi brevi. Lo stillicidio non fa bene a nessuno.