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Homero Manzi, il poeta della nostalgia: Pollese per cognome, argentino per nascita e cultura

By Giuseppe Geppino D’Amico

Tra i più importanti esponenti del mondo artistico-culturale del ‘900 argentino un posto di rilievo spetta a Homero Manzi, uno dei più celebrati e famosi autori di tango.  Homero Nicolas Manzione, questo il suo vero nome, nacque in Argentina nel 1907. Il nonno, Francesco Paolo, era nato a Polla ma agli inizi del 1860 si rifugiò in America del Sud Argentina unitamente al fratello Vincenzo per sfuggire alla polizia borbonica. La meta dei due giovani fu l’America Latina, terra che in quel periodo accoglieva l’alluvione migratorio del XIX secolo.

Vincenzo decise di stabilirsi in Uruguay, Francesco Paolo scelse l’Argentina dove nel 1870 contrae matrimonio per procura con Antonia Marmo, che lo raggiunge a Buenos Aires. La loro unione sarà allietata da 7 figli, tra cui Luigi che sarà il padre di Homero Manzi. Luigi Manzione, argentino di prima generazione, con la moglie Angela Prestera, di origine genovese, vende le proprietà a Buenos Aires e si trasferisce ad Añatuya, in provincia di Santiago del Estero, nella regione settentrionale del paese dove si dedicano alla coltivazione del mais e del cotone, anche grazie all’aiuto di parenti di Angela, che sono grandi proprietari terrieri del luogo.

Luigi Manzione e Angela Prestera mettono alla luce 8 figli. Il 1° novembre del 1907 nasce Homero Nicolás che in età scolare, raggiunge i fratelli maggiori a Buenos Aires per frequentare la scuola.

La scelta della nuova residenza non è casuale: i genitori scelgono Boedo, il quartiere di Buenos Aires dove si erano già stabiliti molti immigrati pollesi. Proprio sui banchi di scuola Homero inizia a scrivere i primi versi. Nel 1925 scrive il suo primo testo “Viejo Ciego”, tango che racconta l’addio di un anziano musicista ambulante. Questo tango non solo preannuncia le note nostalgiche che saranno presenti in tutta la produzione di Manzi, ma soprattutto apporta cambiamenti al genere. “Viejo Ciego” porta un’elevazione spirituale del popolo e per la prima volta si penetra nella vita reale dei barrios di Buenos Aires. Il percorso letterario di Manzi nel tango culmina in “Malena” (1941) che segna una vera e propria svolta: se nel tango ci si esprimeva in un modo tutt’altro che poetico, a partire da “Malena” Manzi trasforma il tango in poesia continuando però ad usare un linguaggio semplice ed elementi della realtà quotidiana, in quanto il suo obiettivo era comunicare con il popolo, con la classe proletaria emergente, costituita in gran parte da immigrati.

La decade del ’40 è il periodo più fecondo dell’attività poetica di Manzi: rinnova i testi di tango sostituendo gli amori drammatici con l’evocazione personale dei barrios e della loro quotidianità. È il poeta dell’evocazione, il suo tema costante è la nostalgia per ciò che è irrecuperabile; attraversando il passato con la memoria, canta una Buenos Aires che non esiste più, distrutta ormai dalla modernità. Egli ricerca nel ricordo il vecchio barrio, gli amici, la donna amata. Questa poetica “del ricordo” culmina nei tanghi “Barrio de tango” (1942) e “Sur” (1947). Musicato da Hanibal Troilo, “Sur” rimane probabilmente il capolavoro del genere e riassume il sentire più profondo della nostalgia poetica trasferita al tango, ritenuto un ballo nostalgico.

Ma Homero Manzi non è solo il poeta che meglio ha descritto la periferia di Buenos Aires; è anche un uomo che partecipa attivamente alla vita sociale e politica del suo tempo. L’inizio della sua militanza politica coincide con la sua iscrizione alla facoltà di giurisprudenza: entra a far parte della FUBA (Federazione Universitaria di Buenos Aires), composta dagli studenti figli di immigrati che vogliono difendersi dai conservatori che non li accettano all’interno dell’università. Homero stesso viene discriminato per il cognome italiano: il Preside della Facoltà, infatti, più volte evidenzia con disprezzo che vi sono troppi “one-ini-ano” all’interno dell’università, riferendosi alle terminazioni dei cognomi italiani. Forse è questo il monito per cui decide di cambiarlo in Manzi.

Alle elezioni del 1928 Homero Manzi contribuisce alla vittoria di Hipólito Yrigoyen, leader dell’Unione Civica Radicale e delle masse figlie del flusso migratorio. Ma il colpo di stato del generale Uriburu, nel 1930, pone fine alla democrazia e Homero inizia la sua lotta contro il regime oligarchico della Decade infame: viene espulso dall’università e incarcerato. Ciononostante, non abbandona le sue idee politiche; anzi, nel 1935 è tra i fondatori di Forja (Forza di orientamento radicale della giovane Argentina) con lo scopo di opporsi al regime oligarchico e a quella parte del partito radicale che ormai era divenuta complice dell’operato di chi governava il Paese.

In effetti, il governo aveva messo nelle mani inglesi tutti i beni dell’Argentina che si trovava di fatto ad essere una colonia dell’Impero britannico, ma nessuno ne parlava. Forja diviene, di fatto, l’unica voce di opposizione che vuole mostrare al popolo la reale situazione del Paese. Homero si batte così per l’indipendenza dell’Argentina e per i diritti della classe proletaria, costituita dagli immigrati che rappresentano ormai gran parte della popolazione di Buenos Aires. Per questo motivo Homero si trova ad appoggiare nel ’46 il nuovo Presidente della Repubblica, Juan Domingo Perón, il quale con il suo programma populistico, nazionalistico e modernizzatore, mostra di avere gli stessi obiettivi di Forja.

Amico personale di Evita Duarte, Homero appoggia Perón e per questo viene cacciato dall’UCR. Ancora una volta mostra il suo spirito battagliero con un discorso pronunciato per radio, nel corso del quale afferma: “la politica non è un torneo sportivo, dove si scende in campo per sconfiggere l’avversario. Quando in politica l’avversario può realizzare gli stessi principi a cui noi aspiriamo, non si deve far altro che assecondare la loro realizzazione”. Homero Manzi muore in ancor giovane età, nel 1951.

La sua casa è stata dichiarata monumento nazionale. Nel 2009 il regista Eduardo Spagnuolo ha girato un film sulla vita del poeta dal titolo “Homero Manzi, un poeta en la tormenta” che nel 2011 ha partecipato alla XXVI edizione del Festival del Cinema Latino-Americano di Trieste (Sez. Cinema e Letteratura) ottenendo una menzione speciale. Questa la motivazione: “Per la contestualizzazione politica e sociale della storia, per la narrazione in prima persona del protagonista e per la presenza del suo lavoro, poesia e narrativa, durante tutto il film. Infine per la dinamicità della narrazione e la capacità di ricostruire anche la storia dell’Argentina”.

Anche il figlio di Homero Manzi, Acho, è stato un personaggio di spicco della cultura e della musica in Argentina. Ha dedicato la sua vita ed ogni sua energia per far conoscere nel mondo l’opera del padre. Il 16 ottobre 2007, per iniziativa di Helda Stabile e Giovanni Cafaro, fondatori della “Casa di Polla” a Buenos Aires, il comune di Polla conferì ad Acho Manzi la cittadinanza onoraria.

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