È stato presentato nella Chiesa di Santa Caterina a Caggiano la nuova edizione del calendario “Un anno a Caggiano, 2023”, stampato dalla Tipografia Carucci. L’iniziativa, voluta dal parroco don Angelo Adesso, si avvale anche quest’anno del patrocinio del Comune di Caggiano e dell’Ufficio Cultura e Arte della Diocesi di Salerno.
Dopo il saluto del parroco e del vice sindaco Pasquale Lamattina sono intervenuti il presidente della Comunità Montana Tanagro, Giovanni Caggiano; il curatore del progetto grafico, Giuseppe Carucci, il giornalista Giuseppe D’Amico e don Battista Marello nella duplice veste di artista e Direttore del Museo Diocesano di Caserta. Il calendario contiene foto di numerose opere d’arte tra le quali si segnalano nove tele realizzate nella seconda metà del ‘700 dal pittore pollese Nicola Peccheneda.
Di Geppino Giuseppe D’Amico
Nato a Polla nel 1725, Nicola Peccheneda, insieme al fratello Francesco, si trasferì a Napoli. Francesco si laureò in Giurisprudenza, Nicola si diede alla pittura e si formò probabilmente nella bottega di Francesco De Mura per poi fare ritorno a Polla dove trovò maggiori occasioni di commissioni e quindi maggiori possibilità per esprimersi.
In particolare, a Caggiano vi sono almeno diciassette opere del Peccheneda: nove in Santa Maria dei Greci; sei in Santa Caterina; e due nella Chiesa Madre di San Salvatore. Altre opere, molte firmate o comunque a lui attribuite, si trovano a Polla, a Buccino (qui il padre del pittore Carlo, muratore molto noto, aveva costruito per la nobile famiglia dei principi Caracciolo il casale di caccia in contrada Eliceto), ad Altavilla Silentina, Atena Lucana, Giffoni Valle Piana, Marcianise, Padula Petina, Romagnano al Monte, Sassano, Sant’Arsenio, Teggiano e Vibonati in Campania; Brienza, Brindisi di Montagna, Cirigliano, Maratea, Marsico Nuovo e Melfi in Basilicata.
Realizzò anche singole pale d’altare e vasti cicli pittorici che decoravano intere chiese come nel caso di Caggiano, di Santa Maria Maggiore in Sant’Arsenio, della Cattedrale di Melfi e della chiesa dell’Annunziata a Marcianise. Un “corpus” di opere davvero notevole quello di Nicola Peccheneda, ma a giudizio di Nadia Parlante, autrice di una interessante monografia dedicata all’artista, non può considerarsi definitivo in quanto, di anno in anno, si arricchisce di nuove scoperte autografe, come le splendide Nozze di Cana e La Piscina Probatica, rintracciate in una collezione privata fiorentina. I primi studi sull’artista e la sua bottega, effettuati da Vittorio Bracco e Antonella Cucciniello, sono stati favoriti dalla riscoperta e dalla necessità di catalogare l’immenso patrimonio artistico danneggiato dal sisma del 1980 e trasferito in Certosa dove fu allestita una vera e propria scuola di restauro.
Sempre per quanto riguarda il Peccheneda i notevoli apporti documentari degli ultimi venti anni, grazie alle ricerche effettuate da Nadia Parlante, hanno consentito di tracciare un profilo meno incerto della sua attività artistica e quella della fiorente impresa edile familiare, che tuttavia andrà ulteriormente indagata, soprattutto per quanto riguarda il periodo della formazione napoletana, ancora piuttosto lacunoso di informazioni. Il pittore, che si era formato nell’ambito della cultura raffinata della capitale del Regno, allora all’apice di una stagione artistica senza precedenti, pur avendo la possibilità di inserirsi nell’entourage della corte napoletana, scelse la periferia come luogo di vita e di lavoro, riuscendo ad “importare” i fortunati modelli napoletani di matrice solimenesco-demuriana, innestandoli in un linguaggio personale e distintivo, senza mai perdere il senso di una coerenza stilistica che rimane sostanzialmente fedele a se stessa.
Come evidenziato all’inizio, nella capitale del Regno di Napoli Nicola Peccheneda si era trasferito insieme al fratello Francesco, esperto giureconsulto che non tarderà ad inserirsi negli ambienti della corte borbonisa, stimato dallo stesso sovrano tanto da essere promosso, anni dopo, all’ambita carica di segretario della Real Camera di Santa Chiara. Mastro Carlo “fabricatore”, il padre di entrambi, aveva messo su un’impresa edile di tutto rispetto che l’arte di Nicola, una volta rientrato al paese, avrebbe impreziosito con il suo operato. E così fu. Una famiglia, quella dei Peccheneda di Polla, di “mastri” muratori, artigiani sapienti e operosi che in maniera capillare, ha lavorato sinergicamente tra Basilicata e Campania, supportata dal talento di Nicola, che nelle chiese realizzate dall’impresa paterna e in molte altre, ha lasciato dipinti e ampi cicli pittorici distintivi per originalità e fattura. Un’ultima curiosità: Nicola Peccheneda fu anche sindaco di Polla. Eletto nel 1798 si dimise alla vigilia della nascita della Repubblica Napoletana.
Sarebbe bello che si pubblicasse una biografia del pittore aggiornata dopo tutti queste ricerche completa di tutti i suoi reperti pittorici